Intersezionalità. Perchè le lotte per la giustizia viaggiano sempre insieme
Articolo di Francis DeBernardo* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 24 gennaio 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Una parola che è stata messa in risalto alla Marcia delle Donne [tenutasi il 21 gennaio 2017 a Washington DC e in altre città americane. n.d.t.] è “intersezionalità”. Per chi non conoscesse questo termine, ecco la definizione del sito GeekFeminism.wikia.com: “Concetto spesso utilizzato nelle teorie critiche per descrivere il modo in cui le istituzioni oppressive (razzismo, sessismo, omofobia, transfobia, abilismo, xenofobia, classismo etc.) sono interconnesse tra loro e non possono venir esaminate separatamente l’una dall’altra”.
Nei prossimi mesi (e forse anni) questo termine sarà la chiave di volta della lotta per i diritti LGBTQ. La Marcia delle Donne è una testimonianza del fatto che sta sorgendo una nuova consapevolezza nel movimento progressista: non possiamo concentrarci su singole lotte, perché molte delle lotte dei vari gruppi oppressi si intersecano l’una con l’altra. L’oppressione è oppressione.
“Intersezionalità” sarà anche un termine nuovo nella nostra lingua, ma certamente non è un concetto nuovo. I vari tipi di oppressione sono sempre stati connessi tra loro, e chiamare questa connessione “intersezionalità” ci può rendere più consapevoli.
Noi cattolici e cattoliche che lottiamo per i diritti LGBT nella Chiesa abbiamo l’importante vocazione di lavorare in intersezione con i cattolici e le cattoliche che lottano per i diritti delle donne. Lo richiede la giustizia, ma anche il fatto che la discriminazione verso le persone LGBT è intimamente connessa con la discriminazione verso le donne.
Per esempio, molte delle proibizioni religiose dell’omosessualità maschile si basano sulla credenza errata che gli uomini gay assumano il ruolo della donna. Perché questa credenza è errata? Perché questa mentalità antigay si basa su una visione della donna come essere inferiore, quindi il gay sarebbe un uomo che rinuncia al suo “naturale” status superiore per diventare simile a una donna.
Allo stesso modo, le donne lesbiche vengono denigrate perché non accettano il “naturale” ruolo subordinato rispetto agli uomini; sono ribelli perché non si sottomettono agli uomini, che viene visto come il “naturale” ruolo della donna.
Va da sé che l’omofobia e la transfobia affondano le loro radici nel più generale pregiudizio sessista.
Dall’altro lato, il femminismo ha contribuito grandemente al movimento LGBT, soprattutto all’interno della Chiesa Cattolica. La teologia femminista, secondo la quale la moralità sessuale dovrebbe basarsi sulla qualità delle relazioni interpersonali più che sull’attività sessuale in sé, ha preparato la strada a una nuova etica sessuale cattolica, che potrebbe condurre all’accettazione delle relazioni omosessuali.
Inoltre, la teoria femminista ha proposto nuovi approcci al genere e ai ruoli di genere che costituiscono una liberazione per tutti, gay, lesbiche, bisessuali, transgender ed eterosessuali. Le idee femministe ci forniscono nuovi modi, liberatori e amorevoli, di comprendere la nostra sessualità e il nostro posto nella società.
Su un piano più concreto, perlomeno negli Stati Uniti (ma credo anche in molte altre nazioni) le suore cattoliche sono tra le voci più decise a levarsi contro l’omofobia e la transfobia nella Chiesa.
La lotta per la liberazione delle donne cattoliche sarà utile anche per la liberazione delle persone LGBT cattoliche.
Pochi giorni fa il nostro blog Bondings 2.0 ha suggerito a tutti noi di impegnarci a “combattere il razzismo, il sessismo, l’omofobia, l’antisemitismo, l’islamofobia e tutte le forme di esclusione”. Ovviamente è un compito arduo e dobbiamo rimanere all’erta contro tutte le forme di oppressione.
Noi cattolici e cattoliche che ci battiamo per la giustizia LGBT dobbiamo opporci in modo particolare allo status di persone di seconda classe che hanno le donne all’interno della nostra Chiesa. Dobbiamo rimanere all’erta contro il sessismo in tutte le sue forme, inclusa l’impossibilità per le donne di essere ordinate. La giustizia che andiamo cercando deve essere per tutte e tutti.
* Francis DeBernardo lavora per New Ways Ministry dal 1992, prima come volontario poi, a partire dal 1994, come membro dello staff; dal 1996 è direttore esecutivo. Propone iniziative riguardanti cattolicesimo e tematiche LGBT nelle parrocchie, nelle diocesi, centri conferenze, università e comunità religiose in tutti gli Stati Uniti. È autore del libro Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (Il matrimonio omosessuale. Un punto di vista positivamente cattolico). È redattore e autore di Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie e opinioni sulle tematiche LGBT nella Chiesa Cattolica. Suoi articoli sono apparsi nelle riviste The National Catholic Reporter, Commonweal, The Advocate e The American Catholic. È stato l’oratore di punta alla conferenza su religione e tematiche LGBT tenutasi al primo World Pride di Roma nel 2000; è intervenuto anche alla conferenze interfede in occasione del World Pride di Londra nel 2012.
Testo originale: Where LGBT Equality and Women’s Equality Intersect