In Svizzera per la prima volta un teologo è stato portato in tribunale per omofobia
Articolo di Gerhard Lob pubblicato sul portale NZZ (Svizzera) il 9 aprile 2024, liberamente tradotto da Michele D‘Adamo
Il professor Manfred Hauke, docente a Lugano, è accusato di discriminazione e incitamento all’odio, ma lui nega tutto ciò.
Il professor Manfred Hauke, che insegna alla Facoltà di Teologia di Lugano, doveva presentarsi lunedì come imputato davanti al tribunale penale di Bellinzona. È accusato di aver pubblicato un articolo che viola il divieto di discriminazione e che incita all’odio contro gli omosessuali.
Nel dicembre 2022, a Hauke era già stata comminata dalla procuratrice ticinese Petra Canonica Alexakis una pena pecuniaria con ammenda pari a 9450 franchi e una multa di 1800 franchi. Il decreto di condanna era stato emesso in seguito a una denuncia da parte dell’organizzazione svizzera “Pink Cross”, che si occupa dei diritti degli omosessuali. Ma Hauke non aveva accettato la sentenza e aveva presentato ricorso. Pertanto, si è tenuta un’udienza pubblica davanti alla Pretura penale.
Molti sacerdoti e studenti sono accorsi in aula per assistere all’udienza del quasi 68enne professore. Tuttavia, sono state ammesse solo poche persone, poiché il numero di visitatori era limitato a circa una dozzina.
Gli omosessuali come “piaga” e “cancro”
Il controverso saggio con contenuti antigay è apparso come seguito nei primi due numeri del 2021 del mensile cattolico conservatore Theologisches, di cui Manfred Hauke è responsabile come editore. L’articolo di 56 righe è stato scritto dal teologo polacco Dariusz Oko; nei suoi commenti sugli omosessuali, parla, tra l’altro, di “parassiti spietati”, “peste” e “cancro che è persino pronto a uccidere il suo ospite”, e di “omomafia”. Il titolo del saggio era: «Sulla necessità di limitare le cricche omosessuali nella Chiesa».
In tribunale, Hauke ha difeso la pubblicazione sottolineando che il colophon indicava chiaramente che le opinioni espresse negli articoli non coincidevano necessariamente con quelle del caporedattore e dell’editore. Inoltre, molte citazioni sono state estrapolate dal contesto.
Il suo avvocato, Luigi Mattei, ha approfondito questo argomento, sostenendo, tra l’altro, che i sacerdoti omosessuali non erano stati discriminati in generale, ma che l’analisi riguardava alcuni gruppi di ecclesiastici che erano diventati una sorta di organizzazione mafiosa all’interno della Chiesa cattolica, e quindi un pericolo. Oko aveva spesso citato Papa Francesco e si era anche schierato a favore dell’organizzazione di un sinodo sull’omosessualità.
L’avvocato Mattei ha poi continuato contestando il decreto di condanna, che era diventato l’atto d’accusa, poiché non specificava in nessun punto dove fosse il reato commesso dal suo cliente, limitandosi sostanzialmente a elencare lunghi passaggi dell’articolo tradotti in italiano. La procuratrice Petra Canonica Alexakis non si è neanche presentata all’udienza, il che è deprecabile in quanto il caso ha creato un precedente, come spiegato dall’avvocato difensore Mattei. A quanto pare, infatti, fino ad oggi non c’erano ancora state sentenze riguardanti la disposizione penale che incrimina l’odio basato sull’orientamento sessuale. Il corrispondente articolo 261bis del Codice penale svizzero è stato ampliato per includere questo passaggio a seguito di un referendum nel 2020. Hauke, nella sua conclusione, ha dichiarato di ritenersi innocente, chiedendo quindi la revoca del decreto d’accusa.
Inchiesta penale in Germania
Il discutibile saggio ha già suscitato scalpore in Germania, dove ha sede l’editore, e ha portato a un’inchiesta penale. Il sacerdote di Monaco Wolfgang Rothe aveva sporto denuncia. Tuttavia, il tribunale distrettuale di Colonia ha archiviato il caso nel maggio 2022 a causa dell’accusa di incitamento all’odio. Oko aveva sostenuto di non aver scritto di preti omosessuali in generale, ma di quelli che «commettono reati e distruggono la Chiesa».
Tuttavia, a lui e al caporedattore Johannes Stöhr sono state inflitte multe per un importo di 3150 euro e 4000 euro; nonostante ciò, le suddette multe non sono considerate veri e propri precedenti penali. Anche i media polacchi avevano seguito da vicino e con interesse il processo tenutosi in Germania.
La sentenza nel processo di Bellinzona contro l’editore Hauke sarà aperta lunedì prossimo. Hauke è il professore più longevo della Facoltà di Teologia di Lugano, fondata nel 1992 dall’allora vescovo Eugenio Corecco e divenuta parte dell’Università della Svizzera italiana (USI) nel 2021. L’USI ha spiegato in un comunicato stampa della sera stessa che il teologo in questione non era un dipendente a contratto dell’università. Tuttavia, l’università istituirà una commissione ad hoc per chiarire se il comportamento del professor Hauke abbia violato le linee guida etiche fondamentali dell’Istituto.
Come si è conclusa la vicenda (integrazione a cura dei volontari di gionata.org)
La Pretura penale di Bellinzona (Svizzera) ha assolto Manfred Hauke, sacerdote e professore della Facoltà di teologia di Lugano (FTL), che era accusato di discriminazione e incitamento all’odio in merito a un articolo apparso nella rivista tedesca Theologisches di cui è editore.
“Non vi è stata ideologia atta a discriminare gli omosessuali”, ha affermato la giudice della Pretura penale Petra Vanoni, in una delle prime sentenze emesse dopo che il popolo svizzero, il 9 febbraio 2020, ha accolto l’estensione della norma antirazzismo per impedire qualsiasi discriminazione sull’orientamento sessuale (articolo 261 del Codice penale). La giudice ha anche stabilito che ad Hauke saranno rimborsati 20’000 franchi per le spese legali.
Testo originale: In Bellinzona steht ein Theologieprofessor wegen eines homophoben Artikels vor Gericht