Includere più che escludere. Le Scritture cosa hanno da dire sull’omosessualità?
Articolo* pubblicato sul sito The Reformation Project (Stati Uniti), liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Messaggio negativo: Le Scritture andavano controcorrente [nell’epoca in cui sono state composte] per il loro rifiuto delle relazioni omosessuali, perciò i cristiani odierni dovrebbero anch’essi andare controcorrente, e rifiutarle anche oggi.
Messaggio positivo: Tutto l’insieme delle Scritture parla di inclusione, non di esclusione.
Nel suo libro Slaves, Women, and Homosexuals (Schiavi, donne e omosessuali), pubblicato nel 2001, William Webb, docente di Nuovo Testamento, introdusse l’espressione “ermeneutica del movimento di redenzione” per descrivere un approccio molto comune nei confronti delle Scritture.
– Secondo Webb, i cristiani dovrebbero pensare meno a versetti isolati e più alla direzione presa dalle Scritture nei confronti della cultura da cui sono nate.
– A proposito della schiavitù e delle donne, gli insegnamenti biblici possono apparire alquanto superati per gli standard moderni, ma in realtà sono liberatori in confronto alle culture circostanti della loro epoca. Sostenendo l’abolizionismo e l’uguaglianza di genere, quindi, noi abbracciamo lo spirito di redenzione delle Scritture.
– Sempre secondo Webb, però, la Bibbia è più proibizionista, per quanto riguarda le relazioni omosessuali, rispetto alle culture del suo contesto; perciò, mentre la nostra cultura diventa sempre più aperta verso il mondo LGBTQ, i cristiani dovrebbero raddoppiare il loro impegno nel respingerlo.
Le Scritture hanno un approccio progressista rispetto alla schiavitù e alla condizione delle donne, ma hanno un approccio opposto quando si tratta di relazioni omosessuali…
– È fuorviante dire che i Greci e i Romani “accettavano l’omosessualità” mentre i primi cristiani “la combattevano”. I Greci e i Romani accettavano delle forme specifiche di comportamento omosessuale, che oggi non accettano generalmente nemmeno i non cristiani: la prostituzione [maschile], il rapporto padrone/schiavo, la pederastia.
– Rifiutando questo tipo di rapporti, i primi cristiani volevano riaffermare la monogamia a scapito della promiscuità. Rifiutavano l’uso del sesso per riaffermare il proprio status e il proprio potere, e lo elevavano a segno e sigillo di un patto d’amore condiviso, che doveva durare tutta la vita.
– Dato che i comportamenti omosessuali, nel mondo antico, si basavano sulle dinamiche del potere e sulla promiscuità, non sorprende che i primi cristiani lo rifiutassero, alla stregua dei rapporti eterosessuali al di fuori del matrimonio. Le relazioni omosessuali paritarie e monogame, tuttavia, sono un fenomeno molto diverso, che i primi cristiani non conoscevano.
Anche se il matrimonio omosessuale, in quell’epoca, nessuno poteva concepirlo, molti degli stessi principî con cui i primi cristiani andavano controcorrente nel campo della sessualità sono in armonia con il matrimonio omosessuale odierno: reciprocità, monogamia, patto d’amore.
Sono d’accordo sulla parità di ruoli per le donne, ma non è un discorso diverso rispetto all’inclusione delle persone LGBTQ?
– Non proprio. Come vedremo, le norme di genere patriarcali costituiscono le motivazioni fondamentali che stanno dietro alle ingiunzioni bibliche contro i comportamenti omosessuali; di conseguenza, il movimento positivo, attuato dal Nuovo Testamento, verso la parità di ruoli per le donne mina alla base le norme di genere patriarcali, su cui si basano i giudizi negativi odierni sulle relazioni omosessuali.
Ma esiste un sostegno esplicito [nelle Scritture], rinvenibile attraverso l’ermeneutica del movimento di redenzione, alle minoranze sessuali e di genere?
– Sì. Nell’Antico Testamento chi è sessualmente diverso (come gli eunuchi e le donne sterili) non può entrare nella comunità del Signore (vedi Deuteronomio 23), questo perché Dio ha esteso le sue benedizioni a Israele, secondo il vecchio patto, soprattutto per via biologica. Di conseguenza, il celibato e l’infertilità erano fortemente stigmatizzati.
– Ma la vita, la morte e la resurrezione di Cristo hanno capovolto lo status quo; ora chiunque può far parte della famiglia di Dio, semplicemente attraverso la fede personale. Non siamo nati nel popolo di Dio attraverso la procreazione, ma siamo chiamati a nascere di nuovo attraverso la fede in Cristo (Giovanni 3:3).
– È un cambiamento che ha conseguenze enormi: ora, gli eunuchi e le donne sterili sono pienamente accolti nella comunità dei credenti. Come profetizza Isaia: “Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli dell’abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore” (Isaia 54:1).
– Infatti, uno dei primi Gentili a convertirsi alla fede cristiana è stato un eunuco etiope (Atti 8:26-39), adempiendo alla profezia di Isaia: “Poiché così dice il Signore: «Agli eunuchi, che osservano i miei sabati, preferiscono le cose di mio gradimento e restan fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome migliore che ai figli e alle figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato” (Isaia 56:4-5).
Allora, è corretto dire che le Scritture sostengono esplicitamente le persone LGBTQ, o che dicono che va benissimo essere omosessuali, bisessuali e transgender?
– No. Ci sono alcune persone LGBTQ nelle Scritture, ma data l’enorme distanza culturale tra quell’epoca e la nostra, è fuorviante cercare di “scoprire” nella Bibbia affermazioni esplicite di approvazione verso le coppie omosessuali e le persone LGBTQ. (Per esempio, alcuni indicano [in questo senso] Davide e Gionata, Rut e Noemi, o il centurione romano e il suo schiavo, ma nessuno di questi esempi è uno specchio fedele di ciò che accade oggi.)
– Sebbene gli eunuchi non corrispondano esattamente alle moderne categorie di “gay” o “trans”, l’atteggiamento neotestamentario di maggiore apertura e inclusione verso gli eunuchi è un importante precedente per l’inclusione odierna dell’”altro” di genere e sessuale.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: 5. The arc of Scripture points toward inclusion, not exclusion.