Il movimento omosessuale visto da Gianni Geraci: il confronto con il movimento femminista Italiano tra gli anni ’70 e ‘80
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Intervista di Giacomo Vitali a Gianni Geraci del Guado, gruppo di cristiani omosessuali di Milano, quarta parte
Passando al confronto fra movimento omosessuale e femminismo, in Italia fra il ’74 e gli anni 80 nascerà il “pensiero della differenza sessuale” della comunità filosofica “Diotima” di Verona e della libreria delle donne di Milano di Carla Lonzi e Luisa Muraro. Possiamo cogliere analogie socioculturali e storiche con i mutamenti del movimento omosessuale?
Gianni Geraci: Certamente ci sono delle analogie. Se si leggono le opere di autori come Corrado Levi o Mario Mieli ci si accorge che nei primi anni Ottanta ci fu l’elaborazione di pensiero “frocio” corrispettivo del pensiero della differenza femminista.
I gay, però, allora molto più lontani da qualunque tentazione di istituzionalizzare il loro pensiero, privilegiavano gli aspetti dissacranti della contestazione del maschilismo eterosessuale. Il fatto stesso che io abbia parlato di pensiero “frocio” e non di pensiero omosessuale è legato proprio al fatto che la fierezza degli aspetti ludico – trasgressivi della propria sessualità era portata, in questi autori, alle estreme conseguenze, basti pensare alla coprofagia di Mieli.
A differenza degli sviluppi del movimento femminista, però, con il passare del tempo, questa contestazione di un modello etero normativo si è completamente esaurita. Probabilmente l’arrivo dell’AIDS ha trasformato gli omosessuali e li ha portati a fare propri i valori di quella “morale borghese” che negli anni Ottanta avevano contestato.
Quando poi negli anni Ottanta sono arrivati leader autorevoli come Franco Grillini, Felix Cossolo, Enzo Cucco, Gianpaolo Silvestri o Vanni Piccolo, mentre i “ragazzini”, che nel frattempo erano diventati uomini, si sono adeguati a questa normalizzazione, i personaggi più originali si sono isolati e non hanno più voluto avere a che fare con un movimento omosessuale in cui non vedevano più la trasgressività delle origini.
Le istanze che erano state fatte proprie dal movimento femminista della differenza e che avevano accompagnato i primi anni del movimento omosessuale sono tornate prepotentemente d’attualità negli ultimi dieci anni con la scoperta del pensiero “queer”: così, nei gruppi di autoaiuto per bisessuali, per transessuali e per poliamorosi sono tornate quelle pratiche di condivisione dei vissuti che erano tipiche dell’autocoscienza femminista.
Dalle tue parole posso dedurre che inizialmente negli anni ’70 il movimento gay si allea, per una convergenza naturale di ideali e di intenti, con il femminismo italiano, nel quale, non dimentichiamolo, è sempre presente una componente lesbica, tendenzialmente più vicina alle istanze femministe che al movimento di liberazione omosessuale, fondato e guidato invece da uomini.
Con il femminismo il movimento Lgbt condivide la distruzione del patriarcato democristiano europeo occidentale e capitalista; ad un certo punto però, fra gli anni ’80 e ’90, questo meccanismo si inceppa, e, mentre il femminismo continua ad interrogarsi sull’identità delle donne e sulla specificità del pensiero femminile, il movimento omosessuale compie un mea culpa ed inizia a rivalutare la demonizzata istituzione borghese del matrimonio, quella corrente politica che ha portato il Governo italiano a varare nel Giugno 2016 la legge Cirinnà, istitutiva delle unioni civili, parificate, salvo che per l’obbligo di fedeltà e l’accesso alle adozioni, al matrimonio.