In Campania abbiamo vegliato contro l’omotransfobia, perchè l’amore vince su tutto
Riflessione di Ennio Preziosi
Un parroco, nella sua comunità, si ritrova a dover mediare col catechista e con l’animatore di turno che “la vogliono cruda”, con il parrocchiano che “la vuole cotta”, col politico che lo aiuta nella pratica di ristrutturazione, col comitato di quartiere (costituito dal politico di cui sopra), che raccoglie fondi e offerte per “difendere” la famiglia tradizionale (a proposito, ma qualcuno mi sa dire chi diavolo la sta attaccando?).
Poi ci sono preti che credono che troppe mediazioni diventino compromessi. Preti che accettano di mediare solo con Dio: con la vita, con l’umanità in cammino, con l’Amore e non con il Potere, costi anche rischiare di perdere l’appoggio del parrocchiano importante o l’obolo di un paio di rigide e impettite sagome tra i banchi della domenica.
Preti che non tollerano più ritardi nell’applicazione delle avveneristiche posizioni riguardanti l’omosessualità presenti nei documenti magisteriali e pastorali, nell’esegesi tradizionale della Parola, nella morale e nelle scienze umane e mediche.
Preti che mantengono fede alla natura universale della Chiesa, laddove tanti calcano la doppia nella parola “cattolico” e sbandierano il vessillo vaticano come se fossero segni esclusivi di un fan club ad ingresso limitato.
Preti toccati da storie vere di vita e, ahimé, di morte di persone LGBT oppresse da vergogna e violenza, schiacciate da una condanna mondana proveniente, molto più che da altri ambienti sociali, proprio da ambienti clericali.
Preti che non vogliono lasciare nessuno orfano della piccola parte materna e salvifica della comunità ecclesiale, indispensabile al cammino verso Dio. Uno di questi preti è don Ciro Cozzolino.
Nell’anno del Signore 2021, il giorno 4 del mese di Giugno 2021, nella sua parrocchia della chiesa della SS. Trinità di Torre Annunziata (di Napoli) si è fatta la storia: per la prima volta, dopo anni di ospitalità nella Chiesa valdese e dopo anni di porte sbattute in faccia, anche in Campania abbiamo finalmente pregato in ambiente cattolico per le vittime dell’omofobia, della transfobia e di tutte le discriminazioni.
Il Signore, che ha esaudito le nostre preghiere di cristiani LGBT, ci porti tutti a guadagnare le virtù del coraggio e della giustizia (e non certo una qualche attitudine genitale) indispensabili per entrare nel regno dei cieli. Virtù irrinunciabili per farci camminare in comunità religiose che – nel nome del Vangelo e sull’esempio di Gesù – si differenzino dagli altri gruppi sociali, i quali per sentirsi uniti devono individuare potenti a cui obbedire e nemici da odiare.
E allora, vegliare annualmente per superare l’omotransfobia diventerà vegliare su di una Chiesa che sia realmente universale, alleata dell’Amore e non del Potere: una Chiesa senza compromessi. La Chiesa che il Vangelo esige.
La strada è lunga e piena di ostacoli e sacrifici, ma questo è il messaggio che ci ha lasciato il versetto della veglia 2021 (Gv 15,12), meditato e realizzato insieme al gruppo campano Ponti da Costruire (pontidacostruire1@gmail.com), alla Fraternità Giuseppe Moscati e alla Fraternità Rosario Angelo Livatino, in un’indimenticabile serata primaverile all’ombra del Vesuvio.
La registrazione video della veglia su Facebook> https://www.facebook.com/groups/120014164817123/permalink/1954727941345727/