Il Vescovo Barron: “la Chiesa deve accogliere le persone omosessuali e chiamarle alla conversione”
Articolo di Francis DeBernardo* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 13 ottobre 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La conferenza stampa di ieri [12 ottobre] in margine al Sinodo Vaticano sui giovani ha visto la presenza di un prelato molto noto negli Stati Uniti, il vescovo ausiliario di Los Angeles Robert Barron. Monsignor Barron ha un lungo curriculum di evangelizzazione attraverso la produzione di media e altri strumenti e molti lo considerano un punto di riferimento nella comunicazione cattolica per i giovani.
Durante il suo intervento, monsignor Barron ha parlato degli sforzi della Chiesa per raggiungere quel grande segmento della popolazione giovanile che non appartiene formalmente a nessuna Chiesa e a nessuna istituzione religiosa. Questo gruppo demografico, che sui questionari che indagano sull’affiliazione religiosa mette la crocetta sulla casella “nessuna”, negli ultimi cinque anni è stato oggetto di molte ricerche e discussioni negli ambienti cattolici. Molte delle persone che non appartengono a nessuna Chiesa affermano che i messaggi negativi sull’omosessualità provenienti dalla Chiesa Cattolica sono una delle ragioni principali del loro allontanamento dalla religione organizzata.
In un’intervista televisiva del 2017, monsignor Barron tentò di porre una pezza sulla relazione tra giovani e Chiesa Cattolica a proposito delle tematiche LGBT, dicendo che il “messaggio numero uno” diretto a lesbiche e gay dovrebbe essere: “Voi siete figli di Dio, amati da lui, accolti dalla misericordia di Gesù Cristo e invitati ad avere la vostra parte della vita divina. Siete figli di Dio, chiamati alla vita eterna”, aggiungendo poi che il punto di partenza per il ministero gay e lesbico dovrebbe essere l’inclusione, secondo lo stile tracciato da papa Francesco.
Oggi perciò, durante la conferenza stampa, ho chiesto a monsignor Barron, posto che i giovani percepiscono la Chiesa come ostile alle persone LGBT, e posto che lui stesso ha sottolineato l’esigenza di amore e inclusione, se pensasse sarebbe stato bene estendere il suo messaggio di inclusione al Sinodo tutto, invitando i giovani cattolici LGBT tra i delegati della gioventù che già partecipano alle discussioni. Ha riposto confermando il suo messaggio dell’anno scorso, secondo il quale “la prima mossa della Chiesa nei confronti di chiunque”, incluse le persone gay e lesbiche, “è andare verso gli altri e dire semplicemente che sono figli di Dio e amati da lui”. Ha poi però dichiarato “Detto questo, la Chiesa chiama però alla conversione. Gesù chiama, ma spinge sempre verso una vita in pienezza, perciò la Chiesa ha una serie di esigenze morali, che propone a tutti, e tutti chiama alla conversione. Esito a usare il termine ‘inclusione’, perché mi sembra un termine laico; preferisco dire ‘amore’. La Chiesa va incontro a tutti con amore, e amore significa volere il bene dell’altro. Talvolta, questo vuol dire invitare a un cambiamento di vita. Penso che la Chiesa si situi qui: ovviamente va incontro e ama, ma accettare e includere non vuol dire non chiamare alla conversione. [Per quanto riguarda] la presenza al Sinodo di gay e lesbiche, non saprei commentare. Non saprei in che modo tale decisione possa essere presa o non presa”.
Noi giornalisti non abbiamo avuto la possibilità di fare un’ulteriore domanda sull’argomento, ma se avessi potuto, avrei fatto notare che il vescovo non ha risposto ala mia domanda: non avevo chiesto perché ai giovani gay e alle giovani lesbiche non fosse stata data l’opportunità di partecipare al Sinodo, avevo chiesto se a lui sarebbe piaciuto che ci fossero. Non gli avevo chiesto nulla sulla decisione in sé, bensì la sua opinione, e lui non ha risposto. Durante il Sinodo sulla famiglia del 2015 chiesi all’arcivescovo di Chicago Blase Cupich se gli sarebbe piaciuto ascoltare le persone gay e lesbiche al Sinodo, e la sua risposta fu un immediato e incontrovertibile “Sì”; disse poi di avere ascoltato molte persone prima del Sinodo e di volerne sapere di più sull’esperienza famigliare di gay e lesbiche.
Non credo che con “conversione” monsignor Barron intendesse alludere alle “terapie riparative” che pretendono di cambiare l’orientamento sessuale, penso però che volesse dire che la Chiesa dovrebbe essere accogliente e compassionevole con gay e lesbiche, ma che dovrebbe anche incoraggiarli a una “conversione” del comportamento, vale a dire accettare la proibizione di avere relazioni sessuali. È un mia impressione che si basa su messaggi simili di altri vescovi e sacerdoti, che intendono “conversione” nel senso di accettare la dottrina cattolica. Naturalmente può averlo detto nel senso di convertirsi a una vita di fede, ma questo avrebbe significato che i milioni di persone LGBT cattoliche che sono già battezzate e membri a pieno titolo della Chiesa non esistono.
La mia domanda riguardava solo gay e lesbiche, non le persone trangender, e questo per due ragioni. Primo, nella sua intervista dell’anno scorso, il vescovo parlò solo di gay e lesbiche; secondo, conosco già il suo giudizio molto negativo sulle questioni d’identità di genere: nel 2015, dopo la transizione, molto pubblicizzata, di Caitlyn Jenner, monsignor Barron descrisse le identità transgender come una forma di gnosticismo, un’eresia cristiana dell’età antica, e arrivò a tracciare un’analogia tra le persone transgender e la pedofilia.
In tutte le conferenze stampa i vescovi e gli altri partecipanti al Sinodo non fanno che ripetere quanto sia cosa buona ascoltare voci così diverse e il fatto che i giovani stiano stimolando i vescovi a trovare soluzioni nuove e migliori per i vari ministeri; eppure, senza le voci dei giovani LGBT, questa varietà così tanto lodata in realtà è parziale.
* Francis DeBernardo lavora per New Ways Ministry dal 1992, prima come volontario poi, a partire dal 1994, come membro dello staff; dal 1996 è direttore esecutivo. Propone iniziative riguardanti cattolicesimo e tematiche LGBT nelle parrocchie, nelle diocesi, centri conferenze, università e comunità religiose in tutti gli Stati Uniti. È autore del libro Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (Il matrimonio omosessuale. Un punto di vista positivamente cattolico). È redattore e autore di Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie e opinioni sulle tematiche LGBT nella Chiesa Cattolica. Suoi articoli sono apparsi nelle riviste The National Catholic Reporter, Commonweal, The Advocate e The American Catholic. È stato l’oratore di punta alla conferenza su religione e tematiche LGBT tenutasi al primo World Pride di Roma nel 2000; è intervenuto anche alla conferenze interfede in occasione del World Pride di Londra nel 2012.
Testo originale: Bishop: Church Should Welcome Lesbian/Gay People, But Also Call Them to Conversion