Il sesso, un ostacolo per gli Anglicani in cammino verso Roma
Nella nostra Chiesa di Inghilterra i vescovi possono aver dei flirt. Se ne è parlato nuovamente nel weekend, quando i tradizionalisti si sono incontrati per prendere in considerazione la decisione sconvolgente di Papa Benedetto XVI di accogliere Anglo-cattolici scontenti, persino quelli sposati, nel Cattolicesimo Romano, pur mantenendo alcuni aspetti anglicani.
Ma loro sono anche riservati e pudichi; hanno dichiarato di volere una dote decente dall’Arcivescovo di Canterbury prima di gettarsi tra le braccia di Roma. Forse qualche canonica ben fornita e qualche bella chiesa. E pure un po’ di contante sarebbe carino.
Eppure le questioni di proprietà e la teologia non sono i soli ostacoli sulla strada per Roma. C’è un altro elefante nella sagrestia. Uno di cui non si parla apertamente, soppresso da una mistura potente di correttezza politica e di tradizionale ipocrisia ecclesiastica. Ma ora è tempo di renderlo noto.
Si tratta di questo: una porzione davvero significativa, forse addirittura la maggioranza in molte diocesi, del clero anglo-cattolico è omosessuale. Chiunque abbia un ministero sacerdotale nella Chiesa d’Inghilterra ne è a conoscenza.
Non ho condotto un’indagine empirica, ma dalle informative sinodali alle cene nel Sussex ho trascorso molto tempo in compagnia dei miei fratelli anglo-cattolici e, francamente, sono sempre l’unico eterosessuale del villaggio.
Diversamente dalla recente morte della popstar Stephen Gately, l’orientamento sessuale è estremamente rilevante per questa questione ecclesiologica. Naturalmente, è una delle questioni gemelle al centro dello scisma nella Comunità anglicana.
Potrebbero anche aver dato assicurazioni a riguardo al loro vescovo – e mentre molti di loro sono davvero celibi, altrettanti non lo sono. Alcuni sono indipendenti e liberi, altri hanno partner fissi e altri ancora hanno contratto una partnership civile, sebbene dovranno continuare a rassicurare i loro vescovi di avere camere separate.
Papa Benedetto XVI ha fatto sapere che il clero sposato anglicano potrà essere ammesso nella nuova struttura Romana, cosa che potrà provocare attriti coi preti celibi eterosessuali.
Ma il clero celibe sarà naturalmente soggetto al celibato cattolico romano. Non vi sarà alcun tenero compromesso anglicano. Per quanto riguarda gli omosessuali, il catechismo cattolico ci insegna che “gli atti omosessuali sono intrinsecamente disturbati” e “contrari alle leggi naturali”, aggiungendo che “non possono essere approvati in alcuna circostanza”.
L’Arcivescovo di Canterbury, certamente, avrà dovuto dire qualcosa di simile sotto costrizione, ma è il modo degli Anglicani di chiudere un occhio e sperare che nessuno faccia “nulla per spaventare i cavalli” (ovvero che dia fastidio a qualcuno).
Al contrario, non c’è nulla di equivoco su Papa Benedetto. Può non essere stata sua l’intenzione, ma non pochi preti anglicani sarebbero costretti a scoprire le loro carte dalla sua offerta generosa. Se sono veramente così tanto contrari alle donne-vescovo, dovranno lasciare i loro partner.
Ma non è solo una loro scelta. L’iniziativa del Papa potrebbe servire a smuovere la Chiesa d’Inghilterra in modi misteriosi. Potrebbe concentrare tutte le nostre menti su cosa significa essere una chiesa tollerante e liberale nella tradizione riformista.
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