In Bangladesh, dove muori se sei gay, i Vescovi cattolici chiedono rispetto per le persone LGBT
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 29 aprile 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
I prelati cattolici hanno condannato i brutali omicidi di due sostenitori delle persone LGBT, criticando anche la discriminazione che le comunità omosessuali e transgender affrontano in una nazione che ancora criminalizza l’omosessualità. Quattro giorni fa Xulhaz Mannan e Mahbub Rabbi Tonoy sono stati uccisi da militanti affiliati ad Ansar Al Islam. Mannan aveva fondato ed era l’editore di Roopbaan, la prima e unica rivista LGBT della nazione, e aveva lavorato con l’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale. Tonoy era un attore che sosteneva i diritti gay. Entrambi sono stati uccisi a colpi di machete.
Gli assassini di Mannan e Tonoy si aggiungono ad una moltitudine di assassini mirati contro figure liberali e intellettuali. Al Qaeda e gli stati islamici affiliati stanno cercando di crescere nella maggior parte degli Stati musulmani e la loro azione include l’uccisione degli attivisti LGBT.
La brutalità di questi omicidi con il machete, insieme all’identità gay delle vittime, ha portato la storia alla ribalta internazionale. Due prelati cattolici in Bangladesh hanno reagito fortemente contro gli omicidi.
Fra’ Albert Thomas Rozario, capo della Commissione Pace e Giustizia dell’arcidiocesi di Dhaka e avvocato della Corte Suprema, ha detto a UCA News che bisogna assicurare giustizia per i due gay assassinati: “La Chiesa sostiene sempre le richieste delle persone LGBT per uguali diritti e opportunità come cittadini… chiediamo alle autorità di assicurare che sia fatta giustizia per le uccisioni e anche di fare passi avanti per far cessare le discriminazioni contro questa comunità”.
Rosaline Costa, direttrice esecutiva dell’Hotline Human Rights Trust Bangladesh, ha detto che il governo deve fare di più che investigare su queste uccisioni: “Dio ci ha dato libertà di scelta e nessuno è autorizzato a perseguitare le persone per il loro orientamento sessuale a causa dei cosiddetti ‘valori tradizionali’, basati su norme religiose conservatrici. Una società veramente democratica non può accettare abusi in nome della religione… Un’indagine adeguata e la giustizia per le uccisioni non proteggerà molto la comunità. Il governo deve assicurare che la discriminazione delle persone LGBT finisca in questo Paese, anche se ai cosiddetti protettori dell’Islam potrebbe non piacere”.
La situazione per le persone LGBT in Bangladesh è molto oppressiva. Essere gay è criminalizzato con sanzioni che includono l’imprigionamento a vita. Mentre la legge che criminalizza l’omosessualità è un rimasuglio delle leggi penali britanniche, i forti pregiudizi attuali portano a una disapprovazione culturale e alla discriminazione. Il Bangladesh, una nazione a prevalenza musulmana, è altamente religiosa e sono presenti circa 300.000 cattolici, lo 0,2% della popolazione. Un anonimo sostenitore del gruppo per i diritti gay Boys of Bangladesh (Ragazzi del Bangladesh) ha dichiarato all’UCA News che essere persone LGBT “può comportare la negazione di ogni opportunità e dei diritti” e che si è considerati “orribili peccatori”.
La profonda tragedia di questi due omicidi sta mettendo in luce la sofferenza delle comunità LGBT del Bangladesh, sia all’interno della nazione che all’estero. Fra’ Rozario e Rosaline Costa si sono opposti all’idea che il credo religioso comporti una condanna per le persone LGBT ed essi stessi hanno respinto la violenza in nome della religione. Hanno agito spinti dalla loro fede cattolica e non a dispetto di essa, non solo per cercare giustizia per Mannan e Tonoy ma per chiedere che il governo agisca contro la discriminazione e la violenza contro le persone LGBT. In questo mondo, dove il fondamentalismo religioso e l’odio anti-LGBT sono culminati nella brutalità di questi omicidi, i cattolici hanno trovato un modo per riflettere l’amore di Dio e gridare la sua giustizia.
Ma la risposta della Chiesa deve muoversi da un appello per la giustizia quando le persone LGBT sono attaccate ad una solidarietà attiva che cerchi di proteggerle prima che si verifichi la tragedia. Alcune parole di papa Francesco che condannino la criminalizzazione delle persone LGBT sarebbero un passo verso questo obiettivo, ma il Pontefice è rimasto in silenzio. Fortunatamente, ecclesiastici come Fra’ Rozario e laici come Rosaline Costa non rimangono ad aspettare ma si schierano immediatamente con le comunità emarginate per chiedere giustizia e un trattamento equo.
Testo originale: Catholic Officials Condemn LGBT Murders in Bangladesh, Call for Justice