In Slovacchia fallisce il referendum contro i matrimoni gay
In Slovacchia è fallito un referendum per rafforzare un divieto costituzionale sul matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione da parte delle coppie omosessuali, perché non è stato raggiunto il quorum. Ai seggi si è presentato solo il 21,4 degli aventi diritto al voto, molto al di sotto del 50 per cento necessario per rendere valido il referendum. Il 90 per cento dei votanti si è espresso a favore della modifica costituzionale introdotta nel 2014, che definisce il matrimonio un’unione tra un uomo e una donna e vieta il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione da parte delle coppie omosessuali. I liberali e le associazioni per la difesa dei diritti degli omosessuali avevano esortato la popolazione a boicottare il voto. Il referendum era stato indetto dall’Alleanza per la famiglia, un gruppo di associazioni sostenuto dalla chiesa cattolica. (Internazionale.it, 8 Febbraio 2015)
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Perchè un referendum preventivo contro i matrimoni gay
Ieri si è tenuto in Slovacchia il referendum promosso dall’Alleanza per le famiglie, la Manif pour tous slovacca. I tre quesiti referendari hanno riguardato il divieto di adozione dei bambini alle persone omosessuali, l’esclusività del matrimonio eterosessuale e l’insegnamento dell’educazione sessuale e dei temi legati all’eutanasia. I tre quesiti referendari hanno suscitato un’eco notevole nella società slovacca. Basti pensare che i promotori del referendum dell’Alleanza per la famiglia hanno raccolto a sostegno dei loro quesiti referendari circa 400 mila firma valide su un corpo elettorale di circa 4,5 milioni di persone. A dare una grande eco alla battaglia referendaria sono state anche le chiese cattoliche ed evangeliche, che hanno spesso fatto un melange ideologico tra il sacro e il profano.
«La conservazione di questo ordine di Dio (matrimoni eterosessuali n.d.r) è la difesa di una sana vita nazionale, che è la base per la conservazione e la difesa di un sano ordine statale nella Repubblica slovacca», ha dichiarato il cardinal Jan Chryzostom Korec. La battaglia delle gerarchie cattoliche in Slovacchia ha ricevuto in diverse occasioni anche il sostegno diretto di Francesco, che si è detto vicino alla chiesa slovacca nella difesa della famiglia. La principale sfida dei referendari è certamente il raggiungimento del quorum: per essere valido deve partecipare al referendum almeno il 50% degli aventi diritto.
[…] Non sorprende che il fronte laico abbia scelto la via dell’astensione sottraendosi a ogni dibattito pubblico con i referendari. «Il referendum non cambierà nulla», dice Jana Jablonická Zezulová del movimento Lgbt Iniciativa Inakosti. Soltanto un anno fa una grande coalizione tra i socialdemocratici del premier Robert Fico e i conservatori di Kdh hanno approvato una modifica di costituzione, per cui il matrimonio è un vincolo esclusivo tra uomo e dona. Le adozioni per le coppie omosessuali non sono previste che nei programmi di alcuni piccoli partiti liberali, mentre già oggi i genitori hanno la possibilità di intervenire nei programmi educativi delle scuole.
Tuttavia molte ong temono che il successo del referendum possa sdoganare un’omofobia molto presente, ma per ora rimasta sotto il velo, della società slovacca. E infatti già si mormora, che il «referendum preventivo» rappresenti solo il ponte di lancio per la trasformazione dell’Alleanza per la famiglia in un partito politico conservatore, che potrebbe contendere il primato al premier Fico e ai socialdemocratici, per ora egemoni sulla scena politica slovacca. (Articolo di Jakub Hornacek pubblicato su Il Manifesto.info il 7 gennaio 2015 )