Il viaggio di “Tecnologia Filosofica” per riflettere sull’omosessualità e sull’affettività
Dialogo di Katya Parente con Aldo Torta
I miei lettori sanno che sono un’inguaribile nerd e geek, ed é proprio smanettando su Google (nella mia barra di ricerca i termini “tecnologia” e “filosofia” sono sicuramente tra i più gettonati!) mi sono imbattuta in questo progetto particolare.
Esplorando il loro sito ho scoperto trattasi di una compagnia teatrale, Tecnologia Filosofica appunto, che pone al centro dei propri spettacoli temi a me molto cari come la disabilità e l’omosessualità. Ho creduto di fare cosa gradita sentire cosa potevano raccontarci di questa esperienza: lasciamo quindi la parola a loro, nello specifico ad Aldo Torta.
Come nasce la vostra compagnia e perché?
Tecnologia Filosofica nasce nel 2000 dall’incontro di 4 artisti danzatori e dall’esigenza di portare in scena uno spettacolo sul tema della dittatura argentina e sulla triste vicenda dei desaparecidos. A partire da questo primo nucleo nel giro di pochi anni la compagnia accoglie altri artisti provenienti dalla musica e dal teatro dando così forma ad una comunità di ricerca, sperimentazione, impegno e innovazione dei linguaggi, ai confini fra il teatro e la danza, con una predilezione particolare per il lavoro sul corpo e sulla presenza, nell’idea di un teatro concepito come atto totale.
Ad oggi la compagnia si caratterizza per la capacità di innovazione e ricerca, un’attitudine alla trasformazione, caratteristiche indispensabili per immaginare presente e futuro dello Spettacolo dal Vivo e ripristinare il ruolo degli artisti nel cogliere ed interpretare i segni del contemporaneo. Tecnologia Filosofica opera anche un’intensa azione disseminata sul territorio con la realizzazione di interventi mirati alla coesione sociale, oltre all’avvicinamento del pubblico alle pratiche del corpo. Il lavoro del gruppo è stato esportato anche all’estero grazie alle collaborazioni con il Theatre Durance, alla partecipazione con il Festival Di Avignone e alle numerose tournée realizzate tra il 2010 e il 2022 tra Belgio, Francia, Germania, Cuba, Brasile, USA, Indonesia, Giappone, Cina, Corea.
Siete piuttosto eclettici. A cosa è dovuta un’anima così piena di sfaccettature?
Come accennato nella risposta precedente, quest’anima piena di sfaccettature nasce proprio dalla modalità con cui si è andata costruendo negli anni la nostra compagnia. Non un unico direttore artistico che detta la linea, ma una poetica comune entro la quale le singole autorialità hanno potuto trovare spazio e voce. Ed è proprio nel dialogo e nella comunione di intenti che questa comunità di artisti riesce a mantenere vivo e pieno di senso lo stare insieme nel rispetto delle traiettorie artistiche individuali.
Da anni portate “Comuni Marziani” nelle scuole. Come viene accolto dai ragazzi? E dai genitori?
Nell’ambito delle diverse traiettorie all’interno della nostra compagnia nel 2006 presentiamo al pubblico “Comuni Marziani, ovvero dell’omosessualità e dell’affettività“. In scena l’intera compagnia guidata, in qualità di autori, da Stefano Botti e Aldo Torta. Ci sarebbero tantissime cose da dire sullo spettacolo e su quello che poi è diventato un progetto e una buona pratica a livello regionale e poi nazionale. Ma in merito alla vostra domanda possiamo dire che dal 2006 al 2019 i ragazzi hanno sempre dimostrato grande interesse e curiosità.
Grazie al dibattito o alla raccolta di bigliettini anonimi post-spettacolo (grazie al prezioso lavoro del Servizio LGBT del Comune di Torino a cui andrà per sempre il nostro sentito grazie) abbiamo potuto riscontrare negli anni un cambiamento di atteggiamento dei ragazzi soprattutto nei licei e nelle città principali. A volte nella provincia abbiamo riscontrato qualche reazione poco dialogante, soprattutto da parte maschile, ma in generale il mondo adolescenziale ha risposto davvero con grande interesse.
Le maggiori difficoltà le abbiamo trovate nel mondo adulto e delle istituzioni, soprattutto in regioni come Lombardia, Veneto, Aosta ecc… o in opposizioni davanti al teatro come quella avvenuta nel 2017 a Torino da parte del Popolo delle Famiglie per citarne una. Purtroppo il progetto dopo la pandemia non è stato più ripreso per cui non abbiamo coperto tutte le regioni italiane. Il pubblico adulto lo abbiamo incontrato nelle numerose repliche serali in diversi festival e in qualche replica organizzata appositamente per i genitori a Torino insieme ad incontri tenuti da Agedo.
Dobbiamo ammettere che i ragazzi si sono dimostrati sempre più avanti dei loro genitori e spesso ci chiedevano cosa potevano fare per cambiare la mentalità dei genitori. Tantissimi episodi si potrebbero raccontare in questi 13 anni di progetto con più di 15.000 ragazzi coinvolti in alcune regioni italiane.
“YY”, e “EffettoSerra”, che vedono due uomini danzare, hanno un sapore ‘vagamente’ omoerotico. Come ha reagito il pubblico?
I due lavori sono molto diversi tuttavia entrambe accomunati da una certa componente di voyeurismo, soprattutto “EffettoSerra”. Nonostante entrambi i lavori presentino in qualche misura dei personaggi, “YY” è più esplicitamente giocato su di noi e sul nostro essere in stretta relazione. Chi salva chi? Il bagnino salva il bagnante o viceversa?
In “EffettoSerra” invece la relazione è decisamente filtrata dalla trasfigurazione dei due personaggi in bilico tra il mondo umano e quelle vegetale. La reazione del pubblico generalmente è una reazione di divertimento e leggerezza per “YY” dove la componente omoerotica è anche più dichiarata mentre è una reazione divertita ma anche di riflessione sui temi portati per “EffettoSerra”.
Siete coinvolti anche nel campo della disabilità…
Si io Aldo lavoro da quasi 30 anni con la disabilità insegnando Danza Sensibile(r) in un centro terapeutico per adulti di Torino. Anche un altro mio collega, Renato, collabora con il centro e insieme costruiamo lo spettacolo di fine anno con circa 30 utenti di varie disabilità sia cognitive che fisiche. Inoltre Renato è anche impegnato sul territorio eporediese in progetti che coinvolgono persone con disabilità.
Aldo e Stefano, coppia nell’arte. E nella vita?
Ci siamo prima conosciuti, piaciuti e fidanzati e successivamente è nato Comuni Marziani, il nostro primo lavoro. Poi ci siamo lasciati ma abbiamo continuato a creare insieme altri 4 lavori di cui l’ultimo è “Boule de Neige”, un lavoro completamente in silenzio di natura quasi meditativa. Forse i nostri lavori visti a posteriori riflettono un po’ le fasi del nostro rapporto in tutti questi anni.
Ringraziamo Aldo che, insieme agli altri performer della compagnia riempiono i nostri occhi e i nostri cuori di bellezza e ci portano a riflettere su di noi e il mondo che ci circonda.
Per chi volesse contattare l’ensemble alla vecchia maniera, la sede di Tecnologia Filosofica è a Torino in corso Giulio Cesare 14 (telefono 011.655073), oppure si può navigare sul sito www.tecnologiafilosofica.com.