Il vescovo francese Rivière si pronuncia contro i corsi “di guarigione dall’omosessualità” praticati nella sua diocesi
Articolo pubblicato sul mensile LGBT TÊTU (Francia) il 10 dicembre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Sessioni estive per “tornare” all’eterosessualità nei pressi di Chalon-sur-Saône, percorsi per invitare all’astinenza gli omosessuali a Paray-le-Monial… Il dipartimento di Saona e Loira (in Francia) sembra essere un terreno favorevole a quelle che vengono comunemente chiamate “terapie di conversione” o “riparative”, una serie di pratiche al confine tra la pseudopsicologia e il fondamentalismo religioso, che agiscono sottotraccia pretendendo di “guarire” dall’omosessualità. Logico quindi che il Journal de Saône-et-Loire abbia consacrato due dossier a questo fenomeno in espansione.
Un sindaco “molto inquietato da tali derive”
Il quotidiano regionale dà la parola per primo a Benoît Berthe, un giovane i cui genitori, molto cattolici, hanno voluto che si sottoponesse, tra i suoi quindici e diciotto anni, a delle sedute per “guarire” dall’omosessualità. Il giornalista Nicolas Desroches si è interessato poi a Torrents de vie, la succursale francese di Desert Stream/Living Waters, associazione evangelica conservatrice americana che dal 1995 organizza, in un certo numero di città, seminari estivi e gruppi di condivisione per, tra le altre cose, “guarire” gli omosessuali.
Negli ultimi anni le sessioni estive si sono tenute a Lux, paese nei dintorni di Chalon-sur-Saône. Intervistato dal Journal de Saône-et-Loire, il sindaco Denis Evrard si dice “molto inquietato da tali derive”. Il sindaco ha ricevuto, dopo la messa in onda di un documentario su tali terapie, “molte mail per [mettermi in guardia]. Non so cosa si possa fare concretamente, ma state sicuri, ce ne stiamo occupando”.
“Favorire il risveglio della libertà profonda”
Ci soffermeremo però soprattutto su un’altra intervista, che compare nella stessa pagina, quella di Nicolas Desroches a monsignor Benoît Rivière, vescovo di Autun, Chalon-sur-Saône e Mâcon, in cui lo interroga sulle “terapie di conversione” per sapere “cosa pensa la Chiesa su questo genere di pratiche”.
La risposta del vescovo è piuttosto chiara: “Effettivamente esistono delle proposte in tal senso, e so che bisogna distinguere le proposte rivolte alle persone omosessuali che intendono ristorarsi spiritualmente da quelle che provengono da gruppi che pretendono di modificare le loro inclinazioni psicoaffettive: in quest’ultimo caso, la Chiesa assolutamente non collabora. Quali che siano le disposizione della psiche di una persona, l’opera educativa della Chiesa consiste sempre nel favorire il risveglio della libertà profonda”.
“Il messaggio è chiaro”
Cyrille de Compiègne, vicepresidente dell’associazione cristiana LGBT+ David & Jonathan, esprime a TÊTU la sua soddisfazione per la presa di posizione del vescovo: “La terminologia che usa dimostra che ha capito di cosa sta parlando. Siamo soddisfatti che abbia compreso il problema della confusione tra il piano spirituale e quello psicologico”.
Per quanto ne sappiamo, monsignor Benoît Rivière è il secondo vescovo francese a rendere pubblico il suo punto di vista sui percorsi che pretendono di “guarire” l’omosessualità; il primo è stato monsignor Luc Crepy, il vescovo di Puy-en-Velay che ha ripreso il controllo di Agapè, uno dei campi a cui era stato mandato il giovane Benoît Berthe. Scrive il vescovo nel suo libro Dieu est amour: “Dio mi accoglie così come sono. L’orientamento omosessuale non è qualcosa che si cambia a comando”.
Intervistato da TÊTU Benoît Berthe, vittima delle “terapie di conversione” durante l’adolescenza, vede [nel gesto del vescovo] “un segnale positivo, un passo in avanti”: “Il messaggio è chiaro: la Chiesa non deve sostenere queste pratiche. Questo dovrebbe far riflettere molti credenti persuasi che tali terapie funzionino e aiutino le persone omosessuali”.
Benoît si lamenta però del “silenzio assordante” da parte della Conferenza Episcopale, che costituisce il vertice della gerarchia cattolica francese, la quale non ha emesso dichiarazioni ufficiali sul tema, recentemente molto presente sui media: “Noi vittime, credenti o meno, siamo numerose, e facciamo appello alle Chiese perché prendano pubblicamente posizione contro queste terapie, e anche perché agiscano per proibirle”.
“Inutili e rischiose”
Oranne de Mautort, direttrice del Servizio Nazionale Famiglia e Società della Conferenza Episcopale Francese, contattata da TÊTU, è molto chiara sulla posizione della Chiesa Cattolica: “Le terapie di conversione esistono, ma la Chiesa non le raccomanda e non le ha mai raccomandate. Sono inutili e rischiose. Ma condannarle e basta non è sufficiente: bisogna ascoltare le vittime”. E bisogna anche invitare le vittime, se lo desiderano, a rivolgersi al servizio d’aiuto contro le derive settarie nelle comunità cattoliche, offerto dalla Conferenza Episcopale. La Conferenza pubblicherà un comunicato? “Non saprei dirlo” replica Oranne de Mautort.
Courage è stata risparmiata
Secondo Cyrille de Compiègne, questo relativo silenzio potrebbe essere rivelatore “del fatto che non tutti sono d’accordo sul tema”; infatti una manciata di diocesi (Fréjus-Tolone, Parigi, Lione et Bayonne) hanno sostenuto Courage, un programma americano arrivato in Francia nel 2015 che si ispira agli Alcolisti Anonimi e promuove l’astinenza per le persone omosessuali. Le istituzioni cattoliche sono piuttosto reticenti a criticare Courage: “Courage non è Torrents de vie, non esageriamo: in termini di filosofia, non hanno nulla da spartire” afferma Oranne de Mautort.
Questo è un errore per Benoît Berthe, i cui genitori hanno assistito per tre estati di fila alle sedute di Courage a Paray-le-Monial: “Courage invita a essere inibiti sessualmente e all’astinenza forzata, per non cadere nell’omosessualità. Rimane una tecnica pericolosa, accompagnata da discorsi che deformano l’omosessualità e la farciscono di sensi di colpa. È una forma di violenza nei confronti delle persone omosessuali”.
“Libertà religiosa”
Sempre nel Journal de Saône-et-Loire, monsignor Benoît Rivière viene intervistato a proposito dell’indagine in corso all’Assemblea Nazionale. Portata avanti da una deputata della République en Marche e un deputato della France Insoumise, l’indagine parlamentare cerca di fare luce su tali terapie e di arrivare a una proposta di legge per proibirle.
Un comunicato su tale indagine sarà diffuso dall’Assemblea mercoledì 11 dicembre [2019]. Il vescovo di Autun dichiara a tal proposito: “Ho fiducia nella serietà dei lavori parlamentari. Sono convinto che questa indagine non abbia lo scopo di limitare la libertà religiosa”.
A cosa allude monsignor Rivière? Secondo Oranne de Mautort fa forse riferimento a Famille chrétienne, periodico cattolico molto conservatore, che a inizio ottobre ha intitolato il suo dossier sulle terapie riparative “Omosessualità: la Chiesa sarà presto fuorilegge?”, prendendo, in modo nemmeno troppo coperto, le difese del gruppo Courage.
“È un contrattacco da parte di Courage e Torrents de vie” dice Cyrille de Compiègne, la cui associazione David & Jonathan sostiene il progetto di legge: “Secondo questi gruppi, è necessario il pluralismo religioso e non siamo tutti obbligati ad avere la stessa opinione. [Monsignor Benoît Rivière] sembra essere vicino a chi utilizza questo genere di argomenti”.
Nemmeno Benoît Berthe è convinto di tale strategia di difesa delle “terapie di conversione”, che secondo lui “ribalta totalmente il discorso: non si tratta di accusare, umiliare o aggredire le religioni, ma di tendere la mano per incoraggiare le Chiese a essere più inclusive e umane”.
Testo originale: Un évêque français condamne les « thérapies de conversion »