Il solo filo spinato dei cristiani è quello della corona di spine
Riflessioni di Alessandro Zaccuri pubblicate su Avvenire il 26 agosto 2016
Ormai lo sanno anche al Meeting: quando parla padre Antonio Spadaro, le immagini si susseguono a raffica. Il poliedro, lo sguardo di Magellano, la lavanda dei piedi, il filo spinato della corona di spine. «Ma non lasciatevi impressionare – avverte il direttore di Civiltà Cattolica –. Quel che vi dico non lo capisco neppure io, parlarne insieme è un modo per fare qualche passo in avanti».
Non è una battuta. Alcune affermazioni che papa Bergoglio gli aveva consegnato tre anni fa, nell’ormai celebre intervista pubblicata dalla rivista dei gesuiti, stanno diventando più chiare soltanto adesso, grazie all’esperienza che Spadaro sta maturando al seguito dei viaggi di Francesco. «Uno degli uomini più vicini al Papa», lo definisce Angelo Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione, in apertura dell’incontro che rilegge la ‘diplomazia di Francesco’ alla luce della «misericordia come processo politico». L’interessato lascia correre e subito attacca: «La misericordia è un poliedro, ha tante facce, per questo è così difficile da comprendere. Di sicuro non è un sentimento devoto, ma una forza che si manifesta nel dramma, quando è attraversato da guerre e conflitti, come accade oggi. Ecco perché questo che viviamo è il tempo della misericordia. Ed ecco perché nell’intervista del 2013 il Papa insisteva tanto sull’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’. È un’affermazione ecclesiologica, non una metafora».
Allo stesso modo straordinariamente eloquente è il silenzio che Francesco ha scelto di tenere davanti al muro delle esecuzioni ad Auschiwtz e, prima ancora, davanti al muro che a Betlemme separa israeliani e palestinesi. «In entrambi i casi – ricorda Spadaro – si è limitato ad appoggiare la mano sulla parete. Può sembrare un gesto casuale, in realtà ha un significato profondo, che sono riuscito a cogliere grazie a un amico di Bergoglio, il musulmano Omar Abboud. Fa come fa Gesù, mi ha detto, tocca le ferite per guarirle».
Il mondo malato è anche il «mondo santo» segnato dalle pressoché innumerevoli Porte Sante che Francesco ha voluto fossero aperte durante il Giubileo della misericordia. Un’iniziativa che, una volta di più, Spadaro invita a leggere dal punto di vista di una precisa visione geopolitica. «Prima ancora che a Roma – ribadisce –, la Porta Santa è stata spalancata dal Papa a Bangui, nella Repubblica centrafricana, nel corso di un viaggio che ha avuto momenti indimenticabili. Ma anche in Georgia, dove Francesco si recherà a fine settembre, una Porta Santa è stata innalzata direttamente in un prato. La Chiesa non c’è ancora, la Porta per far passare la misericordia sì».
L’accenno all’area caucasica aiuta Spadaro a descrivere il periplo che i viaggi del Papa stanno disegnando attorno all’Europa. «Senza mai passare dal centro – osserva –, proprio come fa un medico che, per rilevare il battito del cuore, si limita a toccare il polso. Quello di Francesco è lo sguardo di Magellano, che dall’America, estremo confine del mondo allora conosciuto, ha una percezione nuova di una capitale come Madrid ». In una chiave europea, e non soltanto italiana, va considerato per Spadaro il viaggio a Lampedusa, prima tappa di un percorso che ha poi toccato la Turchia e l’Albania, la Bosnia e la Polonia. Con una puntata al Parlamento europeo di Strasburgo, priva però di qualsiasi connotazione politica. «Anche per papa Bergoglio l’Europa ha radici cristiane – spiega Spadaro – ma queste non affondano nel passato, nella nostalgia per un’epoca ormai conclusa come quella costantiniana. Oggi le radici d’Europa stanno nella lavanda dei piedi, nella volontà di accogliere, di pensarsi non come spazio da difendere ma come processo di integrazione».
E tutto questo come si fa? «Ancora non lo sappiamo – ripete Spadaro – , ma almeno sappiamo che cosa non fare. Trovo scandaloso il coro di quanti, anche nella Chiesa, vorrebbero una religione a mano armata, pronta a trincerarsi dietro barriere di filo spinato. L’unico filo spinato che un cristiano conosce è quello della corona di spine. Amare il nemico è difficile, sono il primo a saperlo, eppure è questo che il Vangelo ci chiede. Pretendere, come fanno alcuni, che il Papa condanni l’islam in blocco significa non aver compreso gli obiettivi del terrorismo jihadista, che si alimenta di una mistica dello scontro che è l’esatto contrario della misericordia. Solo sottraendoci a questa logica apocalittica potremo trovare una risposta alla grande domanda che Francesco sta ponendo all’Europa. E questa domanda non è ‘chi sei?’, ma ‘che cosa speri?’».