In Egitto dove le persone trans sono arrestate e subiscono violenze continue
Articolo di Pier Cesare Notaro pubblicato sul sito Il grande colibrì il 9 marzo 2019
Il 27 febbraio un incidente ferroviario nella stazione centrale del Cairo (Egitto) ha provocato la morte di almeno 25 persone e il ferimento di molte altre. La tragedia ha indignato molti egiziani, che ci hanno visto l’ennesima dimostrazione dell’inefficienza del governo: sui social network sono fioccati commenti negativi e appelli a manifestare la propria indignazione. Anche se nessuno sembra avere usato espressioni violente, decine di persone sono state arrestate con accuse assurde di sostegno al terrorismo e di crimini finalizzati a turbare l’ordine pubblico. Dietro le sbarre è finita anche Malak al-Kashef.
Malak è stata prelevata di primo mattino con un raid di polizia ed è stata portata in un luogo che non è stato comunicato neppure al suo avvocato, Amr Mohamed. Le organizzazioni non governative (ONG) sono particolarmente inquiete per la sua sorte perché Malak è una ragazza transgender e il sistema poliziesco e carcerario egiziano non è per nulla tenero con le minoranze sessuali. E Malak al-Kashef è poco amata dal regime da quando, nel 2017, ha parlato in TV del suo percorso di transizione, raggiungendo una notorietà che ha sfruttato sui social media per denunciare molti casi di transfobia.
Una forte preoccupazione
Per questo la preoccupazione è molto alta. Magdalena Mughrabi, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa settentrionale, ha dichiarato: “Abbiamo davvero paura per la sicurezza fisica e il benessere psicologico di Malak al-Kashef. Le autorità egiziane hanno una storia orribile di persecuzione delle persone in base al loro orientamento sessuale e alla loro identità di genere. Tra l’altro, eseguono anche esami anali forzati che equivalgono a torture“. Inoltre, nonostante il procuratore generale abbia confermato l’arresto della ragazza al suo avvocato, la polizia sembra aver smentito di averla in custodia.
Probabilmente Malak al-Kashef è finita in un centro di detenzione maschile, dal momento che non è riconosciuta la sua identità di genere. Qui, oltre alle violenze che potrebbe subire dalle forze di sicurezza, purtroppo è probabile che subisca violenze fisiche e sessuali anche dagli altri detenuti. Amnesty International ha lanciato un appello alla sua immediata liberazione, ma il regime egiziano ha dimostrato più volte di non avere nessun interesse a difendere i diritti dei suoi cittadini.