In Inghilterra si può essere omosessuali orgogliosi di essere cattolici
Articolo di Martin Pendergast tratto dal The Guardian del 10 Aprile 2009, liberamente tradotto da Ventmauvais
Due giorni dopo l’esplosione di una bomba in un pub di Soho, nel 1999, hanno avuto inizio in un convento cattolico di Londra delle Messe a cadenza mensile che accoglievano lesbiche e gay cattolici, i loro genitori e le loro famiglie.
Impossibilitati a trovare una chiesa cattolica nel centro di Londra dopo la chiusura del convento, i cattolici LGBT hanno trovato ospitalità in una parrocchia anglicana di Soho. Un numero sempre maggiore di partecipanti ha portato ad aumentare la cadenza delle Messe a due volte al mese.
Mentre la diocesi di Westminster credeva che il gruppo probabilmente sarebbe svanito, riconosceva che venivano soddisfatte le reali necessità pastorali, che c’erano conversioni al cattolicesimo, e che c’era una vivace comunità in grado di offrire qualcosa alla Chiesa locale.
Nel marzo 2007, il Cardinale Cormac Murphy O’Connor ha invitato la comunità LGBT delle Messe di Soho, formata complessivamente da circa 300 persone, a trasferire le sue funzioni di una delle parrocchie di Soho.
Un racconto positivo per lla gente comune, ma la Chiesa in tutto il mondo ancora non dialoga formalmente con i suoi membri lesbiche, gay, bisex e trans. Le dichiarazioni ufficiali riflettono un giudizio molto severo, disinformate sia dall’aumentata conoscenza della diversità sessuale umana, sia dal pluralismo teologico cattolico.
La pratica pastorale sul terreno varia enormemente. I pastori per lesbiche, gay, bisex e trans operano con diversi gradi gerarchici di sostegno. La Chiesa cattolica riflette il tipo di divisioni presenti anche nella Comunione anglicana sulla questione dell’omosessualità, con alcuni Vescovi che riconoscono formalmente solo quei gruppi che sostengono il celibato.
A chi guarda il cattolicesimo da lontano si può perdonare il fatto di ritenere che la Chiesa abbia conservato il suo punto di vista sulla omosessualità per secoli. In realtà, ha iniziato a dettagliare questo insegnamento solo nel 1976 in una dichiarazione sull’etica sessuale della Congregazione per la Dottrina della Fede, allora presieduta dall’attuale Papa.
Questo coniò un termine non tradizionale per i Cattolica, “disordine intrinseco”, per descrivere l’omosessualità, applicando un intricato termine filosofico ad una complessa realtà umana e teologica.
I successivi documenti romani hanno ricamato questo vocabolario offensivo e confuso fino al giorno d’oggi. Il Vaticano resta sempre più isolato dal resto della Chiesa rispetto alla riflessione teologica e alla pratica pastorale.
Sta aumentando la sua retorica, costringendo i Vescovi a difendere l’indifendibile, sia per quanto riguarda l’ammissione dei candidati a seminari o comunità religiose, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le unioni civili, o la possibilità per le coppie dello stesso sesso ad adottare o prendere in affido bambini.
La dottrina cattolica romana sull’omosessualità mette in evidenza alcuni segreti meglio custoditi del cattolicesimo: il primato di una coscienza personale pienamente informata, la gerarchia delle verità, e lo sviluppo della dottrina.
I Vescovi Cattolici di Inghilterra e Galles hanno affrontato queste sfide quando hanno autorizzato la pubblicazione dell’ “Introduzione alla cura pastorale di persone omosessuali” nel 1979.
Queste linee guida sono rimaste fedeli alla dottrina cattolica, per cui l’attività sessuale è ammissibile solo all’interno del matrimonio, ma hanno affermato che l’orientamento sia omosessuale che eterosessuale sono moralmente neutri.
Questo sottolinea la posizione del Vaticano per cui l’orientamento non è di per sé peccaminoso, ma le decisioni morali devono essere rifetite a come si esprime l’orientamento sessuale.
Mentre il Vaticano non dovrebbe andare oltre nella discussione, gli orientamenti della pastorale locale hanno incoraggiato il clero ad adottare un approccio più sfumato, di fronte a due persone legate in una relazione fedele, stabile, che scelgono di esercitare il loro diritto di coscienza. Il Vaticano non è rimasto soddisfatto da questa interpretazione liberale.
Riconoscendo che i cattolici lesbiche, gay, bisex e trans hanno gli stessi diritti ai sacramenti dei cattolici etero, e che non devono essere esclusi automaticamente, le linee guida hanno anche fortemente denunciato il pregiudizio e la discriminazione: “Come gruppo che ha subito più della sua porzione di oppressione e di disprezzo, la comunità omosessuale ha un diritto particolare nella preoccupazione della Chiesa”.
Il Cardinale Hume è andato oltre, cercando di interpretare in un linguaggio accettabile i toni discordanti del Vaticano: “L’omofobia non dovrebbe avere luogo tra i cattolici. La dottrina cattolica sulla omosessualità non ha fondamenti, e non può mai essere usata per giustificare atteggiamenti omofobici”.
Il Vaticano ha chiarito che i suoi principi sulla omosessualità non sono di primo livello in ordine di insegnamenti cattolici. Come tali, i cattolici ascoltano quello che il magistero della Chiesa ha da dire, ma né il Vaticano, né il papa sono un oracolo, in presenza del quale i cattolici mettono da parte le capacità umane, e cadono in ginocchio in una sottomissione irrazionale.
Gli insegnamenti cattolici di terzo livello, come quelli che si occupano di sessualità umana, devono essere individuati alla luce dell’esperienza colma di fede e della conoscenza umana, considerati in quel luogo profondo della coscienza, in cui il credente può conoscere Dio, e quindi assunti come buoni e veri.
Con un insegnamento ufficiale sull’omosessualità enunciato soltanto nel 1976, è stato facile vedere lo sviluppo della dottrina nella pratica. Anche se la dottrina non è determinata da sondaggi di opinione, le indagini dimostrano numerosi giovani generazioni (e non solo i giovani) che sfidano queste aree di insegnamento della Chiesa.
La comunità formata da cattolici etero e dal 90% lesbiche, gay, bisex e trans che si riuniscono due volte al mese a Soho, non discute riguardo punti più fini di teologia relativi all’omosessualità, alla contraccezione, al divorzio.
L’accettazione, e non solo la tolleranza, di fratelli e sorelle, figli e figlie lesbiche, gay, bisex e trans è sempre più facile da vedere nelle parrocchie e nelle famiglie in tutto il Paese.
Testo originale
Proudly gay and proudly Catholic