In un mormorio di vento leggero, Dio insiste (1 Re 19:11-12)
Riflessioni di James Woody* pubblicate sul mensile protestante Évangile et Liberté (Francia) , n° 310, giugno-luglio 2017, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Dio insiste. Possiamo scervellarci per cercare di dimostrare che Dio esiste. Molti saranno rassicurati all’idea di avere in loro possesso la prova irrefutabile che Dio è del tutto conforme al concetto che se ne fanno loro e che possiede tutte le caratteristiche necessarie per troneggiare in cima al loro pantheon personale.
Quando dice che Dio insiste, come ci invitano a fare alcuni filosofi, tra i quali John Caputo, il teologo si avvicina al credente che dimostra la fede attraverso la sua vita. L’esperienza credente è la verifica di questa insistenza. Possiamo cercare di sfuggirvi, come ha fatto il personaggio biblico Giona; come il centurione romano ai piedi della croce, possiamo crocifiggere il testimone di Dio che insiste perché l’amore sia fondamentale oppure, come Saulo di Tarso, fare lapidare i suoi discepoli; possiamo passare il divino al setaccio del dubbio, come faceva Cartesio; eppure Egli insiste e insiste ancora.
Capita che si arrivi a dire di non avere più la fede: potrebbe significare che l’insistenza si è affievolita o è addirittura scomparsa. In questo caso viene messa in discussione soprattutto l’esistenza di Dio. Abbiamo smesso di credere che Dio sia ciò che ci eravamo immaginati fino a quel momento. Il fatto stesso che ci troviamo a disagio di fronte a tale situazione, ovvero che il Dio che un tempo possedevamo ora ci sfugga, indica che siamo davvero tampinati da Dio; Dio, il Dio autentico, non quello dei nostri sogni, insiste. Non lo fa in maniera sconvolgente: non si trova né nel vento forte e impetuoso che schianta i monti, né nel terremoto, né nel fuoco. Dio insiste con delicatezza, in un mormorio di vento leggero (1 Re 19:11-12). È proprio questa delicatezza, rispettosa delle persone, che garantisce la nostra libertà. C’è un’esistenza che si impone. L’insistenza divina esprime la serietà dell’appello a divenire più umani, pur lasciando a ciascuno e ciascuna la libertà di dire sì o no.
* James Woody è pastore della Chiesa Protestante Unita di Francia a Montpellier e presidente di Évangile et Liberté, l’associazione del protestantesimo liberale.
Traduzione originale: Editoriale giugno-luglio 2017