Il potere di Dio e il tocco dei suoi profeti (1 Re 17:8-24)
Riflessioni bibliche* di Irene Monroe, David Wynn e Mona West tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Le vedove sono molto presenti nei passi di questa domenica. Nell’antico Israele il valore di una donna era misurato sulla sua capacità di procreare. Era valutata come vergine nubile nella famiglia paterna o come moglie produttrice di bambini nella famiglia del marito.
Perciò le vedove erano considerate prive di valore secondo gli standard patriarcali di Israele e spesso si ritrovavano ai margini della società.
L’unico modo in cui una vedova poteva avere un valore era avere figli maschi, per poter rafforzare il sistema patriarcale che valutava una donna a seconda degli uomini che la definivano.
A causa del loro stato di marginalità, vennero create delle leggi speciali in Israele per potersi prendere cura e proteggere le vedove povere. Tuttavia queste leggi erano spesso ignorate, come confermato dalle accuse di profeti come Amos (2:6-7).
In 1 Re 17:8-24 il racconto dell’incontro di Elia con la vedova di Sarepta dà l’avvio a un ciclo di storie sul profeta che inizia in questo capitolo 17 per terminare in 2 Re 20. Elia ha appena annunciato al monarca Acab che ci sarà una carestia nel paese. Dio allora rifornisce Elia di cibo prima attraverso un corvo, poi attraverso la vedova.
Quando il profeta avvicina la vedova per chiederle del cibo, ella inizialmente glielo nega perché le sue scorte sono finite e, come spesso accade, i poveri sono i primi a soffrire per i disastri naturali come la carestia (come è successo a New Orleans in occasione dell’uragano Katrina). Elia ammonisce la vedova di non temere, e attraverso la sua offerta di ospitalità accade un miracolo sotto forma di una giara di farina e un orcio d’olio che non si esauriscono.
– In che modo viene misurato il valore di lesbiche, gay, bisessuali e transgender in una società eterosessista? In che modo le persone LGBT si trovano ai margini della società e della Chiesa in conseguenza di tali atteggiamenti? Ci sono degli specifici atti di ospitalità che la vostra congregazione potrebbe mettere in atto verso le persone LGBT? Quali miracoli potrebbero derivarne?
Appena la vedova ha schivato un pericolo – la fame – deve affrontarne un altro: la morte del suo unico figlio. Il profeta lo riporta in vita con il suo tocco potente e con questa esperienza la donna incontra la parola di Dio attraverso il profeta Elia.
In modo simile Gesù incontra la vedova di Nain in Luca 7:11-17. Le donne sono molto presenti nel vangelo di Luca e le vedove appaiono più in Luca che in ogni altro libro del Nuovo Testamento. Spesso Luca mette insieme dei racconti con personaggi maschili e femminili come questo, che racconta il risveglio dell’unico figlio di una vedova, con quello del risveglio dell’unica figlia di Giairo (8:40-56).
Come nel racconto di 1 Re, è il tocco di Gesù che riporta in vita il ragazzo. E similmente la gente reagisce alle azioni di Gesù come la vedova reagisce alle azioni di Elia: Dio si fa conoscere attraverso degli atti, quindi Gesù ed Elia sono proclamati profeti di Dio.
La Torah, che contiene l’insegnamento giudaico, proibiva il contatto con i cadaveri. Nei due racconti Gesù ed Elia rischiano di divenire ritualmente impuri a causa del loro contatto con un cadavere; ma i due profeti oltrepassano i confini del puro e dell’impuro perché la vita venga restituita.
Spesso, in particolare a causa dell’AIDS, le persone LGBT vengono considerate “intoccabili” da comunità che hanno paura della differenza e che agiscono in base alla disinformazione secondo cui l’omosessualità e la variazione di genere sono “malattie”. Le storie di 1 Re e Luca offrono dei validissimi esempi di un tocco che guarisce e che si basa sulla compassione, non sulla purità.
– Riuscite a identificare dei modi in cui la vostra congregazione è impegnata in un tocco che guarisce e trascende il pregiudizio? Cosa potrebbe essere per voi un “atto trasgressivo di compassione”?
I racconti delle due vedove e le dichiarazioni di Paolo in Galati 1:11-24 evidenziano l’importanza dell’esperienza diretta del potere di salvezza e ristoro di Dio nel proprio cammino di fede. Per Paolo ciò si è concretizzato nella sua diretta esperienza di Gesù sulla via di Damasco (Atti 9), a cui allude in Galati: “Io non l’ho ricevuto [l’Evangelo] né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo” (1:12).
Noi persone LGBT possiamo attingere coraggio da questi passi per fare affidamento sulle nostre esperienze del potere di salvezza e ristoro di Dio, esperienze che divengono la fonte della nostra autorità quando parliamo pubblicamente e tocchiamo gli altri per la causa dell’Evangelo.
I salmi previsti per questa domenica sottolineano i temi della giustizia per la vedova e l’orfano (Salmo 145 [146]) e della guarigione (Salmo 29 [30]). Il Salmo 145 (146) è un inno di lode a Dio che libera il prigioniero, apre gli occhi ai ciechi, rialza chi è caduto, non distoglie lo sguardo dallo straniero e sorregge l’orfano e la vedova. Il Salmo 29 (30) è un inno di ringraziamento per la guarigione da una malattia.
La comunità è invitata a unirsi a questo canto, ringraziando Dio per aver ascoltato il grido del salmista e aver risposto con la guarigione. Ambedue i salmi insistono sull’importanza della testimonianza pubblica di specifici atti di liberazione e guarigione in forma di lode e ringraziamento.
– Chi sono le “vedove” e gli “orfani” nella vostra comunità? Quali atti di liberazione e guarigione stanno avendo luogo all’interno della vostra comunità?
La nostra preghiera
Dio di tutto e di tutti
suscita il nostro Spirito collettivo
così che possiamo conoscere
la libertà e la pienezza
che giungono quando davvero possiamo
vedere e toccare
il divino
all’interno di noi e del prossimo.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday