Il senso della fede. Siamo pronti ad accogliere nella Chiesa cattolica le persone LGBT?
Brano tratto dal libro di Carolina del Río Mena*, ¿Quién soy yo para juzgar? Testimonios de homosexuales católicos, Editorial Uqbar, Santiago (Cile), anno 2015, pp.303-306, liberamente tradotto da Dino
Ho cercato di passare in esame le fantasie, le credenze, i pregiudizi e gli stereotipi riguardo all’omosessualità. E anche i fondamenti sui quali (la chiesa cattolica) basa la sua concezione che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e pertanto peccaminosi. Tuttavia, la cosa più importante è l’aver dato voce ai protagonisti di questo dramma: agli uomini e alle donne che sono emarginati e stigmatizzati per la sola loro condizione omosessuale.
Alla luce delle attuali conoscenze che le scienze ausiliarie della teologia hanno apportato, credo che l’insegnamento sul tema dell’omosessualità meriti di essere rivisto; l’esegesi della Scrittura non può essere avulsa dalla storia, né il suo uso può essere acritico; non è accettabile continuare a a fare un uso funzionale dei testi per condannare e castigare.
Il Vangelo di Gesù Cristo merita lo sforzo onesto e dedicato degli specialisti affinché la Parola di Dio di la Vita e la dia in abbondanza. L’insegnamento del Magistero e il parere del popolo credente apportano tanti elementi nuovi per rivedere la teologia e crescere in umanità.
La Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato nel 2014 il documento Sensus Fidei nella Vita della Chiesa. In esso si evidenzia che questo “senso della fede è una risorsa vitale per la nuova evangelizzazione in cui attualmente la Chiesa si è fortemente impegnata. Il sensus fidei è un concetto importante nella teologia e nella Chiesa perché si prende sul serio la fede dei credenti considerando che tutti i battezzati in comunione con la Chiesa hanno la capacità di discernere la verità della fede. Questa è una realtà, anche comunitaria perché “il senso della fede (…) si riflette in una convergenza dei battezzati in una adesione vivida a una dottrina di fede o di un elemento della praxis cristiana“.
La sfida è grande, ma il momento è adesso. Così lo ha inteso papa Francesco. Non per niente ha chiesto al popolo dei cristiani di manifestarsi su questo tema, attraverso le domande a cui ha chiesto di rispondere in occasione della preparazione del Sinodo della famiglia del 2015.
Noi credenti non siamo semplici recettori passivi o ripetitori attivi di quello che insegnano i pastori. Noi credenti laici siamo soggetti attivi con una grande responsabilità nello sviluppo della fede.
Grazie al battesimo svolgiamo una funzione importante nel “discernimento della comprensione cristiana del comportamento umano appropriato in accordo col Vangelo“.
Non dico che tutti gli atti sessuali omosessuali siano buoni o siano amati da Dio. Nemmeno tutti gli atti sessuali eterosessuali lo sono. L’opinione della maggioranza non è necessariamente quella corretta. Ma quando parliamo di sensus fidelium non ci riferiamo all’insieme delle persone che si riconoscono come cattoliche, né all’opinione pubblica. Parliamo della voce del popolo cristiano impegnato nell’approfondimento della fede, che si rende manifesta attraverso vari mezzi.
“La teologia deve collocarsi nella scuola del sensus fidelium con lo scopo di scoprire in essa le profonde risonanze della parola di Dio”. In questo testo ho cercato di mettermi proprio in quel sensus fidelium di uomini e donne omosessuali e delle loro famiglie, e anche di uomini e donne che accompagnano questa esperienza di vita.
Abbiamo bisogno di rivedere l’insegnamento della moralità o dell’immoralità nell’esercizio della sessualità, che sia omo o eterosessuale, non possiamo continuare a rimanere rinchiusi nella morale degli atti buoni o cattivi.
Dobbiamo accogliere con urgenza in seno alla Chiesa le persone omosessuali, con tutta la loro realtà esistenziale, pena il rischio di diventare complici della loro esclusione sociale e delle drammatiche conseguenze che da essa derivano.
Alla teologia si chiede di “sforzarsi di ascoltare la parola che sta crescendo ,come un seme, nella terra della vita nel popolo gente di Dio dopo aver stabilito che il desiderio o la tendenza, in effetti, arrivano dallo Spirito e pertanto corrispondono al sensus fidelium, perciò vanno integrati nel loro lavoro di indagine“. Forse che le testimonianze qui raccolte non rendono conto di questo seme che – animato dallo Spirito – germoglia con forza nella vita delle persone omosessuali?
Gli interpreti della rivelazione di Dio non sono costituiti solo dal Magistero della Chiesa, sono interpreti anche la teologia e il sensus fidei/fidelium. Perciò “nel contesto epocale in cui ci troviamo, queste tre forme di testimonianza e di attualizzazione della salvezza di Dio in Gesù Cristo non sono rimaste estranee alle domande e alle discussioni (…). diversi fatti ci indicano che oggi esistono importanti divergenze tra questi tre attori (…) e se è così, si tratta di una situazione che merita di essere meditata” (cit. tratta da Silvia Joaquin, Teologia, Magisterio y sentido de la fe: un desafio de dialogo y comunion” nella rivista “Teologia y vida”, vol.49, n.4, Santiago, 2008, p.2.).
Spero che le testimonianze di questo testo siano un motivo sufficiente a farci pensare a come possiamo incarnare meglio l’amore indiscriminato ed esuberante di Gesù.
La vita è la terra sacra del popolo di Dio, sono storie che questo testo ha voluto mostrare. Perché Dio sta agendo in esse e prestando attenzione a queste storie può arricchire la nostra vita ecclesiale e, senza dubbio, migliorare e rendere più profonda la nostra comprensione del Vangelo. C’è molto da fare in questo campo. Molto da ascoltare e da accogliere, molto da pensare e riproporre, per ottenere una migliore comprensione del mistero di Dio.
Siamo sufficientemente adulti, penso, per accogliere nella nostra Chiesa cattolica le persone omosessuali con tutta la loro umanità e la loro realtà, con tutto quello che esse possono apportare alla costruzione del Regno di Dio tra noi. Certamente avremmo una Chiesa migliore e, senza dubbio, delle persone migliori, sia omosessuali che eterosessuali.
* Carolina del Río Mena è una teologa cattolica e giornalista cilena, madre di quattro figli. Ha conseguito un master in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Cattolica del Cile ed è docente presso il Centro de Espiritualidad Santa María, inoltre collabora col Centro Teológico Manuel Larraín del “Círculo de estudio de sexualidad y Evangelio”. E’ autrice del libro “¿Quién soy yo para juzgar? Testimonios de homosexuales católicos” pubblicato nel 2015, ed è co-autrice di “La irrupción de los laicos: Iglesia en crisis” edito nel 2011.