In cammino nella diocesi di Padova per una chiesa inclusiva con i cristiani LGBT+ e i loro familiari
Riflessioni di Lucia Valentini del gruppo Genitori di persone LGBTQIA+ di Padova
Tra il 28 febbraio ed il 2 marzo 2025 si è svolta a Padova la terza edizione di un appuntamento organizzato dai gruppi Emmanuele (Adulti LGBT), Il Mandorlo (giovani LGBTQIA+) e Genitori di persone LGBTQIA+.
I tre gruppi, in sinergia, hanno ideato e si sono reciprocamente regalati un tempo di formazione, riflessione, ascolto e preghiera presso la principale Casa di Spiritualità della diocesi di Padova: Villa immacolata, sui Colli Euganei.
La mattinata della domenica invece è stata dedicata ad un evento aperto alla cittadinanza, ospitato presso il Centro Gesuita dell’Antonianum in città.
La professoressa Pilar Escoterin Soza, docente di Psicologia della comunicazione prosociale presso le università di Barcellona in Spagna e di Valparadiso in Cile, ha guidato i membri dei tre gruppi a farsi domande sulle modalità con cui ciascuno si pone in dialogo con le chiese cristiane e in particolare con quella cattolica in tema di persone LGBTQIA+ e di relazioni con loro.
Attingendo a studi di sociologia, psicologia e linguistica ed alle numerose esperienze professionali di mediazione di conflitti, ha illustrato metodi e strumenti prosociali e assertivi che possono facilitare la comprensione reciproca anche partendo da posizioni lontane. Acquisire competenze metacognitive e di empatia cognitiva è indispensabile per creare spazi di ascolto autentico ed efficace. Ne è seguito un vivace ed empatico dialogo con la docente in cui ognuno ha potuto trovare un posto sicuro in cui esprimere insofferenze e precomprensioni , ma anche desideri e determinazione.
Nel pomeriggio l’attenzione si è spostata su un delicato tema giuridico, etico ed affettivo: la filiazione in coppie omoaffettive. La professoressa Bianca Checchini, esperta in diritto di famiglia e docente di Diritto privato all’università di Padova, ha ripercorso le tappe fondamentali della legislazione vigente relativa allo status giuridico di figlio ed ha puntualizzato i valori che ne stanno all’origine.
Ha poi accompagnato, con rigore e chiarezza, a comprendere come la realtà stia superando in velocità e casistica le categorie giuridiche esistenti sia diventato urgente colmare l’attuale vuoto legislativo affinché il diritto possa continuare a svolgere il suo ruolo di regolatore sociale e tutore dei diritti fondamentali. È emerso chiaramente, infatti, che sono numerose situazioni concrete, come le nuove forme di famiglia e di relazioni affettive, che non trovano ancora alcun riconoscimento e regolamentazione nel sistema giuridico italiano, con il rischio di lasciare senza tutela i diritti delle persone coinvolte, in particolare dei minori. Ha pertanto ipotizzato alcune piste di ricerca ed interpretazione che potrebbero normare l’esistente.
All’intervento e al dibattito è seguita la testimonianza di due giovani mamme che, dopo essersi unite civilmente, hanno deciso di aver un figlio, attraverso la fecondazione medicalmente assistita, ed ora stanno affrontando il percorso di adozione semplice, ovvero l’adozione in casi particolari ex art. 44 l 184/93, non legittimante, per la mamma non biologica. Il loro percorso decisionale ha richiesto discernimento e decisioni mediche, etiche e giuridiche da prendere sulla base dei valori su cui stanno costruendo la loro famiglia. E’ stato molto significativo e metodologicamente formativo affrontare un tema così complesso da prospettive complementari.
Domenica 2 marzo, in una Padova illuminata da un cielo terso ed avvolta in un’ aria frizzante e cristallina, nell’atmosfera festosa di Prato della Valle pronto ad accogliere la tradizionale sfilata dei chiassosi e variopinti carri allegorici, si è svolto il terzo appuntamento: Chiesa: locanda aperta ad ogni persona per una pastorale a misura anche delle persone cristiane LGBTQIA+
Un titolo che sembra un ingresso in punta di piedi in un terreno incerto ed una scenografia urbana estremamente evocativa per chi sa leggere nello straniamento.
Con grande sapienza e arte comunicativa i giovani adulti del gruppo del Mandorlo hanno preso per mano i presenti, portandoli agli anni Settanta- Duemila, attraverso testimonianze e ricordi, a scoprire la “preistoria” della presenza di persone omosessuali (solo di quello si sussurrava allora) cristiane in città, determinate a vivere la loro fede e a chiedere spazi di formazione e preghiera in clandestinità.
All’ abbacinante evidenza che le persone LGBTQI+ esistono da sempre e che tra loro ci sono credenti e cattolici convinti, si è aperta una tavola rotonda che ha visto la partecipazione delle parrocchie, nella figura del vicario alla pastorale, dell’Azione Cattolica di Padova, del Coordinamento Metodologico AGESCI del Veneto, della Consulta delle Aggregazioni Laicali diocesane e delle ACLI provinciali.
Un simposio, di grande intensità profetica, difficilmente pensabile solo pochi anni fa.
Tutti hanno avuto la possibilità di raccontarsi e mettere sul tavolo le loro posizioni, i loro intenti e le loro resistenze. Il dibattito che è seguito ha messo in luce i vissuti di persone che sperimentano sulla loro carne isolamento ed esclusione e l’ urgenza di prendere posizioni chiare in un contesto politico e culturale poco accogliente.
Se questa è la cronaca, più difficile è raccontare gli sguardi lucidi o brillanti ed i volti di tutti. Volti ed occhi che ogni giorno camminano, lavorano, spesso insegnano ed educano, pregano e cercano di vivere il Vangelo perché esistono e non nonostante siano LGBTQIA+. Ciascuno di loro ha un nome, una storia, un futuro da costruire nella verità e nella libertà.
Tutto questo è sgorgato come una sorgente di acqua buona nelle preghiere e nei canti della messa conclusiva. Se le parole buone sono generative e se camminare alla luce della Parola e di uno sguardo limpido e amorevole dell’altro sono condizioni per vivere nella verità, beh allora a Padova sono stati messi a dimora alberi che daranno frutto buono a tempo debito.
