Il testo sull’omosessualità dei vescovi polacchi, un attacco maldestro al documento pontificio “Che cosa è un uomo”
Riflessioni di don Don Gian Luca Carrega*
Intanto vi ringrazio per l’immenso lavoro di traduzione, che è stato un servizio prezioso per la Chiesa e per la verità, mettendo a nudo l’inconsistenza di un documento presuntuoso quanto ignorante.
Purtroppo, proprio perché non esiste (ancora) una traduzione ufficiale o attendibile, dobbiamo essere cauti nelle valutazioni e non cadere in qualche riferimento troppo preciso che potrebbe essere viziato da una traduzione erronea. Ma quanto è scritto si presta già ad una critica serrata e precisa che qui espongo.
Il capitolo III presenta un attacco al Documento della Pontificia Commissione Biblica “Che cosa è l’uomo?” (dicembre 2019) che appare maldestro sia nelle intenzioni che nei contenuti. L’accusa che viene mossa, in maniera piuttosto esplicita, è di avere sposato “nuove interpretazioni” che vanno contro il magistero in nome di teorie moderne e del desiderio di compiacere il pubblico contemporaneo. E così viene bollata come stravagante la condanna di Sodoma in virtù del peccato di inospitalità rispetto alla proverbiale sodomia dei suoi abitanti.
Naturalmente alla base di queste critiche c’è la convinzione che il magistero è una realtà monolitica impermeabile allo sviluppo delle conoscenze e al progresso degli studi, una posizione che si commenta da sola in ambito accademico.
Ma l’aspetto più fazioso è costituito dalla totale infondatezza delle critiche. Basterebbe, infatti, frequentare un poco l’esegesi dei Padri della Chiesa per rendersi conto che le cosiddette “nuove interpretazioni” sono le stesse che essi sostenevano nei loro commentari.
Tanto per fare un esempio, Efrem il Siro, diacono e dottore della Chiesa, nel suo Commento alla Genesi (§16) mette in stretta connessione l’episodio di Sodoma con quello del capitolo precedente alle Querce di Mamre.
Sant’Efrem osserva acutamente che Dio ha voluto mettere alla prova l’ospitalità di Abramo e quella dei Sodomiti e ha voluto agire senza farsi condizionare dai pregiudizi: “Non è che Dio, che aveva appena detto i loro peccati erano molto gravi (Gen 18,20), non sapesse che avevano peccato. Questo fu un esempio per i giudici, perché non giudicassero con pregiudizio, neppure quando si basavano su una diceria affidabile” (ibidem).
Siamo nel IV secolo e la lobby LGBT che condiziona l’esegesi non esiste ancora. Ma Efrem è un uomo intelligente che legge il testo biblico per ascoltare quello che dice, non per attribuirgli il senso che vuole dargli.
Ecco, il punto è questo: bisognerebbe giudicare in maniera equanime, mettendosi in ascolto della realtà e non dei propri pregiudizi, leggendo la Scrittura con cuore aperto, non per puntellare argomentazioni preconfezionate.
* Don Gian Luca Carrega è docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà teologica di Torino e direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura della diocesi di Torino e, su mandato ricevuto dal suo arcivescovo, si occupa anche delle attività pastorali per le persone LGBT e i loro familiari.