Il Papa scuote la chiesa. Il Sinodo si chiude, ma la strada è aperta
Articolo di Marco Ansaldo pubblicato su “La Repubblica” il 19 ottobre 2014
I colpi di maglio del Papa riformista scuotono l’edificio della Chiesa. Il Sinodo si chiude, ma la strada è aperta, e l’atmosfera che si respira con Francesco non è più quella di prima.
Anche sui temi più delicati e controversi, come la famiglia. Dall’aula del Vaticano cardinali e vescovi escono alla spicciolata quando è ormai buio. Ma pure uno dei porporati dell’ala dogmatica, il sudafricano Wilfrid Fox Napier, è costretto ad ammettere: «Abbiamo raggiunto un punto importante, una visione comune».
Aggiunge il cardinale Gianfranco Ravasi, tra gli esponenti più rappresentativi di questo mini Concilio (ha scritto il Messaggio finale) e favorevoli alle innovazioni: «La Chiesa è una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno». Il Sinodo si chiude, e sono state due settimane in cui non sono mancati scontri da lasciare il segno. Del resto, era stato lo stesso Francesco all’inizio dei lavori a invitare tutti alla «parresia», alla franchezza. Ma l’immagine della Chiesa unanimistica, priva di confronto interno, è davvero un ricordo del passato.
Sempre presente in aula, Jorge Mario Bergoglio ha potuto contare su un pacchetto di fedelissimi che sui due argomenti decisivi, la comunione ai divorziati risposati e l’accoglienza agli omosessuali, ha sorpreso l’ala conservatrice di porporati conservatori come Müller, Burke, Caffarra, capaci di rispondere, e con forza, solo nel secondo tempo della partita.
Dietro le tesi riformiste scritte dal teologo tedesco, il cardinale Walter Kasper, hanno finito per ritrovarsi una serie di esponenti che hanno fatto quadrato attorno al Pontefice, ma rimasti a volte in difficoltà. Kasper è stato attaccato per mesi interi da siti e giornali conservatori.
Per non parlare del vescovo Bruno Forte, svelato l’altro giorno dal cardinale Peter Erdo in conferenza stampa, e ancora ieri pubblicamente dal porporato brasiliano Damasceno Assis come colui che ha steso materialmente i paragrafi di apertura ai gay.
Mentre un calibro da 90 come l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, si è visto bocciare le proprie tesi aperturiste dal Circolo minore che lui stesso presiedeva, infarcito però di falchi.
Infine, ma non ultimo, anche padre Antonio Spadaro, il gesuita direttore della rivista La Civiltà Cattolica, imposto da Francesco fra i Padri sinodali, si è trovato contro alcuni blog che lo hanno accusato di aver steso assieme a monsignor Forte i paragrafi di accoglienza ai gay.
Spadaro prima si è difeso inviando alcuni tweet. Poi ha deciso di uscire allo scoperto, pubblicando sul suo blog “Cyberteologia” il proprio intervento in aula: «La questione omosessuale si presenta qui come una importante sfida educativa. La Chiesa forse non ha affrontato fino ad oggi la questione con il dovuto ascolto e discernimento, considerandola solamente un residuale elemento di disordine ».
Così, a emergere fra tutti, come un vincitore silenzioso e davvero super partes, è stato il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. Nella giornata drammatica di giovedì, quando i conservatori hanno chiesto con durezza che il segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, pubblicasse le loro tesi emerse dai Circoli minori, è stato proprio il braccio destro del Papa ad alzarsi e a permettere con un intervento pacificatore la diffusione dei documenti.
Dice un attento osservatore di cose vaticane: «Il segretario di Stato, pur rimanendo fedele al Papa, si è rivelato in quest’occasione un uomo delle istituzioni, capace di trovare una soluzione che ha sciolto un nodo complicato.
Con un atteggiamento che ne ha dimostrato la statura e la capacità di mediazione, in un momento non facile del confronto. Ne è uscito apprezzato da tutti, riformisti e conservatori».
Ora sarà comunque difficile per Bergoglio, verso il quale per la prima volta sono coagulati in modo palese segni di dissenso e malumore, tenere assieme le diverse anime della Chiesa. Parte della Curia lo avversa apertamente. Anche se il Pontefice ha guadagnato nuovi consensi presso l’opinione pubblica internazionale, che ha finito per appassionarsi al dibattito in Vaticano, e parteggiare.
A uscire sconfitto è piuttosto chi temeva un Sinodo pilotato e dall’esito già scritto. Perché tutto è ancora aperto, rinviato all’Assemblea ordinaria dell’ottobre 2015, e alle successive — determinanti — decisioni del Papa.