In Uganda preti e pastori pregano uniti contro l’omofobia
Articolo di Gael Grillot pubblicato sul sito Le monde Afrique (Francia) il 17 maggio 2017, libera traduzione di Marco Galvagno
L’associazione Minorités sexuelles ha organizzato mercoledì 17 maggio (2017) una giornata di preghiera contro l’omofobia a Kampala (Uganda), dove la comunità GLBT locale continua a subire violenti attacchi. “Non siete soli” proclama il pastore Simon davanti all’assemblea “pregate il Signore”. L’invito alla preghiera viene seguito da un alleluia, cantato in coro dai partecipanti, che con le loro belle voci sovrastano quasi la musica dell’orchestra.
La cerimonia svoltasi alla presenza di personalità religiose provenienti dalle diverse confessioni cristiane profuma di ecumenismo, come avviene spesso in Uganda, le sedie sono disposte sotto un tendone da circo che svolge la funzione di chiesetta di fortuna.
Ma questa assemblea è un po’ particolare, dato che è composta in maggioranza da membri della comunità GLBT (gay, lesbiche, bisex, e trans gender) riunitisi mercoledì 17 maggio per la giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia.
L’avvenimento si svolge nei giardini della sede dell’organizzazione delle Minorités sexuelles (minoranze sessuali) in Uganda SMUG, una grande casa circondata da un vasto terreno nel quartiere di Ntinda a Kampala. Sul tavolino dépliant pedagogici e nell’altro lato del giardino due infermieri dell’ospedale di Mulago effettuano il test dell’Hiv per chi lo desidera.
“Questa giornata è molto importante per noi”, afferma Pepe Julian Onziema, direttore del programma SMUG, “perché c’è molta intolleranza verso gli GLBT in Uganda, ma anche perché permette a tutta la famiglia GLBT di riunirsi per uno scambio di esperienze e un sostegno reciproco”.
In Uganda discriminazioni e aggressioni fisiche
Ma nonostante l’atmosfera amichevole, la tensione è rimasta palpabile tutto il giorno. Per rassicurare i partecipanti Julian ha detto subito che le autorità erano state avvisate e che due poliziotti erano presenti per evitare qualunque disordine. Inoltre lo SMUG aveva messo in atto un servizio interno di vigilanza e gli inviti erano stati mandati con il contagocce.
Precauzioni, che però purtroppo non sono eccessive. L’Uganda rimane un paese molto repressivo nei confronti delle persone GLBT: nel febbraio del 2014 una legge liberticida, firmata dal presidente Museweni, prevedeva l’ergastolo per gli omosessuali e l’obbligo di delazione nei loro confronti. Di fronte alle proteste internazionali la legge è stata annullata dalla Corte suprema, sei mesi dopo, ma i postumi sono ancora presenti e la comunità GLBT subisce ancora discriminazioni e aggressioni fisiche.
Nell’agosto 2016 una retata della polizia particolarmente brutale aveva interrotto una festa gay e in quell’occasione diverse persone erano state malmenate. “Nella maggior parte dei casi i discorsi carichi di odio provengono da chi è religioso” spiega Pepe Julian Onziema. La legge del 2014 , per esempio, è stata fortemente ispirata da gruppi evangelici americani. È per questa ragione che lo SMUG ha fatto appello a varie personalità religiose come il pastore anglicano Denis Iraguha affinché contrastino questi discorsi e sostengano i membri della comunità, infatti molte persone LGBT sono molto religiose.
“Cerchiamo di dare un po’di conforto a quelli che non hanno più speranza” spiega Denis “Anche se siete discriminati dalle vostre famiglie, ci sono delle persone che vi amano, potete trovare un’altra famiglia”. E la risposta del pastore alle prediche omofobe non lascia adito a dubbi. “Ci sono tante discriminazioni, dovute all’ignoranza. Penso che abbiano interpretato male il senso dell’amore. Usano quello che chiamano cultura africana per combattere le persone GLBT, ma non sanno cosa sia davvero”.
Questa presenza religiosa si spiega ugualmente secondo Pepe Julian Onziema, perché “siamo in una logica di dialogo e di discussione. Non ci escludiamo dalla società, nel suo insieme, quindi è importante avere anche dei leader religiosi al nostro fianco”.
Testo originale: En Ouganda, des prêtres et des pasteurs contre l’homophobie