Ma cosa può dirci sull’identità di genere la storia della creazione di Genesi?
Articolo di Davis Roberts pubblicato su Queer Grace, enciclopedia online per cristiani LGBTQ (USA), libera traduzione di Laura Checconi
“In principio Dio creò il cielo e la terra”(Gen. 1:1). Fin dalla prima frase, il libro della Genesi proclama che, prima che ci fosse qualcosa, c’era Dio, il creatore. Un essere in cui tutte le creazioni trovano la propria esistenza, inclusi gli animali, le piante e gli esseri umani, “maschi e femmine”.
In Genesi 1:26, Dio dice “facciamo l’uomo a nostra immagine”. A una prima lettura, queste parole suscitano molte domande. A quale immagine di Dio si riferisce? Come si può avere l’immagine di Dio e come si può trovare questa stessa immagine in quello che è stato creato? L’autore della Genesi continua nel versetto 1:27:
“Così Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina Dio li creò”.
Qui Dio sta creando l’umanità a sua immagine, che comprende sia il maschile che il femminile. Eppure, Dio è ancora “lui” per l’autore del testo. Che cosa ci dice questo sul genere di Dio – che cosa ci dice sulla nostra comprensione del genere e sulla relazione nei confronti di esso?
Come è stata letta questa storia nella tradizione?
Questo testo è stato utilizzato attraverso la storia della tradizione cristiana per sostenere una dicotomia tra uomini e donne. Questa dicotomia ha creato un tipo di confine tra i due generi che non deve essere attraversato: gli uomini sono nati uomini e le donne sono nate donne. In questa lettura, i credenti transgender e gender non conforming sono un affronto all’ordine stesso in che Dio ha posto in essere.
Questo modo di leggere il testo, a volte chiamato “essenzialista”, non spiega quello che conosciamo e che stiamo imparando sulla questione dei generi nel XXI secolo. Questa interpretazione sfiora il modo in cui l’umanità è stata creata, “maschio e femmina”, entrambi a immagine di Dio. Le implicazioni sul modo in cui pensiamo il divino che si trovano in questo testo vengono ignorate dalla lettura tradizionale.
In secondo luogo, una lettura simile parte dal presupposto che la relazione dell’umanità nei confronti dei sessi e dei generi sia semplice. Questa assunzione si rivela sbagliata semplicemente in base alle esperienze che le persone fanno e che conosciamo. Circa un bambino ogni duemila nasce con caratteristiche sessuali esterne (specificamente i genitali) che non sono facilmente categorizzabili come “maschili” “femminili”.
In questi casi, i dottori solitamente prendono una decisione su come il bambino debba essere considerato; in casi estremi, i dottori potrebbero procedere ad operazioni chirurgiche o altri interventi per rendere i genitali del bambino conformi al genere attribuito. L’esistenza di persone intersessuali contraddice l’assunto secondo il quale gli uomini e le donne sono facilmente divisibili e divisi in due categorie molto separate. Che cosa significa questo per il nostro modo di interpretare che cosa voglia dire essere creati “maschi” o “femmine”?
Le esperienze e la testimonianza di persone transgender, inoltre, influenzano la lettura di questo passaggio. Queste persone hanno identità o espressioni di genere che non “coincida” con il sesso che è stato loro assegnato alla nascita. Se il genere non corrisponde semplicemente ai genitali, come può questo influenzare il modo in cui leggiamo questa storia biblica?
Che cosa aggiunge la nuova interpretazione del genere e dell’identità di genere alla creazione dell’essere umano come “maschio e femmina”?
Se leggiamo le Scritture con una mente e un cuore consapevoli dell’esperienza delle persone queer, intersessuali e transgender, facciamo quello che qualcuno ha chiamato “lettura queer”. Una lettura simile di questa storia biblica non crede che la creazione dell’umanità da parte di Dio in “maschio e femmina” descriva una rigida dicotomia a cui le persone devono aderire.
La teologa Margaret Moers Wenig propone un modo di considerare attentamente questo testo che a sua volta offre una specie di affermazione delle persone transgender di fede. Nell’antologia Torah Queeries, riprende la questione stessa del genere nella storia della creazione, si riferisce a Dio come a un merismo, ovvero una figura retorica in cui “alcune parti del tutto vengono usate per riferirsi al tutto”. Moers Wenig utilizza l’esempio di Dio che crea il giorno e la notte per spiegare ulteriormente quest’idea. Quando il testo biblico dice “fu sera e fu mattina, il primo giorno”, ciò include anche l’alba e il tramonto, la tarda mattinata e il primo pomeriggio. Afferma che “sera e mattina” siano usati per comprendere tutti i momenti del giorno. Un altro esempio biblico di “merismo” sarebbe il concetto di “Alfa e Omega” o “inizio e fine” Quando queste frasi vengono usate per riferirsi a Dio, non è per indicare che Dio sia solo queste due cose. Si tratta invece del contrario; Dio è piuttosto tutte le cose, non solo l’inizio e la fine ma tutto quello che si trova tra questi due estremi.
Wenig suggerisce che lo stesso procedimento interpretativo potrebbe essere svolto nel caso della creazione dell’uomo e della donna. Invece di descrivere la semplice binarietà che definisce due assoluti distinti, la frase “maschio e femmina” riflette uno spettro nell’ambito del genere. Proprio come la sera e la mattina comprendono tanti diversi momenti della giornata, i termini maschio e femmina indicano tutto uno spettro di possibilità di genere e identità. Si tratta di un gradiente da un bellissimo esempio di creazione all’altro, e, come dice il Dio della Genesi, è buono.
Come può la nostra interpretazione del genere e dell’identità di genere influenzare il modo in cui pensiamo a Dio?
La creazione umana è avvenuta a immagine di Dio, a sua somiglianza. Maschio e femmina sono stati creati a immagine di Dio – ciò significa che Dio non è solamente maschile, ma sia maschile che femminile. Se la e tra maschio e femmina descrive uno spettro tra i generi negli esseri umani, che cosa rivela questo riguardo a Dio?
Una lettura queer di questo versetto potrebbe portare a una visione di Dio che incarna uno spettro di genere. Dio, avendo creato gli esseri umani a somiglianza di Dio, è parte dello spettro tra i generi insieme a noi. Non solo Dio non è rigidamente solo maschile o femminile; Dio comprende e racchiude tutto lo spettro dei generi. Ciò che questo significa per la creazione è che, in un certo modo, Dio ci trova dove siamo. I teologi e le teologhe femministe esprimono Dio in forme femminili da un po’ di tempo. I teologi queer possono trovare in questa apertura di Dio la libertà sacra di fare lo stesso – pensare a Dio in termini transgender o gender non conforming.
Per ricondurre questa idea di genere alla creazione, Dio si riferisce alla creazione di Dio nella storia con un unico aggettivo – buona. In particolare, Dio guarda a tutta la sua creazione alla fine di Genesi 1 e vede che non solo è buona, ma “molto buona” (Gen 1:28). Questo status applicato a tutta la creazione – inclusi gli umani appena creati – è una verità molto profonda. Nel testo, Dio non afferma che quello che ha creato sia buono in quel momento, ma che continui a essere buono, anche in tutta la sua diversità.
Se si legge la Genesi in questo modo, la diversità dell’espressione di genere tra gli esseri umani non è un affronto all’ordine della creazione; piuttosto, è un modo profondo di vivere nella verità della creazione. Una lettura queer della creazione rivela al lettore che la natura stessa ci ha già affermato attraverso la ricerca scientifica – la creazione, o la natura, è una cosa vastamente complessa. Non esiste in termini di singolarità o binarietà, ma piuttosto in quantità illimitate di combinazioni di tratti e apparenze. Una lettura della storia della creazione che non escluda l’esistenza delle persone queer, in opposozione a una lettura tradizionale eteronormativa e cissesista, afferma una simile creazione complessa e diversa.
La verità è che le persone queer, specialmente coloro che sovvertono le aspettative di comportamento e di esistenza, complicano la creazione; o per meglio dire, complicano l’immagine tradizionale della creazione. Il fatto che ci siano persone per cui ‘maschio’ e ‘femmina’ siano categorie in cui non trovano una loro collocazione, intrinsecamente, non è un fenomeno semplice. È invece un sistema ampio, diverso e complesso sistema che comprende corpi che non avrebbero senso in un’interpretazione tradizionale.
Un modo di comprendere la creazione che prenda in considerazione questi corpi complessi afferma questa verità della natura. Inoltre, tale idea della creazione suggerisce anche un divino che non è semplice come potremmo preferirlo. Troviamo anzi un Dio che è complesso come la creazione che ha fatto a sua immagine.
Testo originale: What does the creation story in Genesis 1 tell us about gender?