Il mio lungo coming out di giovane gay
Testimonianza di Brice pubblicata sul sito dell’associazione CONTACT (Francia), liberamente tradotta da Carole Oulato
Per quanto possa andare indietro con la mia mente ricordo di essere stato attratto, da sempre, dagli uomini. Ho avuto questa presa di coscienza in quarta elementare, quindi verso i 9-10 anni. Nonostante sentissi la mia “diversità” dagli altri ragazzi, sono cresciuto con questa consapevolezza, senza condividerla con nessuno.
Mi sono costruito da solo, naturalmente, nel corso del tempo.
Durante l’adolescenza ho cercato di fare come tutti gli altri ragazzi della mia età. Sono uscito con delle ragazze della mia età. Ho avuto una relazione con una ragazza; una ragazza che apprezzavo tra tutte le altre. Ma è stato come se volessi da un lato confortarmi della mia omosessualità, poiché, nonostante mi trovassi bene con lei, non avevo alcuna voglia di una relazione più seria. E, dall’altra parte, era come se volessi confondere i miei genitori, poiché non ero pronto a parlarne con loro. Dopo questo piccolo tentativo di “conformarmi”, ho nascosto alla mia cerchia di amici le prime relazioni sessuali, ed in seguito le prime relazioni amorose con altri uomini.
Ma se mentire o non dire niente mi è sempre stato possibile, condurre una doppia vita di fronte ai miei cari mi pareva una situazione molto disagevole, con tutte le conseguenze psichiche che ciò avrebbe rischiato di creare.
Mi sono quindi fissato un obiettivo: quello di non farmi passare accanto una storia d’amore, e quando questa si fosse presentata, di fare il mio coming out, per non vivere per sempre nascosto, probabilmente anche perché fare coming out quando si è in coppia infonde forza e una motivazione supplementare.
È stato quindi in coppia, a 22 anni, che ho fatto il mio primo coming out. Mi sono confidato per la prima volta con una amica, assai maldestramente, e con un certo imbarazzo in entrambi. È in quel momento preciso che mi sono detto, «ci siamo, ormai la palla è stata lanciata, non posso più tornare indietro…», e allo stesso tempo mi sono sentito sommerso da un senso di liberazione. Non ero più solo a portare questo peso. Sono andato avanti nel mio percorso, e ho continuato a fare coming out con altri amici, che si sono rivelati comprensivi. Ciò mi ha davvero confortato, considerando che avevo investito molte speranze in queste confessioni.
Sempre nella prospettiva di vivere al meglio e quindi apertamente la mia relazione di coppia, ho deciso poi di parlarne ai miei genitori, qualche settimana più tardi, anche perché ormai tutti i miei amici ne erano al corrente, e venendo da una piccola cittadina in cui tutti si conoscono, avevo più o meno paura che mi “rubassero” il mio coming out. Volevo assumerlo pienamente, e farlo da solo.
Ma la voglia non toglie la paura. Penso che rivelare il proprio orientamento sessuale alla propria famiglia dovrebbe essere semplice, poiché si tratta delle persone che ti amano di più, e che dovrebbero comprenderti meglio di tutti… Ma quello che mi ha frenato è stata la paura di distruggere la complicità che avevo, in particolare, con mio padre.
La paura di deluderlo, di mettere fine alle illusioni, la paura di fare del male ai vicini, ai clienti dell’attività che i miei genitori gestivano… Paura di essere semplicemente rifiutato.
È stato durante questo periodo di angoscia che mi sono avvicinato all’associazione CONTACT. Ho partecipato a numerosi Gruppi di Ascolto e di discussione. Lì ho incontrato altri giovani nella mia stessa situazione, ma soprattutto altri genitori, che avevano appena scoperto l’omosessualità dei loro figli.
Questi incontri sono stati per me rivelatori. Se ci ho messo più o meno dodici anni ad accettarmi, avevo appena capito che i miei genitori avrebbero incominciato lo stesso percorso nel momento in cui avrei fatto il mio coming out con loro.
Nel 2005 ho fatto coming out con mio padre, poiché mi sentivo più vicino a lui che a mia madre. Quello che mi sconvolge ancora oggi sono le lacrime. Pur trovandomi in una relazione di coppia felice, e nonostante stessi annunciando una realizzazione personale, è stato con le lacrime che ho annunciato il mio benessere. I miei genitori si sono dunque fatti le stesse domande che tutti gli altri genitori si fanno in questo caso.
La fortuna che ho avuto è stata quello di essere preparato: sono stati in particolare i colloqui che ho avuto presso l’associazione CONTACT che mi hanno permesso di anticipare e di rispondere alle loro preoccupazioni. È stata necessaria una certa dose di pazienza, ci sono state anche alcune discussioni, ma il tutto si è rapidamente assestato.
E alla fine è nata una nuova relazione, più forte, in particolare con mia madre. A questo proposito, posso affermare che ho vissuto il mio coming out come una “rinascita”.
Quando i miei genitori si sono sentiti pronti a parlarne, l’abbiamo detto a tutti i membri della famiglia a seconda delle occasioni, e da allora le mie relazioni sono eccellenti.
Testo originale: Témoignage de Brice – gay