Il Responsum vaticano voleva chiudere la discussione, ma ha ottenuto il risultato opposto
Lettera di Massimo Battaglio* inviata e pubblicata da La Voce e il Tempo, settimanale diocesiano di Torino, il 28 marzo 2021, pag.31
Il clamore suscitato dal “Responsum” sulle benedizioni delle unioni omosessuali obbliga a riflessioni non più rinviabili. Riflessioni focalizzate non solo sui riti ma sulle azioni da mettere in atto nelle diocesi, nelle parrocchie, nella nostra vita, affinché le persone omosessuali, singolarmente e in coppia, siano “accolte con rispetto, compassione, delicatezza” come esorta il Catechismo al punto 2358.
Spesso, questo punto è del tutto dimenticato. Ho presenti certe omelie in cui, citando le Scritture sproposito, maledicono “i sodomiti” come causa di tutti i mali (compreso il covid, come mi è toccato sentire). Non è il caso di Torino, dove, al contrario, esiste un ufficio diocesano per le persone omosessuali. Tuttavia, anche dalle nostre parti, è ancora frequente che un catechista o un volontario parrocchiale che rivela la propria omosessualità, venga invitato (con delicatezza?) lasciare i suoi incarichi.
Senza arrivare a questi estremi, in questi giorni ho sentito un po’ troppe risatine da parte di chi si sentiva forte del parere dell’ex Sant’Uffizio: “finalmente torna la dottrina”. Confesso che faccio sempre più fatica a sentirmi in comunione con fratelli sinceramente cattolici ma che ridono del dolore altrui.
Questa non è accoglienza. E’ cattiveria, fondata su un pregiudizio che sa di sporco. E’ mera esibizione di forza, tipica di chi si sente debole perché non ha la coscienza pulita. (“Dietro la rigidità c’è qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita”, dice papa Francesco)
Gli estensori del “Responsum” hanno fatto un perfetto esercizio di rigidità. E non sono riusciti ad addolcire lo schiaffo aggiungendo che “non si esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale”. Anzi: questa precisazione ha aggravato le cose perché significa che, se noi gay desideriamo la benevolenza del Signore, dobbiamo reprimere noi stessi e la nostra dimensione sessuale, che non si vive singolarmente ma in coppia.
Personalmente, non ho reagito con rabbia. In fondo non cambia niente. Quel comunicato è un po’ un parere legale, che non fa che sintetizzare uno status quo: riassume ragionieristicamente la giurisprudenza in materia e ne trae le conclusioni. Tutt’al più, evidenzia che occorre qualche passo avanti ma non impone di tornare indietro.
Sono però contento che le reazioni di altri, più titolati di me, siano state numerose e argomentate. Si è registrata infatti, quasi subito, l’obiezione dei vescovi tedeschi, che hanno ridotto le parole del Vaticano a “meri punti di vista”. L’Ordinario di Limburg ha aggiunto: “non ci si può semplicemente mettere fuori gioco con una sola parola di potere”.
Più di mille preti austriaci hanno annunciato che continueranno a benedire le unioni LGBT. Il vescovo di San Gallo (Svizzera) ha parlato di intervento “inappropriato e sbagliato”. Quello di Anversa lo ha definito “privo di basi scientifiche, sfumature teologiche e cautela etica”. La stessa Conferenza Episcopale belga ha parlato di un atto “particolarmente doloroso per molti credenti gay. Da anni la nostra comunità ecclesiale lavora per un clima di rispetto, riconoscimento e integrazione, sostenuta dall’esortazione Amoris laetitia”.
Il “Responsum” aveva probabilmente l’intendo di chiudere una discussione dopo le “eccessive aperture” di Francesco (e comunque non porta la sua firma, ma solo la sua autorizzazione a pubblicare) ma ha ottenuto il risultato opposto. Credo che ne resterà un solo passaggio: quello che riconosce, nelle “unioni fra persone dello stesso sesso”, la “presenza di elementi positivi, da apprezzare e valorizzare”.
Non vedo l’ora che ci si interroghi su questi “elementi positivi” ma, se dovessi sbagliarmi, suggerisco alcune parole di Gesù: “guai a voi, scribi e farisei, che chiudete il regno dei cieli agli uomini; perché voi non vi entrate e non lasciate entrare nemmeno quelli che vorrebbero” (Mt. 23).
* Stiamo continuando a scrivere a destra e sinistra sul “Responsum” contro le benedizioni alle unioni omosessuali. Inviamo lettere a Gionata, ad altri giornali, alla Congregazione per la Dottrina della Fede, a chiunque. L’ho fatto anch’io, con una lettera al settimanale diocesiano di Torino, La Voce e il Tempo che hanno pubblicato (Massimo Battaglio).