Il Papa “cancella” Bagnasco, sponsor del Family Day
Articolo di Carlo Tecce in “il Fatto Quotidiano” del 20 gennaio 2016
Jorge Mario Bergoglio ha eliminato il cardinale Angelo Bagnasco dall’agenda degli incontri ufficiali. Niente udienza domani mattina. Il colloquio privato, fissato a una settimana dal consiglio episcopale permanente, è apparso e poi scomparso dal bollettino interno timbrato “Prefettura della Casa Pontificia”. Questo è l’ennesimo episodio, forse il più clamoroso, che sancisce la distanza tra la Chiesa di papa Francesco e la Chiesa dei vescovi italiani presieduta proprio da Bagnasco. Il motivo: l’esposizione mediatica del cardinale –e dunque anche dei vescovi italiani – per il Family Day in programma il 30 gennaio.
Il Pontefice argentino non tollera più l’attivismo politico di una Cei abituata a emendare testi di legge e s’è infuriato perché lo stesso Bagnasco l’ha trascinato nel dibattito pubblico sull’evento contro le Unioni civili. Il Papa non ha autorizzato la piazza né le pressioni sul Parlamento. Papa Francesco sostiene la famiglia tradizionale, il matrimonio tra un uomo e una donna, ma preferisce non intervenire con giudizi ruvidi e addirittura offensivi. È il linguaggio della comprensione. Quello che adopera per avvicinare la Chiesa ai divorziati e agli omosessuali.
Nessuno va escluso o respinto dal gregge di Cristo. Non ha un’idea diversa di famiglia l’ex arcivescovo di Buenos Aires e l’ha ribadito con insistenza nel tumultuoso Sinodo di ottobre, ma è sempre convinto che i vescovi siano chiamati al ruolo di pastori, non di senatori o deputati ausiliari. Per illustrare il rapporto poco idilliaco tra i vescovi di Bagnasco –un reduce dell’epoca di Tarcisio Bertone – e il pontificato di Bergoglio non occorrono interpretazioni: è sufficiente riepilogare dei fatti.
Il primo. Appena eletto in Conclave (estate 2013) papa Francesco ha cambiato il segretario generale Cei: sostituito da Nunzio Galantino, Mariano Crociata è finito all’arcidiocesi di Latina.
Il secondo. All’assemblea dei vescovi, qualche mese dopo (maggio 2014), Bergoglio ha sfiduciato Bagnasco: l’argentino ha tenuto la prolusione che inaugura i lavori e ha avanzato la candidatura a presidente di Gualtiero Bassetti. Comportamento identico lo scorso maggio: “Il Papa non parla per ultimo”, messaggio recapitato ancora a Bagnasco.
Il terzo. Francesco ha partecipato al convegno dei vescovi riuniti a Firenze (novembre 2015), poi ha rottamato le stagioni dell’eterno Camillo Ruini e del più fragile successore Bagnasco: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non dobbiamo essere ossessionati dal potere, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso”. In quell’occasione, davanti a una platea di monsignori un po’ ostili, Francesco ha pure spiegato l’atteggiamento che deve assumere la Cei: “Dialogare non è negoziare, per cercare di ricavare la propria fetta della torta comune. Dialogare è cercare il bene comune, per tutti; è discutere insieme e pensare alle soluzioni migliori per tutti”.
Anche se tenta di rappresentare la Chiesa dei conservatori che ancora resiste a papa Francesco, l’anno prossimo Bagnasco terminerà il mandato con un evidente ritardo: in Vaticano hanno atteso invano le dimissioni, le avrebbero vidimate – raccontano i più riformisti –con entusiasmo.
L’elezione del nuovo capo Cei sarà un probante sondaggio italiano sul pontificato di Bergoglio. Chissà se il Vaticano perdonerà presto Bagnasco e sarà convocato al palazzo apostolico oppure a Santa Marta per un rimbrotto. Di sicuro, al posto del cardinale, domani Bergoglio vedrà un nunzio. Come a dire: la mia Chiesa è il mondo, la vostra le aule di Camera e Senato.