In Scozia un altro esempio di confronto tra sindacato e diritti LGBT
Articolo del 20 maggio 2013 di Alessandro Rizzo pubblicato su pianetagay.com
Si sta sempre più allargando la discussione, all’interno di diverse sigle sindacali mondiali, sulla tutela e la promozione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori LGBT: in Scozia le Trade Union hanno affrontato la questione in una conferenza, come accade ogni anno a Glasgow, molto partecipata e utile per formare sindacalisti sul tema. In Italia la Nidil CGIL ha aperto un’area sui diritti civili: ma i passi da fare contro le discriminazioni sono ancora tanti, sia in Scozia, dove esiste una legge per i matrimoni egualitari, sia in Italia, dove le persone lgbt sono escluse da ogni riconoscimento.
In Italia si scende in piazza come sindacato metalmeccanico, a livello nazionale, per parlare di diritti dei lavoratori e di una nuova politica industriale. Nei paesi dove le imprese investono da sempre nell’innovazione e dove le aziende si fanno, spesso, portavoce dei diritti civili e dei principi di eguaglianza, anche attraverso campagne pubblicitarie e promozionali, i sindacati hanno al loro interno realtà categoriali che si occupano dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori lgbt, spesso angariati da forme di esclusione e persecuzione sui posti di lavoro.
Ed è così che in Scozia le rappresentanze del lavoro hanno, qualche giorno fa, dedicato un intero incontro, che si tiene ogni anno, per discutere e confrontarsi sui diritti LGBT sul posto di lavoro. Parliamo delle storiche Trades Union (STUC), che nella terra delle cornamuse si riunisce a Glasgow, i cui temi principali del confronto, dell’aggiornamento e, anche, della formazione dei dirigenti, sono vertiti sull’omofobia e sulla transfobia che vengono, a volte, registrati come fenomeni odiosi contro i colleghi dichiaratamente lgbt.
Una legge non può fare moltissimo per eliminare pregiudizi e, quindi, emarginazione che ancora si presentano nei luoghi di lavoro, dato che, approvata la Bill Equal, la normativa che introduce il matrimonio egualitario, ancora si trovano casi di forte persecuzione e, a volte, di licenziamento senza giusta causa, a danno di persone a orientamento lgbt. Bullismo, molestie, pressioni psicologiche sono all’ordine del giorno di molte testimonianze riportate da ricorsi fatti da diversi iscritti, interessati, loro malgrado, da episodi di questa matrice. Non c’è, quindi, neanche in Scozia la sicurezza da parte di diversi lavoratori LGBT di poter esprimere senza timore la propria sessualità e natura senza avere, poi, ritorsioni o conseguenze deleterie per la propria persona.
Un futuro migliore per queste persone si pone come finalità anche in Scozia da parte dei sindacati, in quanto si è sicuri che da un loro progressivo benessere possa nascere un sistema lavorativo e occupazionale più emancipato e più libero, dove la persona si senta autodeterminata e non alienata.
In Italia la CGIL ha da tempo attuato forme di confronto e di discussione per sensibilizzare sulle varie, diffuse e molto numerose, cause portate da iscritti lavoratori lgbt che sono stati oggetto di discriminazioni, talvolta anche di esclusione e licenziamento senza giusta causa, per motivi inerenti al proprio orientamento o alla propria identità di genere: la Nidil attraverso l’Area Nuovi Diritti ha promosso diverse conferenze con la finalità di approfondire le forme di tutela e di promozione delle persone lgbt sui luoghi di lavoro. Un passo, è questo, in avanti rispetto un sistema che, soprattutto dopo la Riforma Fornero, vede i lavoratori privi delle tutele e delle garanzie poste a loro tempo, nello Statuto del 1972, contro licenziamenti effettuati senza motivo e ingiustamente.