Il triangolo rosa da destino crudele a simbolo di solidarietà
Articolo di Jason P. Ruel tratto da BellaOnLine. The Voice of Women (2001), liberamente tradotto da Marius
I nazisti utilizzavano un triangolo rosa per indicare gli omosessuali. Sebbene gli omosessuali fossero solo uno dei gruppi presi di mira per lo sterminio, purtroppo, è il gruppo che la storia spesso ha dimenticato. Il triangolo rosa sfida chiunque a negare la storia. Come quasi tutti sanno, il triangolo rosa è un simbolo preso direttamente dai campi di concentramento nazisti. Di solito, quando si menzionano i campi di concentramento e i nazisti, la maggioranza delle persone tende giustamente a pensare agli ebrei e all’Olocausto. Spesso si ignora o si trascura nella storia il fatto che un gran numero numero di prigionieri omosessuali si trovavano negli stessi campi di concentramento.
La vera storia del triangolo rosa cominciò prima della seconda guerra mondiale. Il Paragrafo 175, una clausola del diritto tedesco, vietava i rapporti omosessuali (proprio come, al giorno d’oggi, molti stati negli U.S.A. hanno leggi sui “reati contro natura”).
Nel 1935, durante la sua ascesa al potere, Hitler sviluppò questa legge sino a includervi non solo il bacio e gli abbracci fra omosessuali, ma persino l’avere fantasie omosessuali. Si stima che, solo tra il 1937 e il 1939, circa 25.000 persone furono condannate ai sensi di questa legge, e furono mandate prima in prigione e poi nei campi di concentramento. La loro condanna includeva anche la sterilizzazione, più comunemente sotto forma di castrazione.
Nel 1942, Hitler stabilì per gli omosessuali la pena capitale. I prigionieri nei campi di concentramento nazisti erano etichettati secondo i loro crimini in base a triangoli colorati rovesciati. Si distinguevano i criminali “normali” per mezzo di un triangolo verde, i prigionieri politici con triangoli rossi e gli ebrei attraverso due triangoli gialli sovrapposti nella forma del “Magen David” (o “Stella di Davide”, il simbolo ebraico più comune). I prigionieri omosessuali erano etichettati con triangoli rosa. Gli ebrei gay – la forma più bassa di prigionieri – avevano come simbolo un triangolo giallo e uno rosa sovrapposti.
Questo sistema contribuì a creare una gerarchia sociale tra i prigionieri, e si racconta che i detenuti col triangolo rosa fossero sottoposti ai lavori più pesanti, a molestie e a violenze fisiche continue sia da parte delle guardie sia degli altri prigionieri. (…) A differenza degli innumerevoli prigionieri ebrei, i detenuti omosessuali non furono spediti in massa nei campi di sterminio di Auschwitz, laddove, tuttavia un gran numero di uomini gay furono giustiziati insieme ad altri prigionieri non ebrei. La tragedia si verificò in realtà dopo la guerra. Quando gli Alleati sconfissero la Germania e il regime nazista, furono liberati dai campi i prigionieri politici ed ebrei che erano sopravvissuti (i criminali comuni – assassini, stupratori, ecc. – non furono scarcerati per ovvie ragioni).
Al contrario, i prigionieri omosessuali non furono mai rilasciati, perché il Paragrafo 175 rimase in vigore nella Germania dell’Ovest fino al 1969.
Mentre questi uomini innocenti vedevano liberare i loro compagni di prigionia, essi rimasero carcerati per altri 24 anni.
Negli anni ’70 il triangolo rosa cominciò ad essere associato al movimento di liberazione degli omosessuali. Quando persone, in particolare figure pubbliche come i legislatori, venivano in contatto con questo simbolo, rischiavano di essere associati ai nazisti se tentavano di umiliare o perseguitare i gay apertamente.
Nel 1980, quando la popolarità del triangolo cominciò davvero a decollare, l’ACT-UP (AIDS Coalition To Unleash Power) lo adottò come proprio simbolo, ma lo mise in posizione verticale per suggerire una lotta attiva, piuttosto che una rassegnazione passiva. Mi è stato anche riferito che ci sono persone che portano sui vestiti dei triangoli con la punta verso l’alto se conoscono personalmente qualcuno che è morto di AIDS.
Comunque, il triangolo rosa rimane sicuramente un simbolo saldamente legato all’oppressione e alla lotta contro di essa, e rappresenta il voto che non si permetta mai più che si ripeta un altro Olocausto. Proprio come la parola “queer”, il triangolo rosa è un simbolo di odio che è stato recuperato e che ora è sinonimo di “orgoglio”.
Quando la guerra fu definitivamente conclusa, molti omosessuali rimasero prigionieri nei campi di concentramento fino al 1969, quando il paragrafo 175 fu abrogato nella Germania Occidentale. Fu negli anni ’70 che il triangolo rosa venne adottato da molti gruppi di diritti dei gay, perché richiamava – allora come adesso – l’attenzione sull’oppressione e sulla persecuzione. Negli anni ’80, l’ACT-UP (AIDS Coalition To Unleash Power) iniziò a usare un triangolo rosa con la punta verso l’alto, per esprimere una lotta attiva, piuttosto che una passiva rassegnazione al destino. Oggi, per molti, me compreso, il triangolo rosa è un autentico emblema di orgoglio, solidarietà e unità.ù
Testo originale: The Pink Triangle – Cruel Fate or Solidarity