Io omosessuale, in un travestito e in un transessuale ho visto il Volto di Dio
Riflessioni di Armando del Progetto Ruah, cristiani omosessuali di Trieste
Chissà a quanti di voi che state leggendo, avrò fatto storcere il naso o strabuzzare gli occhi… eppure è così: io omosessuale in un travestito e in un transessuale ho visto il Volto di Dio!
Parto dall’inizio di questa storia: fu il mio ultimo anno di studi specialistici, volendo studiare di più per sostenere gli ultimi esami e scrivere la tesi nei tempi previsti, decido all’inizio dell’anno sociale di tagliare un po con la mia vita spirituale… Quando si dice lo zampino del diavolo!
Una esule istriana, riguardo alla visita papa Francesco a Lampedusa per piangere le vittime della tragedia dell’immigrazione clandestina (8 luglio 2013), mi disse:“Armando, questi non scappano dalla fame e dalla guerra, questi scappano dal lavoro!, e te lo dico io che sono cattolica.
”Sentii il cuore cadere dal petto, e, guardando indietro nel tempo, credo che grazie allo Spirito Santo, le risposi con tutta calma: “Se tu sei cattolica, allora io non sono cattolico!”
Della celeberrima frase di papa Francesco: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”(29 luglio 2013) sento solo commenti negativi o manipolazioni dello stesso; tipo che il papa abbia indicato “la strada” per le persone omosessuali, ovvero cercare il Signore ed essere di buona volontà altrimenti si è nell’errore e nel peccato…
Ciliegina sulla torta, in quell’Autunno del 2013 iniziai a sentire parlare della, cosiddetta, “teoria del gender”, del disegno di legge Cirinnà e delle “Sentinelle in piedi”: nelle omelie domenicali sentivo parlare dell’attacco alla famiglia da parte di partiti e forze occulte, che la famiglia è la cellula fondamentale della società, che la chiesa (cattolica) benedice e difende la famiglia naturale formate da una mamma e da un papà e dai figli.
Ora, non voglio scrivere della pastorale familiare cattolica, poiché tra l’altro non sono competente in materia; ma questi discorsi mi hanno fatto sentire fuori luogo e una persona non gradita in Chiesa!
Non saprei dire per quante domeniche sono andato a messa contro la mia volontà, e ne uscivo peggio! Pensavo di aver perso tempo, “ma che ci vado a fare”; mi sentivo come un invitato a un pranzo, con tanto di invito ufficiale, ma non gradito da tutti e nessuno aveva la decenza di dirmi in faccia “qui tu non devi più farti vedere”.
Pero` sentivo che Gesù stesso mi invitava alla Sua Santa Cena, che non ero sgradito alla Sua presenza, che mi voleva bene lo stesso; ma io nulla…
Avvenne che un giorno della Primavera 2014, mentre ero in pausa dallo studio, e stavo guardando un telefilm; non saprei spiegare bene il come, ma nel cuore mi echeggia questa frase:“Non è giusto!” Sì, non è proprio giusto: in tutto ciò che è accaduto nella mia vita, Gesù non ha alcuna colpa, anzi, facendo mie le parole di un anonimo poeta brasiliano: “Lui non mi ha abbandonato mai: i giorni nei quali c’è soltanto un’orma nella sabbia sono proprio quelli in cui mi ha portato in braccio…”
Non era giusto cenare con Lui, senza vivere un momento di intima fraternità tra persone che si conoscono e che si voglio bene; non era giusto pensare che il mio rapporto con Gesù (lo riconosco) “non canonico” fosse sbagliato e causa di scelte sbagliate nella mia vita spirituale; e cosa più importante, non era giusto rifiutarsi di mettersi a disposizione delle necesità della Chiesa, solo perché la Chiesa non ti accoglie come persona omosessuale.
Da quel giorno, iniziai a capire che tra me e Dio non ci dev’essere niente, nulla e nessuno; che il mio rapporto personale con Dio, usando un’immagine biblica, è un terreno sacro e inviolabile; la dovevo smettere di andare dietro alle parole degli uomini, ma ascoltare Gesù, cenare e far festa con Lui!
Però, tutto ciò non mi è bastato: mancava ancora qualcosa nella mia vita spirituale! Di lì a poco mi giunse una e-mail da parte dell’ArciGay di Trieste e Gorizia (mediante la mailing list del Progetto Ruah), nella quale si informava che si sarebbe tenuta una riunione da parte dell’ArciGay per la creazione dell’ArciTrans di Trieste e Gorizia, e come Progetto Ruah ci domandavamo se qualcuno potesse andarvi: io diedi la mia disponibilità e vi andai, senza alcuna pretesa di fare o di aspettarmi chissa cosa.
Alla riunione c’erano alcune persone transessuali che raccontarono la loro storia di transizione; in particolare, io ascoltai la storia di un ragazzo transessuale che nacque ragazza e la storia di una donna transessuale che nacque uomo; in particolare, lei ci raccontò come affrontò la sua transizione, il suo divorzio e come abbia cresciuto il figlio come “una papà”; si noti che nell’Estate 2014 quel bambino compì 11 anni.
Nell’ascoltare le loro storie, le loro paure di essere rifiutati, le paure dei loro familiari e le loro paure in quanto genitori: rimasi più volte senza fiato…
Dopo la riunione ci fermammo a mangiare una pizza tutti; e io mi sedetti vicino a un uomo, che nel corso della serata mi raccontò di avere intrapreso in passato il cammino di transizione per divenire donna, ma poi lo interruppe perché raggiunse un suo equilibrio, di essere un bisessuale che pratica il travestitismo e di essere stato (volutamente) infettato dall’H.I.V. da parte di un’altra persona.
Dopo la pizza, io, il ragazzo transessuale di cui sopra, e l’uomo precedente assieme al suo coinquilino (anch’esso sieropositivo): andammo a casa loro per bere della grappa.
Parlammo delle nostre storie, anche del nostro rapporto con la spiritualità, delle nostre paure, della rabbia di essere stato infettato; in particolare, io ho affrontato la mia paura di stare, mangiare e bere in compagnia di persone sieropositive.
Tornai a casa che albeggiava ormai, e mi veniva in mente la Pasqua degli ebrei in Egitto: in quella notte, ho ascoltato le paure degli altri, ho riconosciute alcune mie paure e ne ho superate altre; e ho pensato: “In quelle persone transessuali e travestite, ho visto il Volto di Dio, del Dio della Creazione Nuova, il Dio che ti guarda con uno Sguardo d’Amore, il Dio che non ha ribrezzo nel toccare il lebbroso o di mangiare e parlare con prostitute e pubblicani. E’ questo il Dio che voglio seguire e sempre meglio servire. Amen”.
Per me, quella notte, è stata una Pasqua di Risurrezione nel Signore.