Il mio ministero dalla parte degli ultimi e con le persone LGBT
Articolo di Jessica Fromm pubblicato sul sito del settimanale Metroactive (Stati Uniti) nel novembre 2009, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Sulla prima pagina del bollettino della parrocchia cattolica di santa Giulia Billiart si legge “Tutti sono i benvenuti” e viene spiegato che questa è una comunità di “eterosessuali, gay e lesbiche”. L’ha scritto padre Pedigo, il parroco, ed è una cosa che si legge raramente nei bollettini parrocchiali. A differenza di molti altri preti, padre Pedigo non viene da una famiglia cattolica. Scherzando, ma solo in parte, dice che è per questa ragione che non è afflitto dal tradizionale senso di colpa cattolico. È cresciuto a Pacifica [vicino a San Francisco, n.d.t.], sua madre è una buddhista di origine giapponese, cresciuta nelle piantagioni di canna da zucchero delle Hawaii, e suo padre è un protestante bianco ed ex sindacalista. “Davvero, non ho mai avuto problemi con la vergogna. La mia percezione di Dio è più asiatica: per me, Dio esiste per l’unità e l’amore. È un modo diverso di concepire Dio, il castigo vi ha poco spazio”.
Pur senza provenire da una famiglia cattolica, padre Pedigo fin da bambino desiderava frequentare la Messa: gli piaceva la musica, e gli piacevano le ciambelle che gli offrivano. Alla fine degli anni ‘70, mentre frequentava l’università (studiava musica e teatro all’Università Statale di San Francisco), cominciò a scoprire il suo lato spirituale. Oltre a studiare il clarinetto, cominciò ad essere coinvolto in politica e nelle questioni di giustizia sociale: “Fu in quel momento che iniziai a intravedere un’integrazione tra poesia, musica, spiritualità e attivismo politico. Vedevo tutte queste cose che si mettevano in fila e il punto di riferimento era sempre la Chiesa Cattolica”. Padre Pedigo insiste sul fatto che, attorno ai diciott’anni, la sua vita a San Francisco era come quella di qualsiasi altro giovane: “Uscivo con le ragazze, mi divertivo. Studiavo musica, perciò uscivo con molta gente, alle feste, cose così. Credo che la differenza fosse che, con una parte di me ero uguale agli altri, poi però c’era un’altra parte di me, più introspettiva, ed è la parte che poi ha dominato la mia vita. Quando tutte le persone che mi circondavano cercavano di superare ogni limite e di fare una vita sfrenata, con gli eccessi tipici degli anni ‘70 e ‘80, io facevo proprio il contrario”.
Solo dopo il master in educazione musicale all’Università dell’Indiana padre Pedigo decise di mettersi a studiare seriamente teologia: “Tutti i pezzi cominciavano a mettersi in ordine; la mia vita è stata tutto un integrarsi di molti fili, tutto un tessere verso una trama comune, il cambiamento sociale. Quando mi convertii, mi chiesi: Devo o non devo andare fino in fondo, e farne un lavoro vero e proprio? La risposta fu: Sì, è questo quello che voglio, perché sento che sto facendo la cosa giusta e che mi viene naturale”. Ma quando cominciò a pensare alla conversione al cattolicesimo, dovette presto rendersi conto che le regole liberali della regione di San Francisco, in cui è cresciuto, e il mondo accademico non combaciavano con le norme della gerarchia cattolica.
Padre Pedigo si definisce “un cattivo seminarista”: entrato nel Seminario di San Patrizio di Menlo Park nel 1984, si scontrava di frequente con i suoi superiori; successivamente si è licenziato in sacra teologia all’Istituto Gesuita di Berkeley. “Sono migliore come prete che come seminarista. Non stavo mai zitto e dicevo troppe cose controverse. Ci si aspetta che i seminaristi siano tranquilli e compiacenti, io invece tendevo ad avere le mie opinioni su tutto, e non sempre erano ben accolte. Pensavo: Voglio che sappiano e vedano bene chi stanno per ordinare”. Oltre ad avere problemi in seminario, dovette affrontare l’opposizione della famiglia. Quando finalmente prese la decisione di divenire sacerdote, i suoi genitori in pratica lo diseredarono perché consideravano la Chiesa Cattolica un’istituzione egocentrica: “I miei genitori erano molto scossi. Un loro grande desiderio, soprattutto di mia mamma, era avere dei nipotini, e ora i loro piani erano sconvolti. In uno dei suoi attacchi di rabbia (eravamo seduti a mangiare, con mio papà nella stanza vicina che guardava la TV), mia mamma smise di mangiare, ci guardammo e lei disse: ‘Vuoi dirmi che ti metterai ad ascoltare un uomo che sta a migliaia di chilometri di distanza da qui, e non ascolterai l’uomo che sta nella stanza accanto?’”.
I genitori non erano presenti alla sua ordinazione nel 1991; più tardi, quando padre Pedigo intensificherà il suo attivismo nella sua prima parrocchia, quella dedicata a santa Caterina d’Alessandria a Morgan Hill [poco lontano da San Jose, n.d.t.], cominceranno ad accettare maggiormente la sua scelta. È a Morgan Hill che ricevette la sua prima email di insulti per via del suo impegno per i diritti dei coltivatori.
Testo originale: Gay Catholics Come Out