Il teologo Kruip: “La Chiesa cattolica può imparare di più sulle questioni morali?”
Articolo del teologo tedesco Gerhard Kruip* pubblicato sul sito cattolico Katholisch (Germania) il 29 novembre 2018, prima parte, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Come esperto cattolico di etica sociale cattolico, Gerhard Kruip studia anche l’insegnamento morale della Chiesa. Un ulteriore sviluppo è arrivato quest’anno dal Vaticano. Per questo è tanto irritato dalle dichiarazioni del cardinale Gerhard Ludwig Müller su un ateismo che – si suppone – si diffonde nella Chiesa e nella teologia.
Nella sua lettera post-sinodale del 2016, Amoris laetitia, papa Francesco sottolinea che Dio ama «la gioia dell’essere umano» (AL 149). Pertanto non si deve intendere “la dimensione erotica dell’amore” come un male tollerato o come un peso, ma piuttosto considerarla come un “dono di Dio” (AL 152). C’è una certa tensione tra questo e le affermazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, dove, al n. 2351, il godimento del piacere sessuale è visto come “disordinato” e quindi “impudico”, “quando è ricercato per se stesso”. Si può notare che la Chiesa nel tempo ha evidentemente imparato qualcosa di nuovo su questo punto e ha giudicato in modo più positivo la sessualità e il piacere che l’accompagna.
Se si prende sul serio anche che la sessualità non ha solo funzione di procreazione, ma è “linguaggio interpersonale”, “espressione d’amore” in cui le persone si incontrano “con venerazione” (AL 151), allora occorre chiedersi se questo non dovrebbe essere possibile anche tra innamorati dello stesso sesso. Anche per loro, che per natura e senza averlo deciso sono omosessuali, la sessualità può essere un’espressione di amore reciproco.
C’è sempre stato un progresso nel sapere
C’è un ampio consenso esegetico su questo punto: i brani biblici citati contro l’omosessualità (Gen 19, 1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,10; 1 Tm 1,10) non possono giustificare tale divieto. Questo è stato anche il suggerimento dato da padre Ansgar Wucherpfennig, motivo per cui gli era stato inizialmente rifiutato il “Nihil obstat” come rettore del St. Georgen Theological College. Oggi la maggior parte dei cattolici, la maggior parte dei teologi e sempre più vescovi in Germania (anche se non lo dicono a voce alta) sono giunti alla convinzione che gli atti omosessuali, almeno quando sono espressione di una relazione d’amore in cui ciascuno si assume la responsabilità per l’altro, non sono qualcosa che è assolutamente “disordinato” (come afferma il Catechismo al n. 2357). In ogni caso, deve essere consentito discutere apertamente se non sia necessario fare progredire l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità.
Per inciso, ci sono stati tali progressi nel sapere nel corso della storia. L’esempio più recente è la condanna morale della pena di morte , che nella precedente tradizione ecclesiastica fino al catechismo del 1992 era considerata quasi universalmente legittima. Ma ci basterebbe anche soltanto leggere attentamente le condanne del Syllabus errorum del 1864 (un documento con cui papa Pio IX condannava i presunti errori della modernità) per giungere alla conclusione che la Chiesa da allora – grazie a Dio! – ha imparato molto. Altrimenti la Chiesa Cattolica condannerebbe ancora oggi la libertà di stampa e di espressione e continuerebbe a sostenere che la religione cattolica deve essere la religione di Stato e ad affermare che non c’è salvezza al di fuori della Chiesa Cattolica Romana. Dal punto di vista odierno, il Syllabus errorum non è un elenco di errori di quell’epoca, ma in gran parte un elenco di errori a cui la Chiesa era allora soggetta e che da allora ha corretto.
I diritti umani, che oggi appartengono ovviamente alla dottrina sociale della Chiesa, furono riconosciuti per la prima volta da Giovanni XXIII (Pacem in terris del 1963). Particolarmente evidenti sono i progressi compiuti in materia di diritto alla libertà religiosa, accettato dalla Chiesa solo nel 1965, attraverso la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae. In tutti questi processi la Chiesa ha seguito con un certo ritardo i processi di apprendimento morale delle società in cui vive. Oggi nessuno lo vedrebbe come un adeguamento ingiustificato allo spirito del tempo, anche se molti contemporanei all’epoca hanno rivolto con decisione tale rimprovero. Allora è assolutamente possibile che anche in futuro saranno completati simili processi di apprendimento morale, ritenuti urgenti con ampio consenso all’interno della Chiesa, specialmente quando si tratta di questioni di etica sessuale.
Se la Chiesa si rifiutasse di farlo, non potrebbe più affermare che “la gioia e la speranza, il dolore e la paura delle persone di oggi, specialmente dei poveri e degli afflitti di ogni genere” sono “anche gioia e speranza, dolore e paura dei discepoli di Cristo”. Perderebbe ogni rilevanza e non sarebbe più all’altezza della sua missione di evangelizzazione.
*Il teologo Gerhard Kruip insegna antropologia cristiana ed etica sociale all’Università Johannes Gutenberg di Magonza (Germania).
Testo originale: Kann die Kirche in moralischen Fragen dazulernen?