Il vescovo anglicano Spong: “Sull’omofobia nessun compromesso è possibile”
Testo del vescovo anglicano John Shelby Spong scritto il 15 dicembre 2004, tradotto da Fabio
Il vescovo anglicano John Shelby Spong, ex titolare della Diocesi di Newark (USA), balzò all’onore delle cronache nel 1989, primo vescovo ad ordinare un sacerdote dichiaratamente omosessuale. Nel 2004, il vescovo Spong ha scritto un breve saggio dall’eloquente titolo:“Sull’omofobia nessun compromesso è possibile”, che pubblichiamo per la prima volta in italiano.
Ho recentemente ascoltato una serie di illuminanti conferenze sulla Guerra di Secessione Americana tenute da Gary Gallagher, professore di Storia all’Università della Virginia. Tempo fa, il professor Gallagher ebbe modo di analizzare il fallimento della leadership politica americana nel trovare un compromesso sulla schiavitù nei giorni e negli anni che poi condussero alla secessione e alla catastrofica e sanguinosa guerra civile.
C’era all’epoca il preoccupato tentativo di tenere insieme nell’Unione, stati schiavisti e stati liberi per assicurare il bilanciamento del potere al Senato. Henry Clay del Kentucky, “il grande fautore del compromesso” aiutò nell’impresa di dividere il West così che questo bilanciamento fosse preservato durevolmente.
La schiavitù, comunque, non era una battaglia politica che potesse essere negoziata; era piuttosto una battaglia morale che non si prestava al compromesso. Contro questa mortale concezione, si oppose una nuova coscienza. La schiavitù non poteva essere parzialmente morale o morale sotto certe condizioni. Era morale o immorale. Senza via di mezzo.
In un dibattito sulla schiavitù, coloro che condividevano la nuova coscienza erano abbastanza chiari. Gli esseri umani non possono essere tenuti in catene. Questa nuova coscienza sfidava quelle norme che suggerivano che alcune persone non potessero qualificarsi come esseri umani; che alcune persone erano primitivi, incapaci come bambini, creati per essere servi e fossero fatti, dunque, per null’altro che per i lavori manuali.
Nell’ambito di questa convinzione, la schiavitù era ritenuta moralmente accettabile e coloro che attuavano questa convinzione credevano che la schiavitù fosse virtuosa, arrivando a giustificare questa idea dal momento che gli schiavi ricevevano i benefici di una vita più sana, più longeva e fondata sulle meravigliose opportunità offerte da una terra civilizzata e cristiana.
Questi argomenti suonano strani, anche ostili, a noi oggi ma le idee della superiorità razziale erano ancora potentemente in vigore nel mondo occidentale del XX secolo, al punto che contribuirono a scatenare la Seconda Guerra Mondiale che costò la vita a oltre cento milioni di persone.
Ho pensato a questo periodo storico quando ho letto che la mia Chiesa, la Comunione anglicana, sta cercando, per il “bene dell’unità”, di accomodare divergenti opinioni in materia di omosessualità. Il governo della Chiesa si sta comportando come se la negoziazione sia possibile in questo conflitto, anche se è ovvio il fatto che l’omosessualità, come la schiavitù, è un tema morale insensibile a compromessi. Ancora una volta, il dibattito oppone una coscienza emergente contro una concezione mortale.
La vecchia soluzione asserisce che l’omosessualità è una scelta compiuta da uomini cattivi pervertiti e subumani. Non può dunque essere tollerata. Le persone depravate che scelgono questo “stile di vita” devono essere convertite o rimosse senza che possano nuocere all’ordine sociale; se sono omosessuali a causa di una malattia mentale devono essere curati o isolati senza che infettino la salute degli altri.
Quella è la posizione, nuda e cruda, che è tenuta da coloro che chiamano se stessi cristiani conservatori o tradizionalisti. Io sospetto, basandomi sui risultati di una recente elezione politica, che essi siano la maggioranza del corpo elettorale americano di oggi. Essi sono comunque una maggioranza in crisi perchè le statistiche indicano che questo punto di vista è in declino.
Difendere questa posizione sostenendo che il rifiuto di accettare questa prospettiva distruggerà “l’unità della Chiesa”, è un’idea fallimentare. Intrappolati all’interno di concezioni mortali, questi cristiani sono convinti che chi non è d’accordo con loro sia nell’immoralità o nell’anarchia morale.
La nuova coscienza emergente, dall’altro lato, rifiuta ogni virgola di quella concezione. Asserisce che le persone omosessuali non sono affatto depravate o mentalmente disturbate, dal momento che l’orientamento sessuale non è una scelta; ma qualcosa a cui si è chiamati. E’ come la crescente consapevolezza di essere uomo o donna, parte di una particolare etnia o nazionalità o anche dell’essere destro o mancino.
Una società giusta e morale non può reggersi sul presupposto che alcuni esseri umani sono in realtà subumani o pervertiti sulla base di ciò che sono e non di ciò che fanno. Non ha alcuna importanza ciò che qualsiasi fonte di antica saggezza può averci tramandato. La Bibbia, per esempio, era una volta portata ad esempio per giustificare la schiavitù, per opporsi al progresso scientifico o per negare alle donne il raggiungimento dell’uguaglianza. Strumentalizzare la Bibbia su ognuno di questi argomenti era semplicemente sbagliato. Citarla oggi per sostenere il male dell’omofobia non è meno sbagliato. Questi sforzi falliranno come è capitato nel passato.
La tragedia è, comunque, che alcuni leader della Chiesa, sempre dalla parte sbagliata delle grandi questioni morali della storia, non sembrano imparare mai la lezione della storia, che qualsiasi pregiudizio una volta che è pubblicamento sfidato da una nuova coscienza, va in rovina.
Quando osservo il dibattito su questo argomento nelle varie chiese cristiane, si ripresenta spesso e volentieri il tragico fallimento della loro leadership. La gerarchia della Chiesa cattolica romana adotta semplicisticamente la vecchia concezione e si adopera dapprima per sfangarla, poi per renderla più presentabile.
Chiamano l’omosessualità “contro natura” o “una deviazione”, sollecitando a sopprimerla dove possibile e a tenerla sotto controllo dove non è possibile fare altrimenti. L’omosessualità, comunque, è stata incontrovertibilmente riscontrata in tutti i mammiferi superiori. Appare in proporzioni stabili e immancabili in tutte le razze umane in tutti i tempi e in tutti i luoghi.
Queste evidenze suggeriscono che l’omosessualità non sia affatto innaturale ma sia un aspetto minoritario del creato che appare abbastanza normalmente in tutte le forme di vita superiori. Inoltre, questa ostilità nella tradizione della Chiesa cattolica romana è rimasta inespressa fin quando si è saputo che una gran parte del clero attraverso i secoli fino ad oggi è fatto di uomini omosessuali.
Assistere allo spettacolo in cui i gerarchi di questa chiesa condannano ciò che è un fatto nelle vite dei suoi cardinali, dei suoi vescovi e dei suoi sacerdoti, è assistere a un atto disonesto o a una inconsapevole tortura psicologica.
Le chiese evangeliche e fondamentaliste proclamano da parte loro che questa antica concezione incarna l’eterna verità di Dio e qualsiasi tentativo di cambiarla è opera di Satana o di un secolarismo ateista che sta sfidando la parola di Dio in nome dell’immoralità. Ancora una volta, la nuova coscienza è là in attesa.
Nel 1988, i Battisti americani della Souther Baptist Convention hanno votato con una maggioranza del 90% “per riaffermare” la loro condanna dell’omosessualità come “comportamento ripugnante per Dio e condannata dalla Scrittura”.
Non hanno minimamente riconosciuto che qualsiasi concezione che è stata riaffermata non ha più senso. Le sole domande sensate sono quanto durerà il dibattito e quanta gente sarà ferita prima che il pregiudizio decada. Quando qualcuno tenta di difendere una soluzione mortale, il fallimento diventa inevitabile.
I leader delle chiese più importanti, consapevoli di una nuova coscienza, fingono che qualche compromesso sia possibile. Essi cercano di proteggere l’unità tentando di civilizzare il dibattito fino a quando si raggiunga il consenso. Essi vedono “l’unità della Chiesa” come un obiettivo valoroso anche se una unità forzata viola l’integrità dell’istituzione.
Potete immaginare la parte della Chiesa che dice no alla schiavitù che deve scusarsi per tormentare le coscienze degli schiavisti? Potete immaginare i leader della Chiesa dire agli schiavisti: “noi non ci esprimeremo sulla moralità delle vostre idee sugli schiavi, perché preferiamo mantenere unita la nostra comunità cristiana?” Potete immaginare di tollerare gli schiavisti perché non si separino con uno scisma della Chiesa? Può qualcuno immaginare una chiesa schiavista reclamare di essere il corpo di Cristo?
Se voi provate a sostituire la parola omosessualità alla parola schiavitù, questo è ciò che è oggi la realtà delle più importanti chiese cristiane. Se l’omosessualità è una condizione e non una scelta di vita, la continua violazione della dignità dei gay e delle lesbiche, al solo fine di preservare l’unità con la componente omofobica della Chiesa, è semplicemente immorale.
Non portare una ferma testimonianza a coloro che ancora giacciono nelle concezioni mortali del passato è girare le spalle al vero significato della venuta di Cristo. Immaginate se l’invito di Gesù fosse stato “Venite a me, alcuni di voi”, anziché “Venite a me, voi tutti”? Può forse la chiesa discriminare contro alcuni suoi figli e continuare a predicare la parola di Dio?
Sulla schiavitù non ci sono potuti più essere compromessi nel XIX secolo, perchè la schiavitù fu finalmente percepita come un problema morale. Sull’omosessualità non ci possono più essere compromessi nel XXI secolo perché se ne è compreso il significato morale.
Alle minacce di alcuni cristiani di abbandonare la Chiesa se le persone omosessuali sono accolte senza alcuna discriminazione, il corpo di Cristo dovrebbe essere pronto a rispondere: “Questa è una tua scelta, ma noi non possiamo venire a compromessi sulla verità per accontentare i tuoi pregiudizi. Le porte della Chiesa saranno aperte quando la tua coscienza sarà finalmente formata e tu deciderai di tornare, ma noi non rifiuteremo gli omosessuali ora per evitare di offendere voi. Se l’essenza di Cristo è riassunta nelle parole che il Vangelo di Giovanni gli attribuisce: “Sono venuto perché essi abbiano la vita, e ne abbiano in abbondanza”, allora la scelta è chiara.
L’omofobia svilisce la vita; non permette che ve ne sia in abbondanza. Deve essere fermata; non può essere tollerata, neanche addolcendola o edulcorandola.
Ai governanti delle Chiese di oggi dico: “Smettetela coi calcoli e le convenienze ecclesiastiche. Sottomettere la verità al compromesso non serve mai alla causa dell’unità. La chiamata di Cristo non è di essere tutto con tutti. Il tempo di negoziare e di trovare compromessi è finito.
Non importa se tu sei il Papa, l’Arcivescovo di Canterbury o un capo di qualche Chiesa cristiana nazionale o internazionale, è in gioco sia la tua integrità morale di servitore di Cristo, sia la tua capacità di parlare per conto di Cristo anche su altri temi. Non c’è via di uscita per aggirare questo imperativo morale.
La sola idea che voi possiate permettere ai politici di perpetrare discriminazioni contro gli omosessuali nelle legislazioni, mentre voi rimanete in silenzio o siete addirittura d’accordo, è imbarazzante. Se sarà necessario dividersi per far capire a questa generazione che l’omosessualità, come la schiavitù, non è un terreno morale negoziabile, allora per amor di Dio, dovrete pagare quel prezzo”.
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