Il viaggio in Messico di Papa Francesco visto attraverso gli occhi delle persone LGBT
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 19 febbraio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Prima della visita di papa Francesco al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, la rivista Borderzine ha pubblicato un articolo in cui ha intervistato i cattolici omosessuali che vivono vicino al confine, sul loro entusiasmo di vedere il pontefice nella loro regione.
Benjamin Alire Saenz, un ex prete, gay e cattolico, ha detto del pontefice: “Mi piace che stia venendo qui…[Lui] rappresenta il cattolicesimo, ma in tutta la sua diversità… Non condanna le persone per il semplice fatto che sono omosessuali, così certamente mi fa sentire che, almeno lui, sta pensando a noi. Non vuole allontanare le persone omosessuali e penso che abbia molto da dirci”.
Gilbert Lopez, uno studente cattolico dell’Università del Texas, a El Paso, dice che le parole compassionevoli di papa Francesco, specialmente il suo famoso “Chi sono io per giudicare?”, lo hanno aiutato a fare coming-out. Ha raccontato a Borderzine: “Quando non accettavo la mia sessualità, quando entravo in contatto con altri omosessuali, stavo male. Molti omosessuali si sono allontanati (dalla chiesa) ed è molto triste vedere come si rivoltano contro Dio e la religione a causa della violenza che subiscono dalle persone cristiane”.
Lopez ha espresso la speranza che l’atteggiamento di Francesco, sintetizzato in quel “Chi sono io per giudicare?”, porti nella Chiesa cattolica una maggiore accoglienza delle persone LGBT. Ha ribadito il suo entusiasmo per la visita del Papa al confine (del Messico), dichiarando che l’avrebbe aspettato come “latinoamericano, cattolico e gay” e che questa esperienza avrebbe “unito tutte queste diverse parti di me”.
Nonostante la recente e ripetuta condanna di Papa Francesco dei matrimoni omosessuali, durante il suo incontro con il patriarca russo Cirillo ed anche nel discorso alla Sacra Rota di gennaio, perché alcuni cattolici omosessuali e transessuali rimangono entusiasti o speranzosi davanti a questo Papa? Credo che la risposta, anche se parziale, è evidente in questi esempi che possiamo trarre della sua visita apostolica in Messico.
1. Papa Francesco esige vescovi migliori. Egli comprende che, in un mondo dove molti sono scettici rispetto alle istituzioni religiose, serve solo un’autentica guida pastorale che metta al primo posto la misericordia. Indirizzandosi ai vescovi del Messico il Papa ha affermato che il momento attuale “richiede un’attenzione pastorale alle persone e ai gruppi che sperano di incontrate il Cristo vivente”. Ha aggiunto “Solo una Chiesa che sappia dare riparo alle donne e agli uomini che bussano alle sue porte sarà capace di parlare loro di Dio. Se non sappiamo come decifrare le loro sofferenze, se non sappiamo come capire i loro bisogni, allora non possiamo offrirgli niente.”
Nella comunità LGBT e tra i loro familiari e i loro amici, molti cercano Dio, ma sono ancora ostacolati da numerosi pastori e dalla gerarchia della Chiesa. Dal momento che per decenni non sono riusciti ad ascoltare o hanno avuto uno spirito capace d’incontro, molti membri della gerarchia sono tristemente incapaci di esprimere la loro compassione per le sofferenze delle persone LGBT e non vogliono conoscere le loro necessità.
Questo problema lascia la Chiesa incapace di ricevere i doni delle persone LGBT nella loro interezza. La creazione, da parte di papa Francesco, di nuovi vescovi sta aiutando a rinnovare la guida della Chiesa e su questa linea troviamo anche le esortazioni (del Papa) ai suoi fratelli vescovi.
2. Papa Francesco vede la famiglia in un contesto più ampio. Chiaramente (Papa Francesco) disapprova il matrimonio gay e lo dice, ma papa Francesco diverge dagli altri capi della Chiesa rifiutandosi di focalizzarsi solo su questa opposizione quando discute di famiglia.
Parlando alle famiglie allo stadio di Tuxtla-Gutierrez, ha detto che la famiglia “su diversi fronti… è indebolita e messa in dubbio” e ancora una volta ha fatto riferimento alla colonizzazione ideologica in termini ambigui.
Ma papa Francesco non include il matrimonio gay come una minaccia, mettendo invece in evidenza tendenze contemporanee come la paura dell’amore, l’isolazionismo sociale e l’ossessione per la ricchezza, come i tre principali danni per la vita della famiglia. Prima del suo discorso hanno parlato alla folla una coppia cattolica divorziata e risposata civilmente ed una ragazza-madre. Le loro riflessioni sono state ascoltate con attenzione dal Papa.
Io e Papa Francesco potremmo non essere d’accordo su cosa precisamente sia una famiglia o cosa minaccia il matrimonio, ma siamo d’accordo sull’importanza della famiglia e sul mandato ecclesiastico di provvedere alla cura pastorale per tutte le famiglie. Credo che sia un terreno comune sul quale possono nascere davvero nuovi discorsi sulla vita famigliare, già intravisti nel corso del sinodo sulla famiglia.
3. Papa Francesco si oppone alla violenza dell’esclusione. Egli riconosce quello che il teologo protestante Miroslav Volf chiama la “violenza di esclusione.” Parlando ai lavoratori, ha rifiutato la moderna economia che esclude le persone e che promuove una cultura “dell’usa e getta”. Ha detto: “Tutti noi dobbiamo lottare per fare in modo che il lavoro sia un momento di umanizzazione, che guardi al futuro; che sia uno spazio per costruire la società e la partecipazione di ogni persona ad essa… [Per] trasformare la società in una cultura capace di promuovere uno spazio dignitoso per tutti.”
Più di sessanta pastori sono stati “allontanati” dal loro ministero nella Chiesa, per motivi legati alla loro vicinanza alla realtà delle persone omosessuali. Queste ingiustizie li hanno privati del ministero che le rendeva persone a tutto tondo ed ha privato la Chiesa del loro prezioso contributo.
Papa Francesco potrebbe anche non capire del tutto i modi in cui la Chiesa ferisce le persone, ma non fa male vedere la sua preoccupazione per l’esclusione presente nella Chiesa, anche alla luce di quanto ha appena detto. In effetti, le migliaia di cattolici che si oppongono alla ingiustizie che subiscono i loro pastori testimoniano questo.
4. Papa Francesco si rifiuta di mettere paletti all’amore di Dio. I cattolici omosessuali e i loro cari hanno sperimentato troppo spesso che i loro fratelli, cattolici come loro, parlano dell’amore di Dio in modo assai restrittivo. Rifiutare i sacramenti alle persone o negare di riconoscere l’esistenza dell’amore divino in una relazione o la santità presente nell’identità di ciascuno, sono tutti parametri che sono falsamente imposti all’amore di Dio. Il papa rifiuta con forza questo modo di porsi. Parlando ai carcerati, il papa ha detto ancora che l’amore di Dio è vasto, sempre presente e esiste per ogni persona:
“Insieme a voi e con voi oggi, voglio rinnovare una volta di più la confidenza che Gesù ci spinge ad avere: la misericordia che abbraccia ognuno e si trova in ogni angolo del mondo. Non c’è luogo al di là dell’abbraccio misericordioso [di Dio], nessuno spazio o persona che non possa toccare”.
Durante i suoi tanti viaggi apostolici, dal 2013, Papa Francesco solitamente ha dato la priorità alle visite di luoghi e di comunità che stavano ai margini, come la città di Ciudad Juarez al confine tra Stati Uniti e Messico. Per sua stessa ammissione, il Papa cerca di portare l’amore di Dio e l’attenzione del mondo proprio in queste realtà.
Forse non ha ancora prestato abbastanza attenzione a quelli che vivono ai margini della Chiesa, come alle persone omosessuali e a quelle transessuali, ma portando la Chiesa ad essere “una Chiesa povera per i poveri” sta creando le condizioni perché i cattolici vadano ai margini della nostra Chiesa, e di lì riscoprano l’esperienza centrale di chi vive a suoi margini. Ecco perché condivido le speranze di Lopez e Saenz descritte all’inizio di questo articolo.
Per chi si occupa della costruzione di una Chiesa cattolica giusta e inclusiva, ci sono tante ragioni per sperare in Papa Francesco. Rimangono comunque problemi seri, ferite mai guarite e nuove sofferenze che sono state imposte. Ma, ogni volta che il papa viaggia io seguo le sue visite, guardando i video e leggendo i suoi testi, mi sento sollevato.
Non è il tipo di Papa che improvvisamente vuole celebrare un matrimonio gay sull’altare di San Pietro. Non ordinerà sacerdoti donna. Ma è il papa che dice, “andate nel mondo e operate il vostro ministero nella realtà della vita!”. E una volta che questo succede è la Chiesa che, guidata dallo Spirito, non può fare a meno di cambiare incontrando la bellezza del popolo di Dio in tutte le sue differenze.
Il rinnovamento della Chiesa si riconosce solo dopo che c’è già stato. Per esempio la recente approvazione della lavanda dei piedi alle donne, il Giovedì Santo, ha mostrato un cambiamento che era già un’effettiva realtà per molti cattolici.
Anche ora la Chiesa sta cambiando anche se non lo possiamo vedere, nonostante molti vescovi si rifiutino di vedere tale trasformazione. Ora, più che mai, è il momento per noi cattolici di entrare in questo spazio di libertà creato da Papa Francesco per svolgere la nostra opera per la giustizia nella Chiesa.
Un gruppo di donne immigrate, che hanno camminato per cento miglia per vedere il Papa, hanno cantato lungo il cammino: “Francisco, escucha! Estamos en la lucha!”. “Papa Francesco, ascolta. Stiamo ancora lottando“.
Testo originale: Examining Pope Francis’ Apostolic Visit to Mexico Through a Pro-LGBT Lens