Il Sinodo e le coppie omosessuali: la chiesa accolga tutti
Articolo di Gian Guido Vecchi pubblicato dal Corriere della Sera il 9 ottobre 2014
CITTÀ DEL VATICANO. «Lungi dal chiuderci in uno sguardo legalista, vogliamo calarci nel profondo di queste situazioni difficili per accogliere tutti coloro che vi sono coinvolti e far sì che la Chiesa sia la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa».
Il cardinale brasiliano Damasceno Assis sta parlando anche delle coppie gay, mentre apre il confronto pomeridiano del Sinodo sulla necessità di «una urgente risposta pastorale» alle «situazioni difficili», sia quelle «familiari» (convivenze, divorziati risposati e così via) sia «le unioni tra persone dello stesso sesso».
Nell’aula si respira un atteggiamento che attinge alle parole di Francesco, il 28 luglio 2013: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?».
Una coppia sudafricana spiega ai padri che la loro associazione aiuta le coppie in difficoltà e risponde anche a quelle gay, «cerchiamo di mostrare comprensione e vicinanza». Lunedì due coniugi australiani raccontavano di amici che accolsero in casa a Natale il compagno del figlio.
La Chiesa respinge sia l’equiparazione col matrimonio fra uomo e donna sia le adozioni (ma se chiedono il battesimo, va dato), però i vescovi si interrogano sulle «modalità concrete» di «accoglienza», si cerca un «equilibrio» tra l’«insegnamento della Chiesa» e «un atteggiamento rispettoso e non giudicante» raccomandato dai fedeli nei paesi che riconoscono unioni civili. «Gesù non si allontanava da nessuno», dice l’arcivescovo Victor Manuel Fernández, amico di Bergoglio.
In ogni situazione bisogna guardare al «bene possibile», esiste una «gradualità» e anche la dottrina può «evolvere». La Chiesa in uscita: «Vogliamo che il Vangelo non sia una luce per pochi, ma arrivi ovunque».