Il prossimo concistoro del Papa avrà tanti nuovi cardinali favorevoli alla comunità LGBT+
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito di New Ways Ministry (USA) il 7 ottobre 2024, liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata
Papa Francesco ha nominato ventuno nuovi cardinali, parecchi dei quali con posizioni aperte nei confronti della comunità LGBTQ+, che saranno proclamati ufficialmente nel concistoro di dicembre.
Il Papa ha annunciato i cardinali designati durante l’Angelus di domenica 6 ottobre, attingendo in gran parte dal Sud del mondo, con pochi europei o nordamericani tra i nominati.
Tra i nuovi cardinali, coloro che si sono espressi pubblicamente sulle questioni LGBTQ+ hanno mostrato per la gran parte un atteggiamento di accoglienza. Tra questi ci sono i seguenti membri del clero e prelati:
Padre Timothy Radcliffe, OP: teologo ed ex Superiore generale dell’Ordine Domenicano (un’autorità mondiale), Radcliffe ha una lunga storia di interventi a favore della comunità LGBTQ+, a partire dagli anni ’90. Più recentemente, ha svolto il ruolo di assistente spirituale all’Assemblea Generale del Sinodo sulla Sinodalità, dove ha sollevato questioni sui temi LGBTQ+ almeno due volte. Nel 2016, Radcliffe ha detto che i cattolici dovrebbero concentrarsi meno su ciò che gli altri fanno «a letto» e più su come aiutare le persone a trovare Dio nel loro percorso di vita, anche se si è espresso negativamente sull’equiparazione del matrimonio omosessuale.
Nel 2014, alcuni cattolici conservatori boicottarono un convegno in cui lui era stato invitato a parlare per via del suo lavoro pastorale con la comunità LGBTQ+. Radcliffe rispose con queste parole sull’amore tra persone dello stesso sesso: «Certamente può essere generoso, indifeso, tenero, reciproco e non violento. Quindi, per molti versi, ritengo che possa essere una immagine del dono di sé di Cristo».
Nel 2013 scrisse il saggio Un nuovo modo di essere Chiesa, sul papato di Francesco, in cui, sottolineando il fatto che il Papa aveva aperto una nuova strada sulle questioni LGBTQ+, commentava: «Se avremo davvero il coraggio di guardare le persone nella loro dignità e umanità, allora troveremo le parole giuste da dire. Nessuno sa dove questo ci porterà».
In un editoriale del 2012, Radcliffe si oppose al matrimonio egualitario, ma aggiunse: «Questo non significa denigrare l’amore fedele tra persone dello stesso sesso. Anche questo deve essere valorizzato e sostenuto, ed è per questo che le gerarchie della Chiesa stanno lentamente comprendendo la necessità di supportare e difendere le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il Dio dell’amore può essere presente in ogni vero amore».
Nel 2006, Radcliffe ha invitato la Chiesa a «stare a fianco» delle persone omosessuali «lasciando che le nostre ombre si allunghino», il che significa «guardare il film ‘Brokeback Mountain’, leggere romanzi gay, vivere con i nostri amici omosessuali e condividere la loro esperienza del Signore».
Nel 2005, Radcliffe ha difeso i sacerdoti omosessuali dopo la pubblicazione di un’istruzione vaticana che vietava agli omosessuali di entrare in seminario, affermando: «Non ho dubbi che Dio chiami le persone omosessuali al sacerdozio: sono tra i sacerdoti più impegnati e straordinari che abbia mai conosciuto».
Nel 2019 Radcliffe ha poi affermato che «nonostante le mie riserve» i cattolici «dovrebbero essere grati» all’autore Fréderic Martel per il suo libro sull’omosessualità in Vaticano. Nel 2017, Radcliffe ha chiesto alla Chiesa di accompagnare con maggiore calore pastorale le persone affette da HIV/AIDS.
Arcivescovo Luis Gerardo Cabrera Herrera di Guayaquil, Ecuador: nel 2023, commentando la pubblicazione del documento Fiducia Supplicans, l’arcivescovo ha affermato: «Il catechismo è molto chiaro, dobbiamo rispettare [le persone omosessuali], dobbiamo accoglierle. Non possiamo disprezzarle. E il motivo è semplice: sono persone, esseri umani con tutti i diritti, e dalla fede sappiamo che sono figli di Dio».
Vescovo Pablo Virgilio David di Kalookan, Filippine: come presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine, il vescovo ha rilasciato una breve dichiarazione in cui afferma che la Fiducia Supplicans è «chiara nel suo contenuto e nei suoi obiettivi», e che «non richiede molte spiegazioni».
In precedenza, in quello stesso ruolo nel 2021, David aveva pubblicato una lettera in cui difendeva il sostegno di papa Francesco alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, affermando che il Papa «non vuole distruggere la nostra morale e l’ortodossia», ma che «dà più valore all’attenzione e alla compassione verso le persone rispetto all’essere formalmente giusto e retto».
Nel 2019, come vicepresidente della Conferenza Episcopale delle Filippine, David ha detto che il consesso dei vescovi sosteneva il disegno di legge per l’uguaglianza delle persone indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere (SOGIE), che avrebbe promosso leggi anti-discriminazione, affermando che si trattava di un «imperativo cristiano».
David ha sottolineato in quell’occasione che i vescovi delle Filippine sostengono da tempo la tutela e il riconoscimento delle persone LGBTQ+ nella nazione a maggioranza cattolica. David è stato scelto dai vescovi filippini come uno dei loro rappresentanti alle assemblee sinodali del 2023 e del 2024.
Arcivescovo Jaime Spengler di Porto Alegre, Brasile: Nel 2023, in qualità di presidente della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, l’arcivescovo ha condannato le «conseguenze del moralismo esasperato» nella Chiesa, che porta all’esclusione, e ha invece auspicato una maggiore accoglienza.
Ha detto a proposito della Fiducia Supplicans: «Pongo una domanda molto semplice, che mi guida e guida anche la mia azione pastorale: sono persone? Se sono persone, meritano anche il nostro rispetto. E quando si avvicinano per chiedere una benedizione, immagino che cerchino anche una parola di conforto, di speranza e forse anche il desiderio di affrontare la propria situazione. Non possiamo negarglielo! Certo, non possiamo nemmeno essere d’accordo, per così dire, con un comportamento che va contro quelli che per noi sono valori fondamentali: il rispetto per gli altri, il rispetto per il proprio corpo, il rispetto per la propria individualità. Ma anche di fronte a queste questioni ancora controverse, direi, siamo incoraggiati a riflettere e a cercare soluzioni in modo ancora più radicale, nel senso di una pastorale che costruisce e che comprende, che possa rispondere a ogni esigenza autenticamente umana».
Arcivescovo Jean-Paul Vesco di Algeri, Algeria: Dopo che i vescovi nordafricani hanno preso le distanze dai i vescovi del continente africano e hanno sostenuto la Fiducia Supplicans nel 2024, Vesco ha spiegato che il duro rifiuto delle benedizioni da parte del Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM), in particolare contro le coppie dello stesso sesso, «non era ciò che intendevamo trasmettere alle nostre diocesi». In effetti, è stato successivamente riferito che il SECAM ha pubblicato la sua dichiarazione prima ancora di ricevere un feedback dai vescovi nordafricani.
Arcivescovo Roberto Repole di Torino, Italia: Nel 2022, l’arcidiocesi di Torino guidata da Repole ha concesso a un sacerdote il permesso di celebrare la cresima per un uomo transgender che aveva ottenuto la modifica legale del genere nei documenti.
Questo permesso è stato concesso interpretando in modo creativo una direttiva del 2003 della Conferenza Episcopale Italiana che vieta di modificare i registri di battesimo per le persone transgender: il sacramento è stato celebrato con il nome di elezione ed è stato annotato sul registro il nome originale insieme alle informazioni sul cambiamento legale.
Questo permesso ha preceduto le indicazioni del 2023 del Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede che consente in modo più ampio la celebrazione dei sacramenti alle persone transgender.
Arcivescovo Tarcisio Isao Kikuchi di Tokyo, Giappone: Nel 2023, Kikuchi ha contribuito a un volume di saggi intitolato LGBTQ+ e cristianesimo, promosso dal Catholic HIV/AIDS Desk, un’organizzazione giapponese che si occupa di informazione riguardo il virus HIV e di lotta alla discriminazione, con il sostegno della conferenza episcopale del Paese. Il libro è stato curato da un pastore gay della Chiesa Unita di Cristo.
Inoltre, l’arcidiocesi di Tokyo sostiene e promuove il gruppo LGBTQ+ Catholic Japan, comprese la celebrazione mensile della messa. Kikuchi è a capo della Caritas Internazionale dal 2023.
Altri due prelati nominati da papa Francesco non si sono espressi pubblicamente a proposito delle questioni LGBTQ+, ma sono decisamente progressisti.
In Perù, l’arcivescovo Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio di Lima è noto per essere a favore della teologia della liberazione e la sua nomina ad arcivescovo di Lima è stata vista da molti come un segno di chiara disapprovazione nei confronti del suo predecessore estremamente conservatore.
In Cile, l’arcivescovo Fernando Natalio Chomali Garib di Santiago ha criticato duramente la Chiesa e ne ha chiesto la riforma in una lettera sugli abusi sessuali del clero, affermando che la Chiesa è diventata «motivo di scandalo, di profonde perplessità, di molta sfiducia e poca credibilità».
Tra i cardinali nominati, due hanno espresso posizioni negative sulle questioni LGBTQ+:
l‘Arcivescovo Ignace Bessi Dogbo di Abidjan, Costa d’Avorio: nel 2023, al termine del suo mandato di presidente della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio, l’arcivescovo ha sostenuto davanti all’assemblea dei vescovi che «le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender devono essere curate, non presentate come un esempio di comportamento da imitare». Anche il comunicato stampa di quell’assemblea ha affrontato le questioni LGBTQ+ in termini molto negativi.
Arcivescovo Francis Leo di Toronto, Canada: nominato nel 2023, l’arcivescovo ha pubblicato una lettera pastorale il 1º giugno, promuovendo la devozione al Sacro Cuore di Gesù, spesso usata da attivisti anti-LGBTQ+ in Canada e altrove per opporsi al Pride Month. Tuttavia, Leo non ha impedito alle scuole cattoliche dell’arcidiocesi di celebrare il Pride.
Gli altri prelati designati come cardinali non non si son mai pubblicamente espressi sulle questioni LGBTQ+. Essi sono: l’arcivescovo Angelo Acerbi, ex nunzio che ha trascorso decenni nel corpo diplomatico vaticano; l’arcivescovo Vicente Bokalic Iglic di Santiago del Estero, Argentina, che è stato vescovo ausiliare del cardinale Jorge Bergoglio a Buenos Aires; l’arcivescovo Ladislav Nemet di Belgrado, Serbia; il vescovo Paskalis Bruno Syukur, OFM, di Bogor, Indonesia; l’arcivescovo Dominique Joseph Mathieu, OFM Conv. di Teheran, Iran; l’arcivescovo Rolandas Makrickas, coadiutore arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore; il vescovo Mykola Bychok dell’Eparchia dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli Ucraini; padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; e monsignor George Jacob Koovakad, funzionario della Curia responsabile dei viaggi papali.
Tra i nominati c’è anche il vescovo Baldassare Reina, vescovo ausiliare di Roma, recentemente nominato Vicario Generale per la Diocesi di Roma.
Con il concistoro dell’8 dicembre, Papa Francesco avrà nominato quasi l’80% dei membri elettori del Collegio Cardinalizio. A quanto pare, promuovere una Chiesa accogliente ed essere a favore della pastorale con le persone LGBTQ+ non è più un fattore di squalifica, ma quasi una condizione necessaria per diventare cardinale.
*Robert Shine è caporedattore di New Ways Ministry
Testo originale: Pope’s Next Consistory Will Have a Number of LGBTQ-Positive New Cardinals