Io, mia madre e la scoperta dell’Associazione dei genitori con figli omosessuali
Più di uno si sta domandando del perché ci sia questo gay nel Gruppo dei Genitori? Anch’io me lo sono chiesto. Ma “perché no?”.
Sono nato in Argentina e dieci anni fa decisi di andare in Germania a trovare mia sorella che viveva a Colonia. In effetti doveva essere solo una visita di poche settimane, ma ora, dieci anni dopo, sono ancora qui e sto raccontando un importante episodio della mia vita.
C’erano molte cose da chiarire, da capire, da accettare, cose che riguardavano non solo me, ma anche altre persone.
Impiegai alcuni anni per mettere in ordine la mia vita su questa nuova strada, che mi sembrava ancora tanto strana. Trascorsi notti insonni, interminabili conversazioni con amici, versai anche qualche lacrima, finché fui in grado di affermare a me stesso: “Sono gay”.
Mi costava moltissimo pronunciare la parola “gay” o “omosessuale”. Fino a quel momento il significato di queste parole sembrava essere qualcosa di strano, di malvagio e proibito; ed ora mi toccava dire: “Sono gay”.
Con il tempo imparai ad accettarmi e a intendermi come omosessuale ed anche ad informare i conoscenti più stretti in merito alla mia sessualità. Avendo oggi raggiunto una grande conoscenza e informazione sul tema, non mi dispiace spiegare a chiunque me lo chieda quale sia la differenza fra omo ed eterosessuale.
La questione non creava grossi problemi nella mia vita. Tuttavia c’era un punto che costituiva per me un grande peso: mia madre, che io vedevo due volte l’anno, in Germania o in Argentina, non ne sapeva nulla.
La maggior parte dei miei amici conoscevano la mia condizione sessuale; era solo a mia madre, quando mi chiedeva se ero fidanzato, se non pensavo a sposarmi, ad avere figli, che io mentivo costantemente (mio padre era morto da un anno).
Presi la decisione di confessarle che ero gay durante uno dei suoi viaggi in Germania. Mia madre è una persona molto tollerante, spesso intercedeva per chi ne avesse bisogno e cercò sempre di parlare con me e mia sorella di quegli argomenti che ci preoccupavano.
Questo e l’esperienza positiva che avevo avuto fino ad allora in merito alla mia omosessualità mi dettero il coraggio e la forza per questa conversazione. Ma si rivelò tutto diverso da come avrei immaginato.
Pensavo che avrebbe detto: “Bene. In realtà mi sarei immaginata la tua vita in modo diverso, ma la accetto”. Mi lasciò parlare senza interrompermi.
Io parlai quasi per due ore e, quando terminai, cominciò a piangere ed io mi resi conto che per lei il mondo era crollato.
Le proposi di lasciarla da sola quella notte, invitandola a leggere una Guida per Genitori di Figli Omosessuali, edita dal Centro Nazionale di Educazione e Salute di Colonia.
Mia sorella, che era al corrente della mia omosessualità parlò a lungo con lei al telefono. Il mattino seguente mia madre si era tranquillizzata e mi ringraziò per il libro che le avevo dato.
Mia madre si era tranquillizzata, ma solo esteriormente. La stava aspettando un periodo difficile e di solitudine. Tornò in Argentina e cercò di elaborare da sola quel problema.
Non aveva nessuno con cui parlarne ed aveva una grande paura di dover ammettere con qualcuno (e specialmente con se stessa) di avere un figlio omosessuale.
Solo molti mesi più tardi potemmo parlare apertamente sul tema e mi resi conto di cosa fosse quello che la affliggeva, che le faceva paura e che rimproverava a se stessa.
Non è facile per un omosessuale accettare il proprio orientamento sessuale, ma lo scopre e lo vive con il passare del tempo. E’ un lungo processo di scoperta che può durare anni.
Poi arriva il momento nel quale dobbiamo mettere bruscamente di fronte alla realtà i nostri genitori. Non esiste un metodo indolore. E di solito restiamo delusi quando essi non possono accettare immediatamente la questione e magari, piangendo, si trovano di fronte a qualcosa come la fine del mondo.
Forse non stiamo chiedendo troppo quando ci aspettiamo di essere accettati dalla sera alla mattina, quando noi stessi abbiamo bisogno di anni per accettare la nostra sessualità?
Sulle prime i nostri genitori non vedono nessuna via di uscita, ma con il tempo, con molta pazienza e parlando con altre persone, l’argomento entrerà poco a poco a fare parte delle loro vite.
Ma come avrei potuto aiutare mia madre? Lei in Argentina ed io qui in Germania. Seppi che esisteva un Gruppo di Genitori (ndr con figli omosessuali) e decisi di prendere contatto con loro. Così un giorno mi incontrai con Erika, la coordinatrice del Gruppo.
La conversazione fu molto gradevole e mi fu offerto l’aiuto necessario. Erika si offrì di scrivere a mia madre. Le fui immensamente grato per questa sua decisione di scrivere ad una estranea in America del Sud, ben sapendo di quanto lei fosse impegnata in mille attività.
Questa corrispondenza fu di grande aiuto per mia madre e le rese possibile confidarsi con qualcuno che aveva avuto la stessa sua esperienza, provando lo stesso dolore, lo stesso sentimento di colpa e di disperazione iniziali.
In questo modo mia madre, pur senza partecipare al Gruppo dei Genitori, cominciò ad avere fiducia e forza per parlarne con alcuni familiari e parenti. Ma non solo.
Dal momento che non esistevano gruppi del tipo in Argentina, decise insieme alla madre di una ragazza omosessuale di fondarne uno, il primo in Argentina e certamente anche in Sud America. E così ora lei sta aiutando altri genitori, così come lei fu aiutata alcuni anni fa.
Io, per parte mia, mi sono recato ad una riunione del gruppo di Stoccarda perché desideravo sapere di cosa si trattasse.
C’erano pochi genitori, ma conversammo molto piacevolmente. Decisi così di partecipare attivamente al gruppo, che poco a poco stava crescendo di numero di partecipanti. Credo che il mio apporto sia molto utile e che contribuisca alla comprensione fra genitori e figli.
La mia profonda gratitudine va a tutti i genitori che, per mezzo di questi gruppi, stanno lottando per i propri figli omosessuali e per i diritti di tutti loro. In modo speciale ringrazio mia madre che, nonostante tutte le difficoltà, non si è mai arresa e continua a lottare per questa causa.
Testo originale: Roberto – un homosexual en el Grupo de Padres