«Misericordia io voglio e non sacrifici». Io, omosessuale cattolico e la mia vita affettiva
Riflessione di Emanuele inviata e pubblicata sul blog Come Gesù
.
Ma chi non ama, questo non lo capisce, e condanna “persone senza colpa”. Sì, ci sono milioni di cristiani che violano le regole, eppure sono senza colpa. Ricevono bastonate da chi dovrebbe capirli, e purtroppo anche da documenti ecclesiastici del passato, ma ancora oggi inalterati, le cui parole pesano come macigni e somigliano alla frase pronunciata dai farisei: “Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato” anziché dire: “Ecco, i tuoi discepoli hanno fame, cosa facciamo?” Di cosa ha paura la mia madre Chiesa?
E’ disposto a fare carte false pur di regalarmi la serenità interiore e la pace, se anche questa comportasse la relazione con un altro uomo con cui condividere un progetto di vita. Un Dio per cui la persona viene prima di tutto è un esempio di umanità per tutti, ed è la mia gioia.
Sono sicuro che lo Spirito deve ancora dirci diverse cose in merito. Ma nell’attesa serena della sua opera, Gesù dice che questo non è poi così rilevante per l’oggi, perché la Sua Misericordia difende dalla lettera che uccide e ridona la vita. La creatività di Gesù è grande. Da omosessuale, non sopportavo l’idea di vivere una vita in contraddizione con la legge e mi odiavo per questo. Ho provato a rispettare la Legge per alcuni anni – vivendo nella continenza – tenendo a bada i desideri più profondi del mio cuore. Ma la fame non si può negare. Rispettare la Legge, anziché dilatare la mia umanità, l’ha uccisa ed ha amplificato la mia fame, facendomi rischiare la morte dell’anima.
Allora Gesù stesso è entrato in punta di piedi nel mio percorso spirituale e mi ha detto di essere fedele alla mia fame, prima di ogni altra cosa. Di essere fedele a me stesso prima che alla Lettera e di ritornare all’essenziale comandamento dell’amore. Di amare castamente, ma non necessariamente nella continenza. Ha preso la mia fame sul serio. Molto più sul serio di quanto l’abbia presa io, e di tante altre persone che in buona fede, cercavano di aiutarmi, ma non capivano.
Mi ha mandato guide spirituali che hanno incarnato questo passaggio del Vangelo. Inizialmente non potevo accettare che Lui mi amasse più di quanto io mi amassi. Ma poi mi sono lasciato amare, e oggi mi sento Suo come mai prima mi ero sentito.
Dopo tutto, Lui è il Signore del sabato, e della Legge. Se Lui si è servito della mia storia per dirmi questo e comunicarmelo nel cuore, chi sono io per rifiutarlo?