Perchè Gionata? Insieme per dare voce alla speranza
Riflessioni di Lorenza, traduttrice volontaria di Gionata
Si dice sempre che chi traduce in parte trasforma; è vero, ma chi traduce apre la mente e il cuore ad altri pensieri, di altre persone, altre nazioni, altri paesi nei quali il diritto e il pensiero sono diversi; tradurre ci fa pensare; sperare, temere. A volte ciò che si traduce è triste e spaventoso; in quanti paesi si muore ancora oggi per amare di un amore diverso (eppure cosi intimamente simile).
A volte ciò che si traduce è una porta di speranza in un paese (l’Italia) nel quale purtroppo rispetto al paesaggio europeo e americano si è timidi nei confronti delle leggi e dei diritti.
Chi traduce apre una porta: verso paesi nei quali il paesaggio di matrimoni gay e figli risplende; chi traduce apre anche la porta della comunione: non si è da soli perché tante paure, tanti pensieri sono stati e sono condivisi da altri.
Chi traduce fa vedere, fa leggere altri pensieri, spaventosi o di speranza, a persone che magari non hanno facilmente acceso alle altre lingue e quindi sono chiusi dentro una sola tradizione di pensiero, seppure variopinta e non uniforme.
Chi traduce manda le notizie di altri mondi, buone notizie o meno buone; spera solo che le notizie arricchiscano la coscienza, invogliano a un mondo migliore, aumentino la fiducia nel futuro e confortino il cuore isolato. Chi traduce trasmette lo spavento e la speranza di ciò che legge.