Inchiesta sulla confessione: “Padre sono lesbica, battezza mia figlia?”
Articolo di Laura Alari pubblicato su La Nazione del 10 marzo 2015, pag.13
Si possono battezzare i figli delle coppie omosessuali? Si può scegliere come padrino o madrina una persona divorziata e risposata? È il tema che abbiamo affrontato in questa tappa del viaggio nei confessionali, incontrando non poche difficoltà.
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Buongiorno Don Luigi, dopo aver ricevuto diversi rifiuti sono arrivata qua perché mi hanno detto che forse nella sua parrocchia potrei far battezzare la nostra bambina.
“Come mai tanti rifiuti?”
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“Perché la figlia di due donne, io e la mia compagna, per di più già divorziate. E confesso che per un attimo ceduto la tentazione di rinnegare la mia fede, sono qui anche per chiedere perdono di questo. Ma ero troppo scoraggiata…
In effetti il problema c’è, però non sono abituato a chiedere il certificato di buona condotta prima di impartire sacramenti. E nel caso del bambino, poi… Incoscienza non potrei mai rifiutare ad un piccolo ingresso della casa di Dio”.
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Quindi i parroci a cui mi sono rivolta prima volevano solo farmi sentire in colpa?
“Non so cosa volevano loro ma ci sono dei motivi se non si affrontano situazioni come queste acque leggero. Il rito del battesimo presuppone che i genitori sono responsabili della scelta che stanno facendo, si chiede loro l’impegno di educare il figlio della fede, secondo i comandamenti. Ora, è chiaro che dal punto di vista della Chiesa il legame tra due persone dello stesso sesso non si può conciliare con quest’impegno perché si tratta di un’unione che non lo rispetta in quanto fuori dalle regole. Ma esiste anche la coscienza del sacerdote, ognuno ha la sua coscienza non è giusto che figli paghino per le colpe dei genitori, sempre che si possono chiamare colpe”.
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Pensi che l’altro giorno invece un suo “collega” mi ha respinto dicendo che siccome realtà non può essere figlia nostra, come richiesto dalla formula di rito, non esistono proprio le basi per impartire il sacramento.
“Se uno prende alla lettera il diritto canonico è tutto vero, personalmente mi riesce difficile pensare che Dio voglia negarsi ad un bambino, in tutta onestà non mi sento di disobbedirgli. Piuttosto mi domando perché la tua compagna non è qui con te: non ti segue in questo percorso?”.
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Al contrario di me, lei dopo il divorzio si è allontanata molto dalla Chiesa.
“Ma siete d’accordo sul battesimo? Tu devi impegnarti ad educare cristianamente questa figlia, a farle seguire il catechismo e a ricevere, quando sarà il momento, anche gli altri sacramenti. Se pensi che questo non sia possibile per la resistenza della tua compagna le cose cambiano”.
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No quel rischio non c’è, lei si mantiene solo un po’ più distaccata. Ecco padre, poi ho il problema della madrina.
“Perché?”
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Abbiamo scelto mia sorella alla quale sono molto legata, ma anche lei divorziata e risposata. In questo caso con un uomo, ma mi pare che cambi poco per la chiesa.
“Dico la verità, qui sono molto perplesso anch’io. Perché la madrina, come il padrino, non devono solo essere amici o parenti dei genitori del battezzato ma anche testimoni della Chiesa nei suoi confronti. Devono seguirlo nella crescita e nella educazione cristiana, affiancando in questo compito la famiglia.
Un ruolo molto impegnativo, per questo trovo giusto scegliere una persona che abbia ricevuto tutti i sacramenti e che conduca la sua vita in sintonia con la fede negli insegnamenti della Chiesa cattolica. Tua sorella sarà sicuramente una brava persona, ma in questo caso specifico, non la ritengo proprio un esempio da seguire”.