Il SAIFIP del San Camillo-Forlanini di Roma. Quando la sanità si fa carico delle persone Transgender
Dialogo di Katya Parente con la dottoressa Maddalena Mosconi
Si sa. Del popolo arcobaleno, già di per sé minoranza, le persone T sono quelle che, anche nella comunità, sono le più marginali e discriminate. Eppure la transessualità esiste da sempre ed in ogni cultura: i two-spirit dei nativi americani ne sono forse l’esempio più noto.
È solo da (relativamente) poco che la comunità medica se ne fa carico, non più con intenti “correttivi”, ma per aiutare le persone transgender a vivere bene nella propria pelle, cercando di smontare i molti cliché, pregiudizi e stigmi che ancora le circondano.
Nostra gradita ospite è Maddalena Mosconi psicologa, psicoterapeuta e psicodiagnosta presso il Centro Diurno “Navigando i Confini” dell’ASL Roma2 e responsabile dell'”Area Minori” – Servizio per l’Adeguamento tra Identità Fisica e Identità Psichica (SAIFIP), Azienda Ospedaliera S.Camillo-Forlanini, Roma.
Cos’è il SAIFIP e a chi si rivolge?
Il Servizio per l’Adeguamento tra Identità Fisica e Identità Psichica (SAIFIP), Azienda Ospedaliera S.Camillo-Forlanini di Roma, è un servizio interdisciplinare rivolto a bambini, adolescenti e adulti con Incongruenza di Genere, che in letteratura viene definita come “una marcata e persistente incongruenza tra il genere esperito dall’individuo e il sesso assegnato” (OMS, 2018), già denominata Disforia di Genere (DSM-5, cod. 302.85) prima della pronuncia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2018. Il Servizio si rivolge non solo alle persone che presentano questa condizione, ma anche ai loro familiari, che necessariamente devono affrontare un percorso insieme a quello dei/delle figli/e.
Presumo che il vostro tipo di lavoro coinvolga più ambiti. Quanti e quali specialisti lavorano presso di voi?
L’équipe multidisciplinare è formata da psicologici, psicoterapeuti, chirurghi ed endocrinologi.
Quali sono i servizi che offre la struttura?
I servizi offerti dal SAIFIP sono molteplici: colloqui psicologici, psicoterapia individuale e di gruppo, valutazione psicodiagnostica, sportello dei “Peer Navigator” (persone che hanno finito da tanti anni il percorso, e che aiutano chi ha appena iniziato), sportello orientamento al lavoro, gruppi di sostegno di genitori di bambini, di adolescenti e di adulti. Un’altra parte importante del nostro lavoro è costituita dalla formazione di operatori socio-sanitari, docenti della scuola e di chiunque abbia necessità di formarsi sul tema.
Collaborate anche con altre realtà del territorio?
Il nostro è un lavoro di rete, che necessariamente implica la collaborazione con il territorio, e in particolare con i servizi territoriali rivolti ai minori (TSRMEE) e a quelli rivolti agli adulti (DSM), per la presa in carico di persone che presentano anche altre problematiche oltre a quelle legate all’identità di genere. Collaboriamo anche con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, per i bambini e gli adolescenti che seguono il percorso di transizione. La collaborazione può essere necessaria con i medici di medicina generale e con i pediatri di base.
Tante figure coinvolte, tante cose da fare. Il cammino è tortuoso, e certamente ancora lungo. Ma è fattibile, e si concluderà quando tutti capiranno che il sesso “non è in mezzo alle gambe, ma in mezzo alle orecchie”, come ho letto in un pieghevole informativo dell’Arcigay.