Inculturazione e inclusività della liturgia. Cercare i segni che parlano al nostro tempo
Recensione di Antonio De Caro* sul libro di don Paolo Cugini**, L’Eucarestia domani. Inculturazione e inclusività della liturgia, editrice Effatà, anno 2023, 208 pagine, parte terza
L’abbandono del latino e l’uso delle moderne lingue nazionali nella liturgia novi ordinis dipendono proprio dall’intenzione di annunciare il Vangelo alle donne e agli uomini di oggi. Ma le comunità umane, come peraltro gli individui, non sono uguali in ogni tempo o in ogni luogo: per questo è necessario che l’annuncio e la liturgia assumano le caratteristiche culturali delle società a cui si rivolgono, in quanto l’inculturazione permette ad una comunità di riconoscersi nella liturgia, superando il retaggio del colonialismo religioso.
Rispettare le diverse civiltà umane vuol dire anche riconoscere che a ciascuna di esse lo Spirito ha elargito un tesoro, cioè una visione del mondo e una sensibilità che si approssimano al Vangelo. Proprio per questa ragione la Chiesa, negli scorsi decenni e soprattutto adesso con papa Francesco, sta abbandonando una prospettiva eurocentrica (la pretesa, cioè, che il Vangelo vada annunciato solo con i linguaggi e nelle forme di una certa identità storica, quasi fosse superiore alle altre) per valorizzare le culture di tutti i popoli e i loro specifici carismi, come ad esempio l’attenzione per l’armonia del creato e il rispetto della natura che connotano la mentalità dei popoli amazzonici.
Il superamento di barriere secolari, che ormai costituiscono un ostacolo all’annuncio del Vangelo, è un compito urgente anche nell’Occidente post-cristiano, come sostiene Ch. Péguy; l’Eucaristia ha bisogno di una liturgia meno formale e più relazionale, in cui le comunità e i presbiteri locali possano partecipare nel modo più attivo e creativo possibile, per esempio riguardo la spiegazione della parola di Dio, la preghiera dei fedeli, la preghiera eucaristica.
Di fronte alla scarsità di presbiteri, propone l’autore, le fedeli e i fedeli laici andrebbero invitati a ricoprire ruoli sempre più ampi, in forza del sacerdozio battesimale da cui nessuno è escluso, e che dovrebbe riconoscere anche alle donne, finalmente, piena dignità per il sacerdozio ministeriale ordinato.
Le donne e gli uomini di oggi, come non si stanca di spiegare papa Francesco, non comprendono più un annuncio del Vangelo che si affida a linguaggi desueti, specialmente se questi veicolano un’immagine di Dio che non è quella rivelata da Gesù di Nazaret: questo è il motivo per cui, nella liturgia ma non solo, Dio non andrebbe più chiamato “onnipotente” ma “misericordioso”; allo stesso modo, l’idea dell’Eucaristia come “sacrificio” va sostituita dall’idea dell’Eucaristia come “dono” e sul senso del “peccato” dovrebbe prevalere quello della “responsabilità”.
Misericordia, dono, responsabilità: questi sono i valori che l’Eucaristia dovrebbe alimentare nelle comunità cristiane, per far sì che poi i fedeli ne siano autentici testimoni nella vita quotidiana, prendendosi cura dell’umanità e soprattutto dei poveri e dei sofferenti di ogni genere, poiché la sofferenza è il luogo massimo dell’umanità (p. 130), che Gesù ha condiviso fino in fondo.
Il libro di Paolo Cugini (L’Eucarestia domani. Inculturazione e inclusività della liturgia, Effatà, 2023) sviluppa queste idee con una grande coerenza, che si coglie sia nell’articolazione interna sia nei riferimenti teologici, pastorali e liturgici, ispirati al Concilio Vaticano II, ai padri della Chiesa e soprattutto alle Sacre Scritture, alle quali è riservato uno spazio che -giustamente- prevale su quello dei contributi umani nel corso dei secoli: la bibliografia elencata alla fine del volume è assai ricca, ma nelle note è ridotta al minimo.
Nello stesso tempo, l’autore cita e commenta con abbondanza il magistero di papa Francesco (soprattutto Evangelii Gaudium, ma anche Misericordiae vultus e Querida Amazonia) di cui viene evidenziata la continuità con il Concilio Vaticano II (Gaudium et spes, Lumen gentium, Sacrosanctum Concilium).
Ciò nonostante, il testo è molto utile anche perché fornisce indicazioni utili a chi desidera approfondire alcune tematiche: la realtà come luogo di manifestazione del mistero (J. L. Marion, p. 18 nota 1); il Concilio Vaticano II e il ritorno alle fonti (M. Faggioli, p. 22 nota 5); umanità e divinità in Cristo (Massimo il Confessore, p. 69 nota 7); il cristianesimo come liberazione dalla falsa religione (Ortensio di Spinetoli, p. 92 nota 4); la bellezza e la festa come segni della presenza di Cristo (D. Bonhoeffer, p. 102 nota 2); il cristianesimo nell’epoca del cambiamento (P. Cugini, p. 181 nota 13).
Ma non deve sfuggire che il discorso tecnico, persino nelle pagine più accademiche, procede in modo fluido e comprensibile e attraverso un tono amichevole, talvolta persino sussurrato. La prosa, sempre concreta, raggiunge in alcuni punti melodie emotive e toccanti (come nelle pagine dedicate ai discepoli di Emmaus, alle donne, alle persone LGBT+) e, grazie all’alternanza di frasi brevi e lunghe, un ritmo lirico, quasi salmico.
Questi effetti stilistici derivano anche dall’umanità dell’autore e alludono al suo personale dialogo con la presenza di Cristo nella vita delle persone: sono, a mio giudizio, il segno di un innamoramento che ciascuno e ciascuna di noi siamo chiamati a vivere.
* Antonio De Caro (Palermo 1970) collabora con La Tenda di Gionata per promuovere il dialogo fra condizione omosessuale e fede cristiana. Ha già tradotto dal tedesco i seguenti contributi: Teologi, biblisti e liturgisti cattolici si confrontano su “La benedizione delle unioni omosessuali (2020), “Mit dem Segen der Kirche?” La chiesa cattolica tedesca e le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale (2019). Sul tema ha pubblicato anche i seguenti saggi: La violenza non appartiene a Dio. Relazioni omosessuali e accoglienza nella Chiesa (2021), Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale (2019), Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale (2019)
** Paolo Cugini (Reggio Emilia, 1962). Dottore in teologia. Dal 1998 al 2013 è stato missionario fidei donum in Brasile nello Stato della Bahia, come parroco e come professore di filosofia nella Facoltà Cattolica di Feira di Santana. Attualmente è amministratore parrocchiale di quattro parrocchie nella campagna bolognese al confine con Ferrara. Ha all’attivo diverse pubblicazioni e condivide le sue riflessioni su “chiesa e vangelo” nel suo blog “Pensando“. Dal 2022 al 2023 ha fatto parte del direttivo dell’associazione La Tenda di Gionata, che lavora sui temi di “fede e omosessualità”.