Il mio viaggio di pastore queer per comprendere le mie varie identità
Testimonianza dello studente di teologia Jake Hearen dell’Union Theological Seminary di New York (Stati Uniti) pubblicata dal progetto Queer Faith il 12 marzo 2019, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Sono una persona dall’apparenza maschile e sono sposato con una donna cisgender: riconosco di essere lontano dall’immagine che molti hanno di un pastore queer. Sono fortunato, perché provengo da una cultura e una famiglia che accetta e sostiene l’identità queer: nella mia comunità, la spiritualità non può esistere senza l’accettazione e l’integrazione delle persone queer.
Ma da più di dieci anni vivo lontano dalla mia famiglia e dalla mia cultura, e (anche se non dovrebbe più scioccarmi) continuo ad inorridire di fronte agli atteggiamenti riservati alle persone queer. Comprendere come gestire le mie varie identità nel contesto della società americana è un viaggio molto bello. Fino a poco tempo fa non mi era mai venuto in mente che avrei dovuto riprendere in esame l’identità queer, perché pensavo di averla capita.
Mi sono iscritto all’Union Theological Seminary dopo quasi dieci anni nelle forze armate, e una volta laureato intendo tornarci come cappellano militare. Lo stile di vita militare è sotto molti aspetti precario, simile in questo agli atteggiamenti verso l’identità queer. Per esempio, le singole unità [delle forze armate] possono accettare benissimo le persone queer, ma il Congresso e le alte sfere hanno rilasciato delle dichiarazioni che umiliano i sacrifici e il servizio che abbiamo offerto a noi stessi e agli altri. Riconosco di rimanere vigile di fronte alle molte persone emarginate, ma specialmente di fronte a chi si considera queer.
Testo originale: JAKE HEAREN | M.DIV. STUDENT