Il rispetto è fondamentale, anche all’interno della comunità LGBT
Riflessioni pubblicate sul sito Pride Matters (Gran Bretagna) il 29 settembre 2016, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Durante gli anni ho parlato a poche persone del comportamento reciproco delle nostre meravigliose famiglie arcobaleno. Sembra che, qualche volta, alcuni di noi dimentichino gli sforzi che abbiamo fatto quando abbiamo dovuto guardare in faccia la nostra sessualità, che dimentichino le volte in cui qualcuno di noi si è sentito un emarginato o un fenomeno da baraccone, che dimentichino che ognuno di noi è diverso.
Spesso sento che un gruppo della comunità LGBTQIA discute con un altro. Nella comunità LGBTQIA abbiamo punti di vista diversi su vari argomenti, e comunque questa diversità dovrebbe essere accettata di buon grado. Una sera in un bar, mentre stavo aspettando che arrivassero i miei amici, stavo parlando con una donna transessuale e l’amico di un amico mi disse: “Perché parli con quel fenomeno da baraccone?” al che ho risposto: “Caro mio, qui siamo tutti fenomeni da baraccone!”.
La verità è che nessuno di noi è un fenomeno da baraccone! La verità è che siamo tutte persone!
Anche se siamo una comunità che crede nell’uguaglianza, qualche volta qualcuno di noi manca di compassione ed empatia. Mi immagino come si sentirebbe un ragazzo se un suo coetaneo etero lo vedesse entrare in quel bar e lo chiamasse “fenomeno da baraccone”. La verità è che probabilmente le persone transessuali le conosco fino ad un certo punto. Man mano che cambiamo il nostro modo di porci impariamo sempre di più, anche se abbastanza lentamente.
Anche in senso contrario dev’essere la stessa cosa; vale a dire, non dovremmo accusare le persone di essere fobici rispetto a un gruppo e mostrare segni di ostilità, semplicemente perché qualcuno non capisce le sue necessità.
Abbiamo bisogno di ascoltarci di più!
Mentre cerchiamo di far capire l’omosessualità agli altri, abbiamo bisogno anche noi di capirci reciprocamente.
Guardiamola così.
Viviamo insieme in una casa che ha molte stanze e ci viviamo per una ragione; ogni gruppo ne occupa una e ci sono molte stanze che non conosciamo. Ovviamente ci sono quelle per le persone che si riconoscono in determinati gruppi, poi ci sono altri che non vogliono essere etichettati. E va bene. La ragione per cui viviamo insieme in questa casa è proteggerci a vicenda da chi sta fuori, che a volte è contro di noi. Immaginate cosa possono pensare i nostri vicini quando litighiamo. Proprio come i famosi modelli di ruolo di cui ho parlato prima, anche noi, in qualche misura, siamo modelli di ruolo, per noi stessi e per la gente che ci osserva.
Abbiamo bisogno di mostrare un po’ di compassione e cercare di metterci nei panni degli altri.
Un po’ di tempo fa, un famoso tuffatore ha fatto coming out e, qualche giorno, dopo uno sceneggiatore di Hollywood, anche lui membro della comunità LGBT, ha pubblicamente ridicolizzato il suo fidanzato praticamente su ogni cosa, dalla differenza d’età al suo gusto per il design di interni. Comunque sia, non è affare di nessuno con chi si vive e chi si ama, o come viviamo la nostra vita. Proprio come la stessa persona che ha fatto quel commento penserebbe che la sua sessualità non ha niente a che fare con gli omofobi, dobbiamo accettare le persone per quello che sono, anche quelle della stessa stanza della casa, e finché non ci si dà fastidio a vicenda, tutto va bene.
C’è un altro tuffatore inglese “in pensione” che è diventato famoso a Hollywood. Lui e il suo partner hanno approssimativamente la stessa differenza di età del tuffatore più giovane e del suo fidanzato. È una discriminazione sessuale sfacciata quando in un caso si ridicolizza la differenza di età e in un altro no, e forse anche un tantino omofoba. Nell’opinione di chi scrive non si dovrebbe discriminare sull’età, come non di dovrebbe farlo in base alle preferenze sessuali.
Se non ci sforziamo, non capiremo mai i conflitti interiori degli altri.
Un’altra star di Hollywood ha fatto coming out e poi ha improvvisamente fatto una specie di inversione ad U, tornando nell’ombra lontano dai riflettori. È stato quindi criticato dalle altre persone gay; è impossibile stare nella testa degli altri eppure continuiamo a condannarli.
Tutto questo si può applicare anche alle nostre vite. È facile condannare qualcuno perché non si conosce il motivo per cui fa una determinata cosa, ma dovremmo avere più rispetto e chiedergliene la ragione. Inoltre, se si ha un problema con qualcuno dovremmo parlarne discretamente con lui e imparare. Questo vale sia per le persone che vivono in un’altra parte della casa, sia per chi sta nella nostra stessa stanza.
Torniamo per un momento alla casa. Per crescere come famiglia e trovare compromessi per i problemi che dobbiamo affrontare, abbiamo bisogno di essere più uniti di ora. Alcune persone sono state attaccate pubblicamente da altri membri della comunità LGBTQIA perché costoro non hanno capito le loro intenzioni; cercano impulsivamente le ragioni per cui gli altri fanno quello che fanno invece di chiedere discretamente. Invece di cercare di capire meglio, li hanno ridicolizzati pubblicamente o hanno sparlato con gli amici di quello che hanno fatto. Se si fossero presi il tempo di capire e di discutere in maniera rispettosa, forse sarebbero stati disposti ad esaminare gli “errori” in questione. Se qualcuno ti attacca lo etichetti come nemico, ma chi ha problemi simili ai tuoi probabilmente può essere un tuo alleato.
Abbiamo bisogno di mostrare amore, comprensione e compassione reciproci.
Altrimenti avremo fallito come comunità LGBTQIA e non avremo realizzato quello che volevamo. Vi sto chiedendo di pensare, ponderare e poi di reagire, invece di attaccarvi e magari distruggervi l’un l’altro; cresciamo e impariamo dalla nostra diversità, mostrandoci reciprocamente un po’ di rispetto.
Testo originale: A little Respect.