Il mio percorso di padre cattolico verso l’unione civile gay di mio figlio
Testimonianza di Gaetano, padre cattolico con figlio gay, presentata al Workshop “Il percorso umano e spirituale delle coppie LGBT raccontato da loro e dai loro genitori” tenutosi al Forum dei Cristiani LGBT (6-7 ottobre 2018, Albano Laziale)
Sono Gaetano, ho 76 anni, sono siciliano; questo per indicare la mia formazione storica, sociale, culturale ed omofobica. Il nostro figliolo ha avuto una fanciullezza, una pubertà ed una gioventù nelle quali ha via via manifestato dei segnali ai quali noi genitori non abbiamo voluto dare peso, pensando a situazioni che con l’età si sarebbero inquadrate nella “normalità”.
Il ragazzo va alle medie ed al liceo: non ci sembrava che ci fossero elementi di “particolarità”; era un po’ isolato fino a quando non cominciò a frequentare una associazione salesiana nella quale, a nostro avviso, si era integrato bene.
Arrivata poi la visita militare (proprio in quel periodo vi erano stati dei suicidi di omosessuali “nonnizzati” dagli altri commilitoni), mia moglie ed io veniamo chiamati da un ufficiale medico, il quale ci comunica l’omosessualità del nostro figliolo e ci spinge “a farlo aiutare” (ancora il principio sancito dall’OMS sulla tendenza sessuale era una novità).
Comincia allora un lungo periodo di sedute presso un medico psichiatra, periodo che, purtroppo solo a distanza di anni, ci rendiamo conto essere stato totalmente inutile ed addirittura controproducente e “devastante” per il benessere e la formazione del nostro figliolo.
Un solo pensiero ed una sola convinzione non è mai venuta meno in noi genitori: E’ NOSTRO FIGLIO E AVRA’ DA NOI AFFETTO, COMPRENSIONE E FAMIGLIA.
Arriva la laurea, e subito comincia ad insegnare. E da allora il terrore di un possibile incontro con un allievo di tendenze omosessuali, da cui l’immediata accusa: e’ stato l’insegnante gay a “traviare” l’alunno, perché i genitori e la società non accettano queste situazioni e si deve colpevolizzare qualcuno quando esse si verificano.
Il nostro ragazzo cresce, diventa un uomo, ha le sue esperienze, va all’estero e poi ritorna in Sicilia, ha le sue affermazioni professionali, va a vivere per conto suo, trova un compagno. Adesso sono oltre dodici anni che stanno assieme.
In tutto questo periodo la nostra accettazione, la nostra vicinanza, il nostro affetto, pur avendo in fondo al cuore sempre la sessa domanda: perché proprio a noi??
Si trasferiscono a Parma e noi conosciamo ed entriamo a far parte, pur da lontano, di una comunità di genitori con figli LGBT, che ci fanno stare assieme a loro e che ci fanno stare bene. Arriva la legge Cirinnà ed i ragazzi ci comunicano che vogliono fare l’unione civile. La mia prima affermazione “Io non ci andrò mai. E’ giusto che lo facciano per gli aspetti sociali e civili, ma ci vadano loro”.
Che periodo terribile! Io sempre a dire che doveva essere una cerimonia del tutto privata e riservata, ed invece venire a sapere ogni giorno, tramite mia moglie, prima degli anelli, poi delle partecipazioni, poi degli invitati, poi del ricevimento.
Quanta fatica ha fatto mia moglie, in quel periodo, a portarmi verso la cerimonia. Poi, per me, è stata eccezionale la presenza di mio fratello che viene espressamente a dirmi “non posso lasciarti solo in questo particolare momento”. E vedo in questo quel senso della famiglia che abbiamo sempre cercato di non far mancare al nostro figliolo.
Arriva il 27 maggio 2017, ci sono pure io. E mi accorgo di quanta gente serena che c’è intorno; mio fratello con i suoi figli e le loro famiglie, i miei cognati con le famiglie; quanti amici; e soprattutto quanta gioia, quanta luminosità, quanta festa spensierata e dolcissima, quanta vicinanza, e tanta tanta commozione. E LA LORO FELICITA’.
Cosa è cambiato:
- Per loro certamente avere regolarizzato avanti a tutti il loro stare insieme, la loro convivenza e il loro progetto di vita. Insomma, anche ufficialmente, sono una famiglia.
- Per noi: non lo so! E’ certo che volevamo bene a nostro figlio e ne vogliamo adesso a lui ed al suo compagno perché fa parte integrante della sua vita.
Tanto auguri a tutti voi, a tutti noi e soprattutto ai nostri figli ed a chi sta con loro.