Impariamo a riconoscere l’omofobia nascosta dentro di Noi
Riflessioni di Maurizio Mistrali*, medico chirurgo e psicoterapeuta
Per riconoscere l’omofobia interiorizzata bisogna guardare in una direzione scomoda, che riteniamo pericolosa, che spesso alcuni di noi rifiutano aprioristicamente… nella direzione dell’odio, dell’odio che ciascuno di noi può provare, può costruire per gli altri e per se. Vorrei fare una digressione citando un dato che mi ha preoccupato: la Gran Bretagna è uno dei paesi europei che ha più lavorato per la costruzione di una società “plurale”, l’osservatorio in Inghilterra, Galles, Scozia per i reati di stampo razzista, nel 2007, certifica che sono stati il 23% in più rispetto al 2000.
Razzismo, omofobia, omofobia interiorizzata hanno molti elementi in comune. In questi giorni (memoria dell’olocausto) non si può non riflettere sul razzismo: l’atteggiamento che si fonda sulla presunta superiorità di una razza sulle altre e che determina discriminazione, stigmatizzazione, persecuzione. La situazione che gay e lesbiche vivono in rapporto alla cultura dominante “eteronormativa”non è molto diversa da quella determinata da alcune forme di razzismo. Che li accomuna è l’odio irrazionale, totalizzante, per altri esseri umani accomunati da una qualche caratteristica : razziale, culturale, religiosa, sessuale.
Se non la si riconosce si investe la rabbia, la frustrazione per i fallimenti, il senso di colpa, sul campo del nostro narcisismo, che è un “terreno psichico” particolare nel quale fin dalla più tenera infanzia il “destino” tramite le relazioni affettive ed educative, “ha scavato”e rimodellato “il territorio”. Voglio fare qualche esempio:
Il “diritto ad esserci”(non ti voglio), spinge a vivere ”con la testa”(senza sentire) e sarà rabbia e paura. O quando un bambino non è accettato com’è (non mi accetta nessuno, non piaccio a nessuno, il mondo è brutto) e mi sentirò sospeso, assediato, sarò circospetto, sfiduciato, vendicativo, teso.
Un altro caso investe il diritto ad essere unito e a separarsi dall’adulto accudente… e magari qualcosa non funziona e mi sento unito malamente e separato malamente, simbiotico (non posso vivere senza di te… e contemporaneamente il tuo guinzaglio non mi permette di vivere) e la rabbia e paura oscillano come un pendolo maledetto continuamente e alternativamente tra odio e amore.
Non voglio fare un manuale , ma quando si incontra un “amore” che ti vuole diverso, o ti nega, o non ti vuole vedere sessuato (magari per paura), ecc … si mescolano sensi di colpa, aggressività, paura, rabbia, disonestà, in una grande capacità di odio che per non distruggere noi stessi o chi amiamo manderemo su qualcosa di molto “diverso”specialmente se ha a che fare con noi: magari un compagno di classe studioso che ci porta via l’ammirazione o l’affetto degli altri compagni o di un insegnante preferito.
Magari è qualcuno che intuiamo avere delle caratteristiche come le nostre e che merita tutto il disprezzo e l’odio che proviamo per quel “qualcosa” che ci potrebbe far perdere affetto, diritti, potere.
O ci stimiamo e amiamo talmente poco che vedere chiunque “sopra” di noi ci è insopportabile ed è ancora più insopportabile se quel qualcuno ha delle caratteristiche “personali” che il nostro gruppo sociale ritiene inferiori, brutte, pericolose, o confuse (ogni individuo immaturo è prigioniero del pensiero dualistico: bello-brutto, buono-cattivo… la coniugazione di un pensiero più complesso fa parte della crescita, ma in certe plaghe di in cultura, di inciviltà, di totalitarismo sociale, culturale, religioso… tutto è bloccato, paralizzato immodificabile).
O siamo stati, o ci siamo “stigmatizzati” per una caratteristica che non vogliamo assolutamente sia conosciuta, e siamo pronti a distruggere chiunque minacci il nostro segreto.
Il problema è che vediamo negli altri questi persecutori, se vedessimo in noi il possibile “carnefice”potrebbe iniziare la guarigione… tra le persone civili, educate, religiose, benestanti, magari professionisti della “buona società” alberga una naturale repulsione a ritenerci anche lontanamente toccati da tanto orrore e malvagità, e questo ci espone maggiormente al rischio.
Il carnefice è uno come noi convinto (magari apparentemente a freddo) che qualcun altro è un pericolo, è male, è sbagliato, e l’insegnamento di esercenti qualificati politici, culturali, religiosi, ci scalza con tecniche ideologiche dal naturale “buon senso”, dall’etica e dalla morale che ci appartenevano: ci spostano affettivamente sulla PAURA e sull’ODIO… e il gioco è fatto.
Credo che in me ed in ciascuno di noi possa albergare un aguzzino capace di una miserabile eccitazione aggressiva … i torturatori sono costretti per rispetto a se stessi ad odiare le vittime.
E paradossalmente (un paradosso solo apparente) boia e vittima possono albergare dentro un solo individuo… sto parlando di omofobia interiorizzata…
Vedere, guardare, cercare, scoprire, quello che c’è dentro di noi è la condizione necessaria, è “portare luce tra le tenebre” ed è il primo passo del processo CONOSCI-POSSIEDI-TRASFORMA che con l’esercizio della consapevolezza, dell’autocoscienza e della volontà può fare di noi persone autentiche, migliori, più sane e felici.
* Maurizio Mistrali vive e opera a Parma come medico, specialista in psicoterapia Psicosintetica. Socio ordinario, formatore e collaboratore alla didattica della scuola counseling della Società Italiana di Psicoterapia Psicosintetica. Collabora con i volontari del Progetto Gionata per il supporto psicologico dei cristiani LGBT e delle persone consacrate in difficoltà.