Imago Dei et Diaboli (A View of God and the Devil)
Versi di Patrick Kavanagh
Patrick Kavanagh (Inniskeen 1905 – Dublino 1967) nelle sue poesie (L’aratore e altre poesie, Ploughman and other verse poems, 1936), riprende spesso toni e cadenze dei canti popolari irlandesi. Riproponiamo questi suoi versi che ci presentano un Dio “divertente, sperimentale, irresponsabile appassionato di frivolezze. Non era uno che sarebbe stato nominato in un Comitato, che avrebbe fatto colpo su un Vescovo non, né su un consesso di amanti dell’arte“.
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Dio Padre l’ho incontrato per la strada
e gli aggettivi con cui vorrei descriverlo sono questi:
divertente
sperimentale
iresponsabile
appassionato di frivolezze.
Non era uno che sarebbe stato promosso a un Comitato
su un vescovo non avrebbe fatto colpo
né su un consesso di amanti dell’arte.
Non era splendido, spaventoso o terribile
eppure non insignificante.
Era questo il mio Dio che ha fatto l’erba e il sole
ei ciottoli nei ruscelli d’aprile:
questo era il Dio che ho incontrato a Dublino
mentre me ne andavo per le strade inconsce.
Questo era il Dio che si librava sul campo erpicato
di Rooney – lungo lo stradone di Carrick
il giorno che stamparono i miei primi versi
io lo conobbi e mai mi venne la paura
di morte o della dannazione;
e seppi che avere paura del Signore era l’inizio della follia.
Anche il diavolo ho incontrato
e gli aggettivi con cui vorrei descriverlo sono questi:
solenne
stucchevole
conservatore.
Un uomo che il mondo avrebbe promosso a un Comitato,
uno da mettere fra gli invitati a un rinfresco del vescovo,
uno che posava ad artista.
Era quel tale che scriveva di musica sui quotidiani
che andava fuori dai gangheri se qualcuno rideva;
serio nelle cose non serie;
c’era da stare attenti al suo complesso d’inferiorità
sapeva di essere privo di creatività.