In Uganda l’omofobia porta le persone LGBT+ alla morte
Riflessioni di Massimo Battaglio
Il parlamento dell’Uganda ha approvato, quasi all’unanimità, una legge che punisce le persone LGBT con pene fino alla morte. Il provvedimento manca ancora dell’approvazione del Presidente della Repubblica, Yoweri Museveni, conoscendo il quale, è difficile immaginare che porrà il veto.
Le giustificazioni addotte dai parlamentari intervistati in merito, sono le solite: “le persone omosessuali sono una minaccia alla famiglia tradizionale ed eterosessuale”; “la nostra tradizione culturale considera l’omosessualità come una deviazione grave”. E così si è arrivati a concepire un testo che introduce reati come la “promozione” dell’omosessualità, il “favoreggiamento” e la “cospirazione” di relazioni tra persone dello stesso sesso. Un delirio degno di un Paese dominato da profondissima ignoranza.
In realtà, l’Uganda non sarà il solo Paese al mondo in cui l’omosessualità è punita con la morte. Sta in pessima compagnia con altri sei Stati, tre dei quali sono africani: Mauritania, Somalia, Nigeria, oltre ad Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti e Yemen. In altri ventiquattro Paesi dell’Africa, le persone omosessuali vengono variamente punite col carcere per periodi da uno a dieci anni. In altri sedici Paesi non sono previste pene ma nemmeno strumenti a protezione della popolazione LGBT. Solo in Sudafrica esiste il matrimonio same sex.
E’ da notare che quasi tutti gli Stati in cui si prevedono pene gravi o gravissime, sono islamici o a maggioranza islamica. In Mauritania, il 94% della popolazione è mussulmana; in Somalia e in Sud Sudan lo è il 99%. Ma esiste anche un Paese a maggioranza cristiana – anzi, ora due – in cui si applica la pena di morte: la Nigeria (dove il 37% della popolazione è anglicana e il 13% cattolica) e ora l’Uganda (dove è cattolico il 45% della popolazione, il 35% è anglicano e il 5% appartiene ad altre confessioni cristiane).
L’Uganda si candida così a essere una vergogna sia per il mondo che per la Chiesa, alla faccia di quanto recentemente affermato da papa Francesco prima di partire per un viaggio proprio in Africa. Per chi non lo abbia capito, è esattamente a questo, all’omofobia di Stato dei Paesi che andava a visitare, che faceva riferimento il Papa quando ha detto: “l’omosessualità non è un crimine”.
Evidentemente, i cattolici africani – e in specie quelli ugandesi – così spesso definiti generosamente “speranza per la cristianità”, se ne fregano del Papa. Se ne ricordano solo in due occasioni. La prima è quella del battere cassa; la seconda è quando strillano al “pericolo di colonizzazione ideologica”, un ritornello che ripetono ogni volta che vengono provocati sui nostri temi.
Ora: è giusto che ogni popolo si evolva secondo i suoi tempi. Imporre una legislazione avanzata in materia di diritti delle persone LGBT+ sarebbe rischioso per la popolazione LGBT+ stessa. Potrebbe produrre escalation di violenza. Ma si può parlare di “colonizzazione ideologica” se le organizzazioni umanitarie occidentali rifiutano di foraggiare popoli che ammazzano i gay? Quando faccio un’offerta, per esempio per la Quaresima di Fraternità, è così sbagliato che io mi domandi come si comporta il popolo a cui la mia offerta è destinata, coi miei fratelli omosessuali? Ho il diritto di informarmi su dove vanno a finire i miei soldi e di evitare che servano a far male a qualcuno?
Il discorso non vale solo per l’Uganda ma anche per tutti quei Paesi “di missione” dove ormai i cristiani contano o sono in maggioranza. Parliamo del Kenia (45% protestanti, 35% cattolici), della Tanzania (20% cattolici, 15% protestanti), dello Zimbabwe (62% cristiani). Aggiungiamo il Ruanda (94% cristiani), il Burundi (89% cristiani), il Camerun (40% cattolici e 30% protestanti). In tutti questi Paesi, l’omosessualità continua a essere illecita.
In Guinea, la terra del card. Sarah, chi è gay è punibile con pene fino a tre anni di carcere. In Burkina Faso, dove il card. Philippe Ouedraogo ha invitato i cristiani a ribellarsi a ogni forma di matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’omosessualità resta illegale. E noi dovremmo aiutarli economicamente perché se no è “colonizzazione ideologica”?
Altro che speranza per la Chiesa! Questi Paesi hanno governi scandalosi e l’Uganda intende solo fare da capofila dello scandalo.