Ildegarda e Richardis: un grande affetto oltre i confini del tempo
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Articolo di Lavinia Capogna
Ildegarda di Bingen affascina tutti coloro che si avvicinano alla sua opera e alla sua personalità. Ella visse nel 1100 e i suoi talenti ed interessi furono così vasti da suscitare grande ammirazione sia tra i suoi contemporanei, sia tra i posteri. Da una ventina d’anni sono in aumento i saggi e le biografie a lei dedicati sia in tedesco, sia in italiano, sia in inglese. In particolare si è parlato molto di lei quando nel 2012 papa Benedetto quattordicesimo l’ha nominata Dottore della Chiesa.
La sua vita si svolse in Germania, quella Germania che era il cuore del sacro Romano impero che comprendeva alcuni paesi tra cui anche l’Italia del nord. Sacro Romano impero su cui durante la vita di Ildegarda regnarono prima Corrado II e poi Federico Barbarossa, famoso imperatore con cui Ildegarda fu in contatto epistolare. Era l’epoca del feudalesimo e oltre all’imperatore avevano un grande potere anche i signori delle famiglie aristocratiche, c’erano poi i cavalieri, gli artigiani, i contadini, i monaci e i frati colti ed ignoranti.
Nonostante la cristianizzazione del paese erano ancora diffuse tra il popolo le credenze e la memoria di antiche saghe e leggende nordiche pagane. Il paese era di grande bellezza naturale, con foreste, vallate, fiumi e ruscelli e il freddo mare del Nord. Ma a parte ciò poco sappiamo di questa Germania medievale un po’ misteriosa, “Germania pallida madre ” l’avrebbe chiamata 800 anni dopo Ildegarda il grande poeta Bertold Brecht.
Gli interessi e i talenti di Ildegarda, che era una monaca benedettina, furono molteplici, fu una donna medico che studiò accuratamente il corpo umano, anticipò importanti scoperte sulla circolazione sanguigna, scrisse ricette di erbe e decotti, suggerimenti e consigli che ancora oggi sono ritenuti validi. Si interessò al potere taumaturgico delle pietre. Fu una poetessa e una musicista, è possibile leggere ancora oggi le sue poesie in cui parla con accenti di accorata tenerezza di Maria, la madre di Gesù, ed è possibile ancora ascoltare la sua musica.
Ildegarda inventò anche un nuovo ingegnoso alfabeto.
I suoi libri si possono leggere, alcuni sono stati tradotti recentemente in italiano. Il più importante è “Scivies ” , redatto con l’aiuto della giovane monaca Richardis e del suo segretario (di Ildegarda), frate Wolmar. Il libro racconta una ventina di visioni celesti avute da Ildegarda ed è abbellito da preziose miniature relative ad angeli e al mondo trascendentale con cui ella era in contatto fin dall’infanzia. Infatti Ildegarda aveva fin dalla tenera età delle visioni celesti di cui iniziò a parlare pubblicamente solo dopo i 40 anni, il che rende l’idea di quanto i contatti con il soprannaturale fossero da rivelare in modo guardingo in quei tempi lontani.
Cento anni fa un neurologo ha avanzato l’ipotesi che le visioni di Ildegarda derivassero da una anomalia cerebrale, ipotesi che in tempi più recenti è stata ripresa dal noto neurologo e saggista Oliver Sacks. Chiaramente non si può sapere se le visioni di Ildegarda fossero reali visioni di un altro mondo o se derivassero invece da un’anomalia cerebrale che provocava immaginazioni o qualcosa di simile e sarebbe inopportuno discuterne qui.
Ildegarda era nata in una nobile famiglia e all’età di 8 anni era stata fatta entrare in un convento, dove era stata affidata dai genitori ad una monaca di nome Jutta, che era considerata una santa e che è Beata per la chiesa cattolica. Certamente fu doloroso per Ildegarda separarsi da sua madre, da suo padre e dai numerosi fratelli e sorelle.
Vi fu un grande rapporto umano tra lei e Jutta, che fu probabilmente una seconda madre per lei. Certamente Ildegarda dedicò gran parte dell’adolescenza e della giovinezza allo studio, infatti le sue conoscenze erano molto ampie per una persona del suo tempo e per una donna del suo tempo. Conosceva il latino, lingua in cui scriveva correntemente, la filosofia, la retorica, la cabala ebraica, il grande studio segreto della magia dei numeri, la medicina, la musica.
Ildegarda fu a volte in contrasto con la chiesa cattolica del suo tempo ma fu anche interrogata da alcuni vescovi su sottili questioni teologiche e tenne delle conferenze pubbliche che ottennero un grande successo. Era in contatto epistolare con importanti personalità del suo tempo come Eleonora d’Aquitania, Federico Barbarossa, vescovi, abati e aristocratiche religiose che confessavano ad Ildegarda le loro difficoltà nella vita monastica.
Ildegarda si rivela nel suo epistolario, di cui ci rimangono circa 400 lettere, anche una sensibile psicologa, era sfavorevole alla eccessiva astinenza nella vita in convento. Il disprezzo del mondo, un tema centrale nel monachesimo medievale, era “dolce e soave” ma poteva condurre alla “aridità dell’anima” scrisse ad una religiosa.
Nonostante la salute cagionevole e nonostante si definisse “piuma” nelle mani di Dio dalle sue lettere emerge una forte personalità. Quando Federico Barbarossa sostenne due antipapi Ildegarda lo rimproverò severamente, l’imperatore smise di scriverle ma non prese alcuna misura contro questa monaca così coraggiosa, il che forse rivela qualcosa sul grande potere spirituale di Ildegarda, su quanto fosse amata dal popolo ma anche forse sulla stima o affetto che l’imperatore aveva per lei.
A circa 18 anni Ildegarda aveva preso i voti ed era diventata monaca. Quando Ildegarda aveva circa 30 anni Jutta era morta e lei era diventata badessa. Un testimone raccontò in una lettera un giorno nel convento descrivendo Ildegarda, affabile, insieme alle sue monache che tessevano stoffe e cantavano in una atmosfera serena ed armoniosa.
Non è rimasto alcun ritratto autentico di Ildegarda e tutte le immagini che la ritraggono sono posteriori a lei, spesso sono immagini di una suora con un’aria rigida e severa ma dubito che abbiano qualche attinenza con il vero aspetto di Ildegarda che invece sembra essere stata una donna affettuosa e premurosa.
Nel 1350 una vicenda scosse la vita di Ildegarda, di Richardis e del convento. La famiglia di Richardis aveva deciso di trasferire la monaca in un altro convento dove sarebbe diventata badessa. Richardis aveva allora circa 28 anni ed era diventata suora 10 anni prima. Era la figlia di un ricco o ricchissimo marchese, era colta e certamente aveva delle qualità umane perché da tempo collaborava alla stesura dei libri di Ildegarda con la quale c’era un grande affetto come dimostrano le reazioni delle due donne alla separazione voluta dalla famiglia della giovane monaca. Ildegarda aveva vent’anni più di lei.
Richardis si lasciò andare alla disperazione, era difficile a quel tempo per una ragazza opporsi alle decisioni dei familiari e sembra ma non é certo che Richardis cedette alle pressioni familiari senza combattere molto. Una lettera raccontò che era arrivata al nuovo convento in lacrime e per circa un anno visse in uno stato di grande prostrazione.
Ildegarda invece si era battuta come una leonessa per impedire la separazione, essere trasferiti in un altro convento a quell’epoca voleva dire non rivedersi mai più. Ildegarda scrisse a vescovi ed abati ed arrivò perfino a scrivere al Papa. Purtroppo non è rimasta la lettera che Ildegarda scrisse ad Eugenio III. Molto probabilmente quella lettera sarebbe stata un tassello importante per comprendere meglio questa storia.
Il Papa rispose ad Ildegarda limitandosi a scrivere delle citazioni bibliche, non volendo entrare in merito ad una vicenda lontana da lui geograficamente ed emotivamente o forse non volendo entrare in contrasto con una famiglia nobile tedesca. Ma perché la famiglia di Richardis voleva separare le due donne? Era interessata al prestigioso ruolo di badessa che Richardis avrebbe dovuto rivestire nel nuovo convento? Voleva distruggere un grande affetto ? Entrambe le cose?
Purtroppo gli elementi storici che abbiamo a disposizione non ci rivelano quale fosse la vera causa di quella crudele decisione e si può solo rimanere nel campo delle ipotesi.
Ildegarda scrisse anche alla madre di Richardis, ad un fratello di lei vescovo e a Richardis stessa. Uno storico ha definito quella lettera come la più bella di tutto l’epistolario. In essa si legge questa frase meravigliosa: “ti ho amata per la nobiltà delle tue maniere, la tua saggezza, per la tua purezza, per la tua anima, per tutta la tua vita. Tanti mi dicevano: ma che fai ?”
Ma tutte le battaglie di Ildegarda non ottennero l’esito voluto: impedire il trasferimento e la separazione. Circa un anno dopo il trasferimento Richardis morì. Nella lettera che annunciava a Ildegarda il tragico evento un parente di Richardis scrisse il giorno in cui ella era morta, le parole che aveva pronunciato ma non menzionava la causa della morte. Qualcuno posteriormente ha pensato perfino ad un suicidio. Richardis aveva circa 30 anni. Ildegarda invece raggiunse la ragguardevole età di 81 anni, sopravvivendo 30 anni a Richardis, e morì nel giorno che le era stato rivelato nella sua ultima visione.
Sono state fatte anche della ipotesi sulla natura di questo grande affetto, si è parlato di amicizia il che è evidente, la nota regista Margarethe Von Trotta che ha dedicato un film “Vision” ( 2012 ) ad Ildegarda, ha optato per l’interpretazione di un affetto materno da parte di Ildegarda verso la monaca più giovane di lei, di quell’affetto materno che Ildegarda non aveva potuto vivere nella sua vita in quanto fin da bambina era stata destinata dai genitori alla vita monastica.
In una intervista la regista tedesca disse di aver fatto questa scelta perché nella lettera di Ildegarda a Richardis, Ildegarda la chiamava ” figlia”. Un’ipotesi valida anche se forse per una badessa del medioevo era piuttosto usuale chiamare figlia una monaca del suo convento.
Altri hanno parlato di un affetto sentimentale naturalmente tenendo presente che si parla di due monache. Comunque qualunque forse la natura di questo affetto e qualunque fossero le ragioni per cui la famiglia di Richardis aveva voluto separarle possiamo cristianamente sperare che questo affetto sia proseguito in Cielo, quel Cielo di cui Ildegarda era già sulla terra in contatto come pochi altri.