Harry Pauly, un gay nella Germania nazista
Lavorò anche come apprendista presso un parrucchiere ma il lavoro non gli piaceva. Trascorreva gran parte del suo tempo con altri attori, sia a teatro che nei nightclub in cui si riunivano gli omosessuali.
1933-39: Quando i nazisti giunsero al potere, questi chiusero i bar per i gay. Alcuni omosessuali, soprattutto quelli che erano ebrei, furono uccisi dagli hooligan nazisti; la mia amica “Susi”, una drag queen, fu pugnalata a morte. Nel 1936 fui arrestato in conformità al paragrafo 175 del codice penale riveduto dai nazisti, il quale bandiva l’omosessualità. Fui imprigionato in un campo a Neusustrum, dove lavoravo nelle paludi per 12 ore al giorno. Fui rilasciato dopo 15 mesi.
1940-44: Nel 1943 fui denunciato da due ragazzi su cui faceva pressione la Gestapo per denunciare gli omosessuali. Fui processato di nuovo in conformità al paragrafo 175. Fui rilasciato di nuovo, questa volta dopo solo otto mesi perché degli amici del teatro intervennero a mio favore.
Poi fui arruolato nell’esercito ma ovunque andassi, la gente sapeva della mia condanna con il paragrafo 175 e mi chiamava “sporco frocio”. Non riuscivo a sopportarlo e disertai due volte. Alla fine, per punizione, fui inviato in una unità speciale di combattimento in cui quasi tutti furono uccisi. In qualche modo io riuscii a sopravvivere. Dopo la guerra, Harry fondò un suo piccolo teatro.
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Testo originale: Id card: Harry Pauly