Inclusive Orthodoxy. Quando la Bibbia parla dell’omosessualità?
Articolo di Simone Ramacci del 27 gennaio 2013 pubblicato da Tassocrazia
“La mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutti i popoli”. Abbiamo visto (ndr inn un recedente articolo) come all’interno dell’Ebraismo varino le interpretazioni di quei passi della Bibbia considerati contrari all’Omosessualità.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Fr. Justin R. Cannon, famoso religioso americano definito dalla rivista per i diritti degli omosessuali The Advocate “Eroe Gay del Futuro”.
– Cos’è Inclusive Orthodoxy? Una Chiesa? Un Movimento?
Inclusive Orthodoxy non è una chiesa. È un ministero religioso che ho fondato aperto a persone di diverse denominazioni e chiese, e I.O. è aperto anche a persone che non sono parte di alcuna chiesa.
– Quando ha iniziato questo ministero?
L’ho iniziato nel 2005 per distribuire il mio testo di studio biblico The Bible, Christianity, & Homosexuality che il mio vescovo aveva pubblicato. Il ministero è cresciuto negli anni ed ha cambiato il suo obiettivo. Mi sono accorto che le chiese e le organizzazioni ortodosse non sono molto aperte verso persone LGBT, e quelle che lo sono non sembrano particolarmente interessate alla Scrittura, alla Tradizione e alla fede dei primi Cristiani.
Inclusive Orthodoxy lavora per promuovere l’idea che si possa accettare qualunque persona, mantenendosi fedeli al primo Cristianesimo e alla Tradizione.
– Come può riassumere la posizione di Inclusive Orthodoxy sull’omosessualità?
Inclusive Orthodoxy ritiene che nulla nella Bibbia condanni una relazione omosessuale basata su amore e fedeltà. Gli omosessuali, proprio come gli eterosessuali, sono suscettibili di peccati quali lussuria, adulterio e altri, ma non c’è nulla di peccaminoso di per sé negli omosessuali o nelle relazioni omosessuali basate su amore e fedeltà.
La Chiesa deve accogliere tutti a prescindere da razza, etnia, sesso, genere, identità di genere, o orientamento sessuale.
– «Se qualcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico che, nel giorno del giudizio, la sorte del paese di Sodoma e Gomorra sarà più tollerabile di quella di tale città.» (Matt 10:14-15)
La storia della distruzione di Sodoma ha a che fare con cittadini che stuprano due angeli. Lot offre le sue figlie in loro vece, il che sarebbe secondo alcuni una condanna del sesso fra due uomini, ma questa storia è tutta incentrata sullo stupro.
– «Ecco, ho due figlie che non hanno conosciuto uomo: lasciate che io ve le conduca fuori e voi farete di loro quel che vi piacerà; ma non fate nulla a questi uomini, perché sono venuti all’ombra del mio tetto» (Gen 19:8)
Dice di offrire le figlie perché gli angeli «sono venuti all’ombra del mio tetto». L’ospitalità era un dovere sacro all’epoca, e Gesù nel vangelo di Matteo fa un paragone fra l’inospitalità che i discepoli avrebbero sperimentato e quella di Sodoma e Gomorra.
Tant’è che Ezechiele 16:49-50 dice chiaramente quale fosse il peccato di Sodoma: «Ecco, questa fu l’iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figlie vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane e nell’ozio indolente, ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero. Erano superbe e commettevano abominazioni in mia presenza; perciò le feci sparire, quando vidi ciò.»
– «Allo stesso modo Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si abbandonarono, come loro, alla fornicazione e ai vizi contro natura, sono date come esempio, portando la pena di un fuoco eterno.» (Giuda 1:7)
In Giuda 1:7, la frase “vizi contro natura” in Greco è sarkos heteras, ovvero carne “strana” o “diversa”. Sta chiaramente parlando dei visitatori divini di Sodoma, gli angeli. Se la lettera di Giuda avesse parlato di sesso omosessuale, avrebbe forse usato sarkos homos, ma sta parlando di uomini che stuprano angeli, ovvero ciò di cui parla la storia di Sodoma.
– «Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v’illudete: né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. » (1Cor 6:9-10)
«Sappiamo anche che la legge è fatta non per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gli irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina,» (1Tim 1:9-10)
In 1 Cor 6:9-10, la frase “né effeminati, né sodomiti” è la traduzione di due parole greche, malakoi e arsenokoitai. In 1 Tim 1:9-10 la frase “per i sodomiti” traduce la parola arsenokoitai, scritta dopo pornos. Paolo ha inventato la parola arsenokoitai, non è attestata in Greco prima di questi testi.
È una parola composta da arseno- (maschio) e –koitai, letteralmente “che mette a letto” ovvero “qualcuno che fa sesso”. Ovvero, semplicemente, un uomo che fa sesso con qualcun altro. Questo termine segue due diverse parole greche, che si riferiscono entrambe a giovani prostituti maschi, spesso prepuberi: malakoi e pornos.
In ogni caso è chiaro che arsenokoitai è il maschio che s’accompagna a questi ragazzi. È come se Paolo condannasse il prostituto e l’uomo che fa sesso con lui.
La New American Bible della Chiesa Cattolica Romana presenta un’interessante nota a margine di 1 Corinzi 6:9 che rende più chiaro il contesto storico del tempo:
«La parola greca tradotta come giovane prostituto indica i catamiti, ovvero fanciulli o giovani uomini tenuti perché si prostituissero, una pratica comune nel mondo greco-romano.
Nella mitologia greca questa era la funzione di Ganimede, il “coppiere degli dèi”, il cui nome latino era Catamus. La parola tradotta come praticanti l’omosessualità si riferisce a maschi che s’intrattenevano in pratiche omosessuali con tali fanciulli…»
– «Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.» (Rom 1:26-27)
La parola chiave qui è “ha abbandonati” o aphente. Questo termine implica lasciare qualcuno, divorziare, abbandonare qualcosa. Questi sono uomini che hanno abbandonato consapevolmente delle relazioni con donne e si sono messi a fare sesso con altri uomini.
Non era raro nel mondo greco-romano che gli uomini e le donne le cui famiglie veneravano il dio Baal nelle”orge sacre” non facessero caso al genere delle persone con cui facevano sesso. Questo intero passo sembra indicare tali orge parlando di lussuria, fornicazione, venerare la creatura invece del creatore, e abbandonare Dio.
Ci sono pesanti allusioni all’idolatria in questo passo, che non si possono applicare a una relazione omosessuale basata su amore e fedeltà. Ancora una volta Paolo sta parlando di pratiche pagane comuni al suo tempo: pederastia, orge, etc.
– C’è un qualche passo del Nuovo Testamento che vorrebbe citare in conclusione?
«La mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutti i popoli» Isaiah 56:7; Matt. 21:13; Mark 11:17