Il pericolo di essere un migrante gay. La storia di Omar
Testimonianza di Omar pubblicata sul quotidiano Metro (Belgio) il 31 gennaio 2016, liberamente tradotta da Marco Galvagno
Il siriano gay ventenne Omar ha chiesto asilo politico nei Paesi Bassi dopo aver visto immagini del celebre Gay Pride di Amsterdam, ma ci è mancato poco che il suo sogno di vita fallisse in seguito alle violenze e alle molestie dei suoi compagni di viaggio.
Libertà di espressione
I Paesi Bassi sono il primo paese al mondo ad aver legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel 2001, ma nei loro centri per richiedenti asilo l’accettazione della diversità sessuale non è la norma, come denunciano le organizzazioni in difesa degli omosessuali. “Arrivare nei Paesi Bassi, il paese della libertà di espressione, ed essere maltrattato perché sono gay è una vera follia” si rammarica Omar. “Ero stupito dal fatto che queste persone, dopo aver vissuto esperienze durissime, fossero capaci di molestarmi per una cosa simile” si rammarica questo ragazzo siriano che ha raggiunto la Grecia in nave prima di recarsi nei Paesi Bassi, grazie a un passaporto spagnolo falso. Slanciato, con i capelli impeccabilmente pettinati, racconta di aver scelto di andare ad Amsterdam dopo essersi informato su internet.
“Ho letto articoli che dicevano che i Paesi Bassi erano tolleranti nei confronti dei gay e che Amsterdam era la capitale della comunità gay, ma la situazione è molto diversa nei centri di accoglienza dei rifugiati politici” deplora il ragazzo, che è fuggito dalla guerra e dall’intolleranza. “Ricevevo minacce di morte, mi dicevano che ero la vergogna dei rifugiati, mi spingevano per passarmi davanti in fila” sospira il giovane nato a Damasco, proveniente da una famiglia benestante.
Aggressioni
Con le cuffie alle orecchie, il più spesso possibile se ne stava nella sua camera, evitando la compagnia degli altri rifugiati. “Sono fortunato a non aver subito aggressioni fisiche” ci assicura il ragazzo, che ha trovato rifugio presso Lianda, una lesbica olandese di 25 anni che gli ha offerto un tetto. Secondo l’associazione di difesa dei diritti dei gay alcuni migranti hanno subito persino violenze sessuali. Impauriti, isolati, alcuni non escono più dalla loro stanza.
Il quotidiano olandese Ad evoca storie di vestiti bruciati o letti insozzati di escrementi o di cibo. Secondo questo giornale un migrante gay ha dormito per una settimana nei boschi per paura di tornare nella sua stanza; alla fine anch’egli, come Omar, alla fine è stato ospitato da un olandese. L’associazione Segret Garden narra che due migranti hanno addirittura tentato il suicidio. Il centro ha raccolto quattordici denunce da metà ottobre a fine dicembre, mentre prima ne ricevevano una o due ogni tre o quattro mesi.
“Pensiamo che sia solo la parte emersa di un iceberg” spiega all’AFP il direttore Koln van Diik, sostenendo che la maggior parte dei migranti gay tace per paura delle rappresaglie o semplicemente perché non sa dove sbattere la testa. “Credo che le persone GLBT fuggano verso qualsiasi luogo più sicuro del loro Paese, ma se vengono qui è perché si aspettano di trovare un Paese sicuro ed accogliente”, sottolinea.
Situazione d’emergenza
Di fronte a questi problemi, la municipalità di Amsterdam ha messo a disposizione due case rifugio per una decina di immigrati gay, una misura di urgenza eccezionale per una situazione ugualmente eccezionale. Secondo una portavoce, Amsterdam si dice pronta a mettere in campo altre soluzioni su misura, se fossero necessarie.
L’associazione Coc caldeggia l’apertura di altre case di accoglienza per gay, pur ribadendo che non possono costituire una soluzione permanente. I gay che erano stati ospitati in questi rifugi temporanei in seguito sono stati trasferiti in piccoli centri per richiedenti asilo, di piccole dimensioni. Cinque di loro, infatti, si sono trasferiti in un’ala separata di un centro, più piccolo: ha 350 posti, mentre il precedente ne contava ben 6700, per cui eventuali abusi sono più facilmente rintracciabili e punibili. L’organizzazione che gestisce l’accoglienza dei richiedenti asilo nei Paesi Bassi cerca di sensibilizzare i richiedenti asilo alla tolleranza e afferma di infliggere punizioni in caso di molestie.
Nei casi più gravi si chiama la polizia; l’organizzazione indica che altri gruppi di persone indifese popolano i centri per richiedenti asilo, come le donne picchiate o le vittime del traffico degli esseri umani: i bambini.
Omar ritiene che solo un permesso di soggiorno gli consentirà di iniziare la nuova vita che desidera e di poter riprendere gli studi di giurisprudenza. Nell’attesa ha trovato nuovi amici: in parte era quel che cercava. “Volevo incontrare persone che mi accettassero come sono e alla fine è avvenuto. Sapere che puoi passeggiare mano nella mano con il tuo fidanzato senza temere le reazioni della gente è fantastico.”
Testo originale: Migrants homosexuels, la difficile épreuve des camps pour demandeurs d’asile aux Pays-Bas